Cemento-amianto: “pulizie di Pasqua” come…

da tradizione? O lasciamo correre un altro anno ?

Un primo report di Vito Totire (*): provincia di Bologna e non solo

Questo è un primo report che sarà aggiornato in data 28 aprile, giornata mondiale delle vittime dell’amianto sia con ulteriori riscontri ambientali che con dati relativi all’impatto sanitario.

Facciamo un primo quadro delle “pulizie di Pasqua” che abbiamo seguito negli ultimi mesi direttamente dalla sede di Bologna:

  • MONGHIDORO. «Alcuni sindaci fa» (ormai dobbiamo usare questa misura del tempo) denunciammo la presenza di una tettoia in cemento-amianto in località Molino della fiumana; il primo sindaco che ricevette questa segnalazione non volle intervenire; la tettoia era già all’epoca in condizioni di vetustà e degrado ma si è dovuto aspettare che la tettoia si rompesse in pezzi per fare una nuova segnalazione alla attuale amministrazione che, a questo punto, ha provveduto; la tettoia è risultata “abusiva” ed è stata bonificata a cura della città metropolitana. DOMANDA: bisognava aspettare che la tettoia si rompesse ? Per noi il manufatto, usato forse decenni fa per ripararsi dalla pioggia, era da considerarsi un “rifiuto” già “alcuni sindaci fa”. Infatti si intende comunemente per rifiuto un oggetto che non ha più alcuna funzione d’uso; non era necessario aspettare tanto tempo. Ad ogni modo il sito oggi è ripulito; dunque era un manufatto abusivo: realizzato e collocato da chi ? Mistero…La tettoia in cemento amianto per ripararsi dalle intemperie non è peraltro usanza sconosciuta nella storia del nostro Paese; la descrive Gesualdo Bufalino in Diceria dell’untore quando narra dei malati di tbc in libera uscita dal sanatorio di Palermo che andando verso la città aspettano l’autobus sotto una tettoia di eternit… Ma quella testimonianza storica che Bufalino, da scrittore, ci ha regalato (con importanti osservazioni epidemiologiche sulla tbc) non ha minimamente allarmato chi, nella sanità pubblica e nella amministrazione politica, avrebbe dovuto occuparsi di valutazione dinamica del rischio, di sinergie e di prevenzione… Come vedremo per il cimiterino di S. Benedetto del Querceto: messaggi subliminali trascurati… Il ceto politico difetta di cultura: se sostano sotto l’eternit i malati convalescenti di tubercolosi vorrà dire che qualche fibra non fa poi tanto male? Beata ignoranza. Comunque il toponimo Molino della fiumana a Monghidoro (nome antico del luogo sarebbe Scaricalasino) – comune ai più noto per aver dato i natali a Gianni Morandi – è oggi “libero da amianto”. Abbiamo dovuto “tampinare” per più di 15 anni…
  • LOIANO, via delle Croci. Vicenda travagliata; dopo una gestazione di 15 mesi per ottenere la bonifica del sito di via del Boschetto, le nostre vedette hanno avvistato un edificio in via delle Croci; sito ben più famoso per una disastrosa frana di cui si è occupato a lungo il comitato locale “Salviamo Ca’ de Boschi”. Le coperture assomigliano pericolosamente al cemento amianto. Il sito viene segnalato al Comune. Entro alcune settimane viene effettuato un sopralluogo della Ausl che a una nostra prima richiesta di informazioni risponde di aver operato secondo quanto previsto dalle procedure: ci mancherebbe. E successivamente comunica che la copertura è «forse» di amianto; la brillante risposta ha ricordato Antonio Albanese nel ruolo di sommelier quando dice «rosso». Entro 180 giorni dovrebbe essere eseguito un intervento di bonifica; sulla congruità del lasso di tempo si può ragionare, non essendo irragionevolmente lungo ma è inevitabile una DOMANDA: se fosse stato da noi avvistato fra 2 o magari 5 anni allora sarebbe stato bonificato dopo 5 anni e sei mesi? In altri termini – torneremo su questo – come mai un sito meritevole di bonifica non è stato individuato dalla Ausl prima che dalle nostre vedette? Eppure la Ausl ha promosso camminate nei boschi …
