Brasile: la foresta e i Senza Terra

un articolo di Silvia Zaccaria e la lettera del Coordinamento Nazionale MST

LA SCUOLA NELLA FORESTA

Al governo locale e ai funzionari di quello nazionale, guidato da Jair Bolsonaro, quella strana scuola non piaceva proprio. Così, dopo oltre vent’anni di straordinaria esistenza, ha dovuto chiudere i battenti la scuola sul fiume Jauperi, situata in una delle zone più difficili da raggiungere dell’Amazzonia brasiliana. L’avevano fondata una donna grossetana e il suo compagno scozzese, raccogliendo l’invito dei caboclos, una popolazione mista di indios e persone immigrate dal Nord-est, perché la sola scuola pubblica lungo quel fiume era quasi sempre chiusa.

di Silvia Zaccaria (*)

Ultimamente la Presidenza della Repubblica ha conferito una onorificenza ad una nostra connazionale operante in Amazzonia a cui, secondo la motivazione del premio, si deve “la prima generazione di bambini non analfabeti, il contrasto all’esodo urbano e alla povertà” in una zona remota di quella foresta balzata nuovamente agli onori della cronaca dopo la stagione degli incendi.

Questi obiettivi possono essere raggiunti solo con un lungo lavoro indirizzato verso la presa di coscienza, come quello che altri volontari venuti da lontano portano avanti, proprio nella medesima zona, da molti anni, e che ora rischia di essere bruscamente interrotto.

Bisogna andare indietro alla fine degli anni ’80 e ai primi anni ’90, quando l’Amazzonia attira l’attenzione dell’opinione pubblica e della comunità internazionale a causa del profondo disboscamento che già interessa ampie zone della foresta; Raoni Kayapò, amico di Sting, fa conoscere al mondo il dramma del suo popolo e Chico Mendes, raccoglitore della gomma e sindacalista, viene assassinato.

Una giovane toscana, Bianca Bencivenni, e Paul Clark, scozzese, dopo un primo viaggio in Amazzonia, al confine tra gli stati di Amazonas e Roraima, nel nord del Brasile, decidono di trasferirsi in un’area ancora poco esplorata del fiume Jauaperi. È un’area abitata a quel tempo solo dagli indigeni Waimiri Atroari e dai caboclos, un misto di indios e persone immigrate dal Nord-est del Paese, che viveva in un isolamento geografico e culturale lungo i fiumi da cui anche l’appellativo “ribeirinhos” (rivieraschi).

Foto di Sitah e Joao Couto

I locali chiedono alla coppia di insegnare a leggere e a scrivere ai loro figli perché l’unica scuola pubblica in tutto il fiume è quasi sempre chiusa. Così, nel 1994, viene aperta la prima scuola sul Jauaperi.

Qualche tempo dopo, l’eco dell’iniziativa arriva anche in Italia, dove alcune scuole stabiliscono degli intensi scambi epistolari con la scuola nel cuore dell’Amazzonia. Nasce O livro da selva, libro bilingue italiano-portoghese.

Nel 1998, Paul e Bianca fondano poco più a sud la scuola Vivamazzonia, dal nome dell’associazione omonima cui hanno dato vita con un gruppo di amici italiani (www.vivamazzonia.it).

La prima generazione di ragazze e ragazzi, alfabetizzati grazie al lavoro di Paul e Bianca, spinge i propri genitori ad imparare a leggere e a scrivere, per uscire dalla condizione di svantaggio che li rende facile preda di coloro che da sempre si approfittano di una popolazione analfabeta e sottomessa.

La scuola avvia anche progetti di preservazione e sensibilizzazione contro la pesca predatoria e il bracconaggio di alcune specie di tartarughe a rischio di estinzione. Gli alunni vengono coinvolti in un’esperienza unica di educazione e attivismo ambientale.

Il progetto genera l’ostilità di una parte della popolazione e i promotori dell’iniziativa subiscono minacce e intimidazioni anche da parte del governo locale, che non esita a mandare un contingente militare nella zona.

Sul fiume manca qualsiasi realtà organizzata che rappresenti le istanze degli abitanti e si opponga alle attività illecite portate avanti da una parte di questi.

