Cesena: sindaco, chiudi le fabbriche

Lettera aperta a Enzo Lattuca.

di Davide Fabbri

SINDACO, SE CI TIENI AI TUOI CITTADINI CHIUDI LE FABBRICHE

Il sindaco è la massima autorità sanitaria del territorio.

Occorrono misure rigorose di restrizioni nelle fabbriche, per evitare la diffusione del contagio.

Al primo posto viene la salute. Solo dopo il profitto d’impresa.

Si chiede l’emanazione di una ordinanza (propedeutica per il Governo ad emanare un provvedimento simile su tutto il territorio nazionale) per sospendere – in via precauzionale – per tre settimane l’attività di tutte le fabbriche che producono beni non essenziali, di non primaria necessità.

A tutti i cittadini viene chiesto un enorme senso di responsabilità per tentare di arginare la diffusione dell’epidemia da Covid-19: ridurre al minimo gli spostamenti. La stessa responsabilità va chiesta agli imprenditori di attività produttive di beni non essenziali. E’ inutile, caro sindaco, andare in giro per i parchi della città a fermare le mamme con i passeggini, è inutile fermare gli sportivi che vanno a correre, se non si fermano le fabbriche con centinaia e centinaia di lavoratori che svolgono la propria attività a meno di un metro uno dall’altro, in un periodo di pandemia!

Le fabbriche senza scopi sociali, che lavorano per interessi d’impresa, per il profitto e per la rendita, possono utilizzare la cassa integrazione per tre settimane di seguito. Fermiamo le fabbriche per tre settimane, fermiamo questa pandemia per il bene della comunità, e poi ripartiamo tutti insieme.

Invito il sindaco Lattuca ad andare a fare un giro nelle fabbriche, non a perlustrare i parchi cittadini. Vada a contatto coi lavoratori che fanno la fila all’entrata per farsi misurare la temperatura corporea, e che – spesso e volentieri – sono costretti a lavorare in luoghi con scarsi livelli di garanzie di tutela della sicurezza e della salute.

Gli operai e gli impiegati delle fabbriche (oltre ovviamente a tutto il personale sanitario delle strutture ospedaliere) sono i veri eroi di questa città, che fino ad ora sono andati a lavorare nelle fabbriche.

POST SCRIPTUM.

Appello agli imprenditori. Quello che mi stupisce è il fatto che molti imprenditori di queste fabbriche facciano preziose e milionarie donazioni alle strutture sanitarie (pubblicizzandole in pompa magna come se fossero operazioni di marketing) e al tempo stesso consentono che centinaia di persone nella propria fabbrica continuino a lavorare. Cari imprenditori: partite dai vostri dipendenti, partite dalla vostra forza lavoro, se ci tenete autenticamente alla salute dei vostri lavoratori, che possono tranquillamente utilizzare gli ammortizzatori sociali.

Cesena, 20 marzo 2020

 

L’IMMSAGINE QUI SOPRA – scelta dalla “bottega” – E’ DI GIULIANO SPAGNUL

Davide Fabbri

2 commenti

  • Condivido i contenuti di questa lettera.
    Dopodiché, proprio perché sono di sinistra ed anche l’estensore della lettera lo è, voglio precisare.

    Errore mettere in alternativa il controllo nelle fabbriche con il controllo nei giardini.

    Se è vero che va ridotta la mobilità e l’eccessiva vicinanza, non si capisce perché il sindaco dovrebbe andare nelle fabbriche e non preoccuparsi di chi va nei parchi o giardini, anche solo per correre.

    I runner mi stanno simpatici, ma se tutti andassimo a correre nei parchi, il contatto sarebbe molto probabile…

    Chissà perché a sx si ragiona così e so ciò che dico…
    Paura di ledere troppo le libertà individuali.
    Io questa paura non ce l’ho ed il sacrificio di stare in casa lo faccio.
    Non lo possono fare anche gli altri, per i motivi sopra esposti?

    Bisogna salvare il malato.
    Adesso è priorità quella ed il resto lo affronteremo dopo.

    Quindi SI alla chiusura delle fabbriche che non producono beni essenziali.
    Cassa integrazione per i suoi lavoratori e stop ad un profitto che non è giustificabile.

    Controllo serrato ovunque ve ne sia necessità, regolamentando senza timore qualunque mobilità non essenziale.

    In conclusione, oltre ai medici ed ai lavoratori che sono costretti a lavorare in momenti così difficili, a sx ci si dimentica troppo spesso di chi è preposto ai controlli ed al rispetto delle leggi.

    Quelle forze dell’ordine che benché colpevolmente mal protette, continuano a garantire il rispetto delle decisioni prese.

    Da uomo di sx da sempre e che indossa una divisa, una mancanza di attenzione che non è perdonabile.
    Vittime ce ne sono anche nelle ns fila, ma forse qualcuno pensa che siano meno importanti…

    Un abbraccio all’estensore della lettera.
    Un compagno forse distratto, ma che è ancora in tempo nel proporre più attenzione e più rispetto anche per noi.
    La sx, sotto questo aspetto ha bisogno di un salto di qualità che attendo da sempre…

    PS. E poi non lamentiamoci se Salvini &co raccolgono consensi tra chi indossa una divisa.

  • Daniele Barbieri

    RICEVO (da Ravenna)
    PROCURA SU MANCATO RISPETTO DELLE MISURE DI SICUREZZA E
    SMART WORKING
    L’Unione Sindacale di Base ha inviato, ieri 19/03/2020, un esposto per chiedere di effettuare gli opportuni accertamenti presso gli uffici del Comune di Ravenna riguardo la carenza dei dispositivi individuali di protezione dei dipendenti e sulla mancata attivazione dello smart working come previsto dalla direttiva 2/2020 e dal dl 18/2020 (art. 87 comma 1 e 3).
    Nonostante i solleciti inviati alla dirigenza, ad oggi, i lavoratori non vengono dotati correttamente dei dispositivi di tutela quali igienizzanti per le mani, guanti e mascherine adeguate per chi lavora a distanza interpersonale inferiore ad un metro (in particolare negli uffici aperti al pubblico e negli uffici di dimensioni ridotte).
    L’attivazione dello smart working in questa situazione di emergenza è la modalità ordinaria di svolgimento dell’attività lavorativa nella pubblica amministrazione, mentre nel Comune di Ravenna non avviene in maniera omogenea ma a discrezione del singolo dirigente dei vari settori e uffici del Comune.
    Ribadiamo la necessità di mettere in campo tutte le misure idonee ad evitare l’esposizione al contagio dei dipendenti. La salute dei lavoratori e delle lavoratrici deve essere la priorità e la loro tutela non può essere subordinata alle eventuali problematiche tecniche ed organizzative dell’Ente.

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