  • PIANORO. Interlocuzione recente su alcuni siti con il Comune. Pianoro è una amministrazione che interloquisce con noi in maniera corretta e veloce, non solo sull’amianto: l’unico comune dell’Unione (visto che San Lazzaro è uscito dalla unione Idice Savena) a contare su un censimento capillare territoriale dell’amianto (quello in superficie) anche se non ancora esaustivo. Circa i tre siti da noi segnalati di recente: due sono oggetto di valutazione; uno (via Zena, località Zena) dovrà essere oggetto di un ritrattamento di bonifica. Si tratta di due enormi capannoni per attività produttive apparentemente in disuso da anni; per questi capannoni vecchi e in disuso la nostra opzione è a favore della bonifica integrale (come abbiamo sostenuto per la ex-Norma di Casalecchio); le amministrazioni paiono invece orientate a lasciare al proprietario la opzione tra bonifica integrale, incapsulamento o sovracopertura. Se è vero che le tre alternative sono ammesse dalla legge del 1994 … sono passati 26 anni da allora. Le tettoie si sono degradate in maniera estremamente pericolosa e non riteniamo sia adeguato lasciare alla proprietà la possibilità di decidere in maniera unilaterale se “risolvere” il problema o rinviarlo. Soprattutto se si tratta di situazioni a rischio come gli immobili in disuso. Una questione come questa dovrebbe essere oggetto di confronto pubblico tra le parti sociali ma le Ausl non si confrontano mentre la Regione lo fa solo con “certe” parti sociali e non con tutte. A ogni modo via Zena a giugno dovrebbe essere un po’ più deamiantizzata.
  • MONTERENZIO. Sono recenti (2019) due raccapriccianti smaltimenti abusivi di vaschette in cemento-amianto da noi segnalate e bonificate in tempi più o meno ragionevoli. Nessuna risposta invece alle nostre sollecitazioni a discutere di una strategia organica (censimento) territoriale ai fini del monitoraggio capillare e della prevenzione. Diversi anni fa venne da noi segnalato un problema al cimitero di San Benedetto del Querceto: una “piccola” tettoia che fu definita qualche sindaco fa una «non priorità»; atteggiamento sbagliato a nostro avviso, non tanto per la entità della dimensione della tettoia (effettivamente piccola e comunque spiovente verso un giardino pubblico) ma anche per il messaggio che una tettoia degradata e vetusta, in un luogo pubblico, dà ai cittadini. Se non viene bonificata il messaggio è: «non sarà un problema neanche una tettoia in un casolare privato». Peraltro, come detto più volte, nel “piccolo” cimitero sono presenti alcune testimonianze storiche di grande importanza quanto trascurate che dovrebbero incentivare un intervento complessivo di pulizia.
  • OZZANO EMILIA. La situazione più difficile per tutta l’Unione dei Comuni Idice-Savena, per entità delle superfici ancora da bonificare ma neanche censite per l’evidente disinteresse o esplicita contrarietà dell’amministrazione comunale ad adottare un’ordinanza per il censimento.
  • UNIONE IDICE-SAVENA NEL COMPLESSO. La disomogeneità della situazione territoriale ci ha indotti a cercare un contatto con la presidenza della Unione; abbiamo infatti avuto un incontro con Panzacchi, la sindaca di Monghidoro che presiede l’Unione. L’incontro si è tenuto nel dicembre 2019 con una manifestazione di interesse da parte della presidente sulla nostra proposta principale: un’ordinanza da estendere a tutti i Comuni dell’Unione sul modello di quella del 2010 di San Lazzaro di Savena (che ci pare più completa, anche se non del tutto esaustiva, rispetto a quella di Pianoro). Questa proposta è utile a dare finalmente un quadro obiettivo della situazione territoriale risparmiando a tutti la fatica di dover rincorrere capannone per capannone; nonostante la manifestazione di attenzione purtroppo (certo anche a causa della vicenda epidemica) il discorso non è andato avanti; ma entro il 28 aprile lo dovremo riprendere.
  • BOLOGNA CITTA’. Nel corso del monitoraggio della bonifica del cemento amianto della ex-caserma Perotti – concluso nel 2019 dopo una “stagionatura” pluridecennale del cemento-amianto di quel sito (quantità comunque molto meno rilevanti che in atre caserme – le nostre “vedette” hanno avvistato un enorme capannone in fondo a via Legnani (che costeggia il sito della caserma). Il capannone è situato oltre la linea ferroviaria. «E’ cemento-amianto?» abbiamo chiesto al Comune di Bologna. «Forse» sembra essere la risposta non ufficiale; siamo in attesa… Ma questo “tira e molla” non esisterebbe se il Comune non si fosse ostinato esplicitamente – fin dai tempi del sindaco Cofferati – a rifiutare la nostra proposta di censimento. Se questo fosse stato attuato non si dovrebbe chiedere informazioni caso per caso ma ogni cittadino potrebbe accedere ai dati del censimento comunale. Consultando un elenco completo ed esaustivo saremmo certi. Un capannone “sembra” amianto e magari non lo è: o perché si tratta di fibrocemento senza amianto o perché visto da lontano può essere confuso con altri materiali. Interpellati alcuni “vicini di casa” di via Legnani sulla natura della copertura hanno risposto col solito «non ne ho idea».