A partire dal lavoro con i bambini, Paul e Bianca stimolano i genitori a costituirsi in associazione per generare una fonte di reddito alternativa e sostenibile e, allo stesso tempo, agire assieme ai figli in difesa del proprio ambiente di vita.

Foto di Sitah e Joao Couto

L’Associazione degli artigiani del Rio Jauaperi, oltre a produrre artigianato riscattando antiche tecniche, si impegna per la firma di un accordo intercomunitario che proibisca la pesca commerciale sul fiume (la legge che lo sostiene è in vigore sino ad oggi), e per la creazione della “riserva estrattiva” Rio Jauaperi- Baixo Rio Branco: una delle 89 aree protette esistenti ad oggi in tutto il Brasile dove le risorse sono utilizzate solo dalle popolazioni che da esse traggono il proprio sostentamento e non per il lucro di attori esterni, di cui Chico Mendes fu strenuo sostenitore.

Nel dicembre 2019, dopo oltre vent’anni di attività in gran parte prestata a titolo volontario e malgrado il riconoscimento di tante madri, padri e dei loro figli, oltre che di personalità del mondo della cultura e dello spettacolo, tra cui il musicista e attivista per i diritti indigeni Milton Nascimento che aveva visitato recentemente la scuola Vivamazzonia, Bianca e Paul sospendono le lezioni.

Foto di Sitah e Joao Couto

Con il cambio dell’amministrazione locale e il clima di intimidazione costante alla protezione ambientale e ai popoli indigeni e tradizionali dell’attuale Governo brasiliano, non è più possibile andare avanti.

Pescatori, piccoli agricoltori, artigiani, raccoglitori dei prodotti della foresta (extrativistas), parteiras (levatrici tradizionali) e guaritori: questi erano i caboclos quando li ho conosciuti al principio degli anni ’90.

Oggi alcuni partecipano a progetti di ecoturismo come guardie ecologiche e, di quella prima generazione di bambini alfabetizzati, alcuni sono diventati professori. Oggi hanno una legge che tutela la lora terra e con essa la loro cultura.

La politica apertamente contraria alla protezione ambientale e ai popoli indigeni e tradizionali dell’attuale Governo brasiliano, che trova seguaci persino negli angoli più sperduti del Paese tra coloro che si accaparrano voti  approfittando dell’abitudine atavica dei più deboli di chinarsi di fronte ai potenti locali e di riunciare alla rivendicazione dei propri diritti in cambio di qualche sacco di riso e pacco di zucchero, continua ad ostacolare la maturazione di una vera consapevolezza ecologica e di una coscienza politica a quelle latitudini.

Neanche il duro lavoro di persone come Paul e Bianca può determinare, da solo, quel cambiamento culturale dal basso necessario per contrastare la distruzione e l’abbandono della foresta e la perdurante situazione di esclusione socio-economica dei suoi abitanti.

Foto di Sitah e Joao Couto

rezadores e gli sciamani, capaci di guarire e riparare i mali, sono scomparsi già da molto tempo; il mapinguari, il boto cor de rosa, Curupira e altri esseri fantastici non popolano più la selva, né l’immaginario di piccoli e grandi.

Quando le risorse naturali saranno consumate definitivamente in nome dello “Sviluppo”, i caboclos di oggi si ritroveranno, come la generazione precedente, a vagare nelle metropoli amazzoniche, dimentichi della propria cultura e delle proprie radici, ma questa volta non sarà più possibile tornare indietro.

(*) articolo tratto da Comune-Info

LETTERA AL POPOLO BRASILIANO

Dalle terre ribelli del Minas Gerais, e in solidarietà con le famiglie delle vittime di Vale a Mariana e Brumadinho, il Coordinamento nazionale del Movimento dei lavoratori rurali senza terra, riunito nel gennaio 2020, ribadisce il suo impegno nei confronti dell’organizzazione popolare, la lotta per la riforma agraria e trasformazione sociale.

