Cesena, per reagire alla débâcle della Crc

Massiccia partecipazione alla prima assemblea pubblica del «Comitato Difesa Risparmiatori della Cassa Risparmio Cesena»

di Davide Fabbri   

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C’erano più di 200 persone lunedì sera nella sala del quartiere OltreSavio a Cesena, alla prima uscita pubblica del «Comitato Difesa Risparmiatori della Cassa di Risparmio di Cesena», da me organizzata assieme all’amico Franco Faberi, “street economist”. Più di 150 posti a sedere occupati, più una cinquantina di persone in piedi o sedute a terra.

Questa forte affluenza di cittadini dimostra una volta di più quanto la crisi profonda della banca sia sentita da risparmiatori e azionisti (che sono circa 13.200) che si sono visti quasi azzerare il valore delle azioni (passato da 16 euro a poche decine di centesimi) e che si sentono traditi poiché al momento dell’acquisto delle azioni ricevettero ampie rassicurazioni che avrebbero potuto essere rivendute in ogni momento. Non è stato così.

Partiremo allora come «Comitato» con le azioni legali. Abbiamo organizzato uno staff di avvocati, che non hanno intenzione di lucrare su azionisti già vessati dalla banca. Partiremo inizialmente con un’azione legale ex articolo 2395 del Codice civile: diritto di risarcimento del danno spettante al singolo socio della banca che è stato direttamente danneggiato da atti colposi o dolosi degli amministratori. Questa azione legale consente al singolo socio la tutela diretta dei danni arrecati in via diretta al proprio patrimonio, ed è di competenza del cosiddetto Tribunale delle Imprese di Bologna. La Cassazione ha chiarito che se gli amministratori hanno redatto un bilancio falso, fatto false comunicazioni ai soci – false notizie, incoraggiamento agli acquisti di azioni – il socio della banca ha legittimazione a fare azione legale.

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Nel mio lungo intervento introduttivo, ho cercato di soffermarmi sull’aspetto più rilevante della vicenda: la rete di complicità e lo scambio di favori affaristici fra dirigenza della Carisp, dirigenti politici, imprenditori e immobiliaristi. Ho citato i principali responsabili della débâcle economica-finanziaria della banca: in primis Germano Lucchi, per tanti anni sia presidente della Fondazione Carisp Cesena che del cda della banca. Ora è arrivato il momento di mordere i centri di potere della banca più influente della città. L’istituto bancario è stato portato al tracollo. E’ stato azzerato il valore delle azioni di tanti risparmiatori, molti sono anziani e in difficoltà. I risparmi di una vita si sono volatilizzati. In questi anni nessuno ha sentito, visto, parlato. Un vuoto di credibilità delle dirigenze della banca, di chi doveva controllare, ma anche della politica, che ha assistito quasi silente all’emorragia della banca. Ebbene sì: noi l’avevamo detto. In tempi non sospetti, da almeno due anni scriviamo della pesante situazione della banca. All’ultima assemblea dei soci della Carisp Cesena – di febbraio 2016 – abbiamo distribuito un documento che nei fatti anticipava il crack finanziario dei 252 milioni di euro di perdita. Non siamo stati né bravi, né fortunati. Bastava avere i documenti e leggere con attenzione i bilanci ufficiali. Siamo stati derisi, sbeffeggiati, minacciati di querela. Da sempre la Carisp di Cesena è la banca dei centri di potere della città, che hanno condizionato le scelte politiche della città. Una banca del territorio gestita spesso e volentieri in maniera clientelare. Una politica di gestione allegra degli affidi (fidi e prestiti) a soggetti anche insolvibili, vicino al fallimento. Irregolarità e incongruenze nelle richieste di credito, delle garanzie e dei piani di supporto. Da due anni scrivo ossessivamente di questo, nel silenzio assordante e omertoso della città. Non si segnalano reazioni importanti da parte delle dirigenze della banca, degli organi di controllo, delle forze politiche, della magistratura.

Attribuisco l’attuale pesante situazione della banca a una irresponsabile gestione della dirigenza del cda della banca, col direttore generale Adriano Gentili, coi presidenti della banca Germano Lucchi e Tomaso Grassi.
La banca ha largheggiato nella concessione degli affidamenti. Enormi esposizioni bancarie nei confronti di società e imprenditori immobiliari, con scarse garanzie. Sono stati concessi prestiti, affidamenti allegri persino a soggetti già insolvibili; e poi non si prestavano soldi a chi ne aveva veramente bisogno.
Come sanno tutti, esiste il segreto bancario, la banca non fornisce le singole posizioni debitorie di società e di persone; per il rispetto del segreto bancario tali esposizioni non possono essere rese pubbliche. Da una mia difficile inchiesta interna alla banca, risultano queste pesanti situazioni (e chissà quante altre sono presenti):
47 milioni di euro di esposizione bancaria col Gruppo di Pierino Isoldi;
26 milioni di euro per il nuovo Quartiere Europa di Cesena (Gruppo Querzoli – Nuova Madonnina – Sacchetti Nello e Walter);
25 milioni di euro con Sapro spa;
5 milioni di euro con la società del Sacro Cuore legata a Comunione e Liberazione.

Diverse società immobiliari legate al “potere del cemento” sono in concordato o sono fallite, ed erano legate (anche e non solo) a Carisp Cesena: impresa Edil Più di Macori, impresa Scot di Torri, impresa Aldini Guido.
La maggiore criticità della banca sono i crediti deteriorati: erano 1.300 milioni di euro al 30 giugno 2015, sono 1.323 milioni di euro al 31 dicembre 2015 (al lordo dei fondi di svalutazione). La percentuale di copertura dei crediti deteriorati è pari al 51,6%.

    LA PROSSIMA ASSEMBLEA PUBBLICA del Comitato è convocata per lunedì 27 giugno 2016 – ore 21 – presso la sala di quartiere OltreSavio: piazza Anna Magnani 143, a San Mauro in Valle di Cesena.

Davide Fabbri, blogger indipendente e portavoce del Comitato

Davide Fabbri

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