  • SALA BOLOGNESE. Abbiamo interpellato l’amministrazione comunale su uno dei soliti siti che vengono venduti nonostante la presenza di cemento-amianto. Ormai si trovano bandi del tribunale fallimentare che, a volte, arrivano a dire «forse è cemento-amianto». Cose incredibili. Abbiamo chiesto all’amministrazione comunale quale fosse lo stato dell’arte di questo capannone in vendita: «censito come sito con amianto? gravato da ordinanza di bonifica?». Il carteggio si è fermato per difficoltà di comunicazione tra le parti, ma lo riapriremo e aggiorneremo per il 28 aprile.
  • SAN LAZZARO DI SAVENA. E’ il Comune “avanguardia “ ecologista nel panorama regionale (condivide il primo posto forse con Rubiera) e nazionale, ma ha “rallentato la sua spinta propulsiva”. Aspettiamo la stretta finale che potrebbe consegnare a questo Comune il primato di “città libera dall’amianto”. Ma alcune bonifiche sono inspiegabilmente ferme; in primis quella dei capannoni della ex-Artlegno di Idice; alcune migliaia di metri quadrati di cemento amianto che avrebbero dovuto essere bonificati da parecchio tempo e inspiegabilmente attendono i tempi del riassetto territoriale generale dell’area. NON SI CAPISCE IL SENSO DI QUESTA ATTESA NE’ LE MOTIVAZIONI CHE HANNO OSTACOLATO LA OPPORTUNITA’ DI FARE LA BONIFICA SUBITO. Nella stessa area vi sono altri manufatti edilizi con cemento-amianto da bonificare, alcuni su territorio demaniale con cemento-amianto davvero “spappolato” e con abbondante lana di vetro. La bonifica di questi pare essere un tabù su cui vorremmo che l’amministrazione comunale si pronunciasse. Ci sono ancora numerose altre tettoie (molto più piccole rispetto alle coperture della Artlegno) bene in vista sulla via Emilia da bonificare. Lo diciamo con un certo rammarico perché davvero giungere in un Comune a liberarsi di tutto l’amianto, almeno quello in superficie, sarebbe un ottimo e “contagioso” messaggio per tutti gli altri Comuni italiani e del mondo. Forse San Lazzaro sta sprecando una buona opportunità? Signora sindaca ci aspettiamo uno scatto…
  • VALSAMOGGIA. In via Canovetta, situazione kafkiana; un cittadino-imprenditore vinicolo del luogo denuncia nel mese di agosto 2029 uno smaltimento abusivo di lastre di amianto. Il Comune dichiara di essere a conoscenza della questione solo dal febbraio 2020. Se non si ha motivo di dubitare che l’informazione sia giunta così tardivamente significa che le comunicazioni inter-istituzionali non funzionano bene: infatti il cittadino non ha tenuto la notizia per sè ma la ha comunicata a vari enti e anche a mezzo stampa. Comunque da agosto il materiale è ancora lì invischiato nella solita diatriba suolo privato-suolo pubblico e “bonifica a carico del pubblico o a carico del privato”. ABBIAMO SOLLECITATO PIU’ VOLTE LA REGIONE A ISTITUIRE UN FONDO DI PROTEZIONE CIVILE PER LE BONIFICHE URGENTI CHE NON POSSONO ASPETTARE I TEMPI DI INDAGINI E CONTENZIOSI INFINITI; CI SONO BONIFICHE DA FARE IMMEDIATAMENTE AVVIANDO CONTESTUALMENTE LE POSSIBILE AZIONI DI RIVALSA. Esiste poi l’immobile di via provinciale di Crespellano (a ridosso della località Muffa) sul cui destino abbiamo chiesto informazioni al Comune e alla Ausl senza ricevere risposta. Non disponendo, al momento, di un drone non abbiamo potuto verificare se il sito sia stato bonificato, dopo le inopportune deroghe concesse dalla Ausl.