Testimoniamo qui in queste terre l’aggressione del capitale ai beni della natura e alle condizioni di vita delle persone, causando la morte di persone, fiumi, piante e di tutta la biodiversità, come pedaggio alla furia del suo incontrollabile desiderio di profitto .

Siamo qui per affermare la giusta lotta del popolo per la sua liberazione e per una vita senza la logica perversa dell’accumulazione dell’agrobusiness e dell’estrattivismo minerario. Il capitale, in profonda crisi, impone ai popoli del mondo disoccupazione, fame, smantellamento dei diritti sociali, lavoro precario, violenza, sterminio, privatizzazioni, distruzione dell’ambiente, espropri, saccheggio di beni naturali e delle risorse strategiche.

Promuove guerre di ogni tipo e minaccia l’esistenza umana, sia per il suo progetto distruttivo della natura, ma anche per il suo programma ultraliberale, che accentua la disuguaglianza sociale e aumenta i privilegi della classe dominante.

Questo progetto di morte è neofascista, odia la democrazia e la partecipazione popolare. Produce governi di estrema destra e Stati al servizio degli interessi dei più ricchi. Promuove colpi di stato, destabilizza le economie e incita al caos sociale.

In Brasile, il governo di Bolsonaro consegna il paese agli interessi degli Stati Uniti, le nostre terre agli stranieri e distrugge l’economia nazionale a scapito del capitale. Attenta alla sovranità dei popoli e ai beni naturali esistenti. Bolsonaro è il gestore del progetto di potere delle élite, agisce sotto la tutela militare, in collusione con una parte significativa della magistratura e del Congresso, governa con le milizie e con i corrotti.

Impone la paura, disprezza la Costituzione e pratica il terrorismo di Stato contro i popoli, in particolare contro gli indigeni, i neri, le donne e le persone LGBT.

In campagna, promuove la regolarizzazione del crimine dell’accaparramento delle terre e vuole consegnare oltre 70 milioni di ettari di terre pubbliche, specialmente in Amazzonia, a chi ha disboscato, distrutto, eluso le tasse e ucciso i popoli. Intende premiare coloro che si dichiarano padroni di terre rubate ai brasiliani e brasiliane.

Bolsonaro legittima l’azione dei sicari armati dell’agrobusiness, autorizza lo sterminio, deforesta la foresta e distrugge la biodiversità.

Tutto per espandere la frontiera agricola, l’estrazione mineraria e il profitto delle società transnazionali. Difendere l’Amazzonia significa difendere il Brasile, i popoli, i loro territori, la vita e l’ambiente.

Il nostro dovere è agire sulle contraddizioni di questo progetto delle élite, che non danno soluzione ai principali problemi che colpiscono il popolo brasiliano.

Dobbiamo mobilitarci di fronte allo smantellamento dei diritti sociali, del lavoro e della sicurezza sociale, alla generalizzazione della violenza, delle persecuzioni e degli omicidi di chi lotta.

Dobbiamo indignarci per l’avvelenamento di massa del popolo attraverso il cibo e l’acqua, promosso dall’industria dell’agrobusiness. Ci impegniamo ad occupare i latifondi nelle campagne e nelle città. Lottare per i diritti sociali e non consentire passi indietro nelle conquiste. Siamo in piedi e pronti a contribuire alla legittima rivolta delle masse popolari.

Riaffermiamo il nostro impegno per la terra, per la vita, garantendo cibo sano per tutte le persone. Difendiamo un Progetto Popolare per il Brasile. Continueremo a lottare in difesa della Sovranità Nazionale e Popolare.

Siamo solidali con tutti i lavoratori e lavoratrici in lotta nel mondo. Rifiutiamo golpe e interventi. Difendiamo la legittima sovranità dei popoli.

Saremo nelle strade con le donne, con i giovani, con gli educatori, le educatrici e con la classe lavoratrice. Chiediamo al popolo brasiliano di combattere le battaglie necessarie, mantenere la lotta permanente e costruire una società giusta ed egualitaria. Una società socialista!

LOTTARE, COSTRUIRE LA RIFORMA AGRARIA POPOLARE!

Coordinamento Nazionale del MST

25 gennaio 2020

Redazione
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