  • CASALECCHIO DI RENO. Si è conclusa non l’intera vicenda ma una nuova tappa della tribolata questione del sito industriale dismesso ex-Norma. Fonte di inquinamento di lunga durata e di infinito distress per gli abitanti del circondario, alla fine ,dopo qualche tentennamento, Ausl e Sindaco hanno purtroppo avallato – per l’ultima ma enorme tettoia del capannone s. Lucia un tardivo trattamento incapsulante. Abbiamo detto che, a nostro parere – ma è condiviso dalla comunità scientifica – i siti industriali dismessi devono essere considerati a particolare rischio e che meritano interventi di bonifica integrale piuttosto che rattoppi quali incapsulamento e/o sovra copertura. Ma purtroppo diverse amministrazioni comunali (non tutte) lasciano l’opzione al privato che a sua volta sceglie quella meno onerosa (per lui). In realtà il risparmio è persino fittizio. Abbiamo detto più volte in questa emblematica vicenda della ex-Norma che la sanità pubblica e i sindaci devono assumersi l’onere di una valutazione dinamica del rischio e disporre la soluzione più congrua per la collettività piuttosto che lasciare la scelta al proprietario. Su questa contraddizione per esempio ha lavorato a lungo la nostra sezione di Trani – referente Antonio Carrabba – riuscendo alla fine ad ottenere il risultato adeguato (bonifica integrale e definitiva).
  • FORNOVO TARO. Abbiamo segnalato nel 2019 alla autorità sanitaria locale un capannone in area ferroviaria. Risposte adeguate e tempestive dal Comune però non pare che la “promessa” di RFI di bonificare entro marzo 2020 sia stata rispettata. Aggiorneremo il 28 aprile.
  • SAN SECONDO PARMENSE. C’è stata la egnalazione di una lastra di fibrocemento con risposta congrua della Ausl e “non risposta” , al momento, del sindaco. Nel frattempo è “spuntato” un capannone industriale da osservare scrupolosamente (SMA via dell’Aglio 18).
  • UNIONE COMUNI TARO E CENO. Con l’Associazione «Per il futuro delle nostre valli» abbiamo lanciato una campagna per censimento-bonifica del cemento amianto territoriale nei comuni dell’Unione Taro-Ceno allargata a tutti i comuni ofiolitici (cioè con presenza geologica di pietre che possono contenere amianto) e a qualcun altro della provincia di Parma. Nonostante una prima missiva e un successivo sollecito, le risposte sono state quasi zero salvo una prima interlocutoria del Comune di Bardi e di Fornovo (ma per lo specifico capannone in zona ferroviaria). Siamo peraltro in attesa dell’aggiornamento della casistica mesoteliomi nei Comuni ofiolitici che abbiamo chiesto alla Ausl e che sicuramente giungerà entro il 28 aprile; il virus ci ha colti (metaforicamente) nel momento in cui si stava programmando una escursione territoriale per osservare siti e capannoni necessitanti di “amorevoli cure e interventi di bonifica”. Avremmo girato il territorio muniti di mascherine FFP3 … ma si è dovuto rimandare.
  • RUSSI (RAVENNA). Una vicenda esemplare; capannoni agricoli con molte lastre di cemento-amianto rotte e sgretolate. Lungo periodo di tempo fra prima segnalazione, seconda e (finalmente) bonifica conseguente a ordinanza sindacale. Questo è accaduto fra il 2018 e il 2019. Tutto concluso? sì ma con il solito problema: se il giorno x non passava la nostra “vedetta” quanto ci avrebbe impiegato il comune di Russi a individuare un problema che pure era sotto gli occhi di tutti (nella strada accanto al sito passava qualche migliaia di auto al giorno)? Sono in atto contatti con un gruppo locale per portare avanti il discorso anche perché il comune di Russi sul tema amianto “ha già sofferto” , per la presenza di uno zuccherificio che ha comportato esposizioni lavorative ad amianto.
  • SAN ELPIDIO (nelle Marche). Numerosi inviti e solleciti a partire dal 2017 al sindaco per alcuni immobili ma soprattutto per conoscere le intenzioni circa la necessità di emanare una ordinanza per il censimento. Abbiamo ricevuto risposte evasive. Ma quando un soggetto entra nel nostro indirizzario…non può attendersi dimenticanze da parte nostra. Prima o poi, può arrivare via pec un “irritante” promemoria.

Non abbiamo affrontato in questo dossier la problematica dell’amianto underground (tubazioni acquedottistiche e fognaria) capitolo che, assieme ai dati sanitari, affronteremo nel dossier in preparazione per il 28 aprile, allargato ad altre tematiche e altri “bubboni”.

(*) Vito Totire è portavoce di AEA, l’Associazione esposti amianto e rischi per la salute.

Ampia rassegna fotografica in archivio; in questo post trovate le foto 1, 2 e 5.

  1. Sito via delle Croci
  2. Molino della fiumana
  3. Area ferroviaria Fornovo Taro
  4. Smaltimento abusivo Monterenzio
  5. Sito Artelegno s.Lazzaro di Savena
  6. Capannone Zena –Pianoro
Redazione
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