Che strano Marte-dì

1 – Uno speciale (martedì-namente abusivo?) sui robot di Matteo Suzzi e sull’incontro fra db e Kea; 2 – varie e stocastiche

1- Mini dossier Kea

Qui sotto trovate nell’ordine articoli di di Massimo Mongardi, Luca Scarcella e di db

Kea, il robot imolese che debutta su X-Factor

di Massimo Mongardi

Imola. In mezzo alla crisi devastante di tante cooperative, in un laboratorio di meccatronica della zona industriale, un artigiano imolese pieno d’ingegno, Matteo Suzzi, sta costruendo dei robot che sanno danzare e perfino suonare strumenti quali un pianoforte e una batteria. La novità è stata notata anche dagli autori delle tv e in particolare dalla trasmissione X-Factor tanto che il 20 novembre, alle 21.15 su Sky negli studi di Milano, il robot Kea sarà in gara insieme con il cantante Leiner, già passato a una prima selezione proponendo il grande Cat Stevens. Vedremo che effetto farà sulla giuria di vip (Victoria, Morgan, Fedez e Mika), Leiner accompagnato da Kea che, dietro di lui, muoverà le sue braccia e mani elettroniche a ritmo di musica grazie a un esoscheletro che lo collega al cantante. Kea può anche parlare.

Suzzi, cosa l’ha spinta a realizzare Kea?

“RobotKEA è un progetto nato dalla passione che nutro da sempre verso i robot. Per coincidenza il mio anno di nascita (1977) coincide anche con quello di creazione del robot che ancora oggi per me rimane il numero uno: R2D2 (Guerre Stellari). Fin da bambino avevo il sogno di vedere girare per casa il famoso droide a grandezza reale e così ho deciso di costruire questo prototipo a lui ispirato. Riflettendo molto dal lato pratico ed estetico non ho voluto costruire il solito robot “da tavolo” con dimensioni ridotte e, ovviamente, notevoli vincoli e restrizioni sull’hardware da installare, ma ho cercato di realizzare un vero e proprio robot. E così è nato RobotKEA che è alto 90 centimetri, capace di farsi notare in mezzo alle persone e, cosa fondamentale, con molto spazio al suo interno per alloggiare in comodità qualsiasi tipo di elettronica, perfino un computer. Tutto il progetto è partito grazie alla famosa “ciotola dell’IKEA” (da qui il nome RobotKEA) che mi ha sempre ricordato la testa di R2D2. La testa è una ciotola dell’Ikea”.

Come mai?

“La mia filosofia è quella di utilizzare materiale di riciclo o di recupero. Io disegno al computer e poi costruisco i pezzi realizzati con una stampante a 3 Dimensioni. Ho fatto tutto io, dalla carenatura alla base elettronica fino alla carpenteria. Ho impiegato un anno lavorando la sera nei ritagli di tempo. Non vendo i robot, li do solamente in affitto o a noleggio”.

Per lei i robot sono un hobby o un lavoro?

“E’ cominciato come un hobby che si è trasformato in lavoro negli ultimi due anni. Ora costituiscono la mia attività principale”.

Come è riuscito ad approdare a X-Factor?

“A una fiera nello scorso anno, ho incontrato uno degli autori del programma e gli ho lasciato i miei riferimenti con il biglietto da visita. Mi ha chiamato all’ultimo momento e sto andando ora in treno a Milano. A me non piace apparire, ma sono contento che sul palco vadano i robot che ormai sono la mia attività principale. Certo, dovremo confrontarci con le scenografie degli altri cantanti che saranno molto competitive”.

Ha altri robot?

“Sì, il fratellino di Kea che suona la batteria e un altro robot che suona il pianoforte, muove gli occhi, le braccia e le mani e a breve sarà ospite speciale su ‘I fatti vostri’, la trasmissione di Giancarlo Magalli”.

Altri progetti?

“Insieme con l’amico Daniele Barbieri, da ottobre andiamo con Kea nelle scuole della provincia di Bologna per incontrare circa 1200 alunni. Spero si tratti di un progetto interessante e che soddisfi la curiosità di tanti piccoli studenti”.

(da «Leggo la notizia»)

Vi presentiamo Teotronico, il pianista robot con 53 ditaLive report, 18/10/2014

di Luca Scarcella (foto di Alessio Albrile)

Le leggendarie sfide tra pianisti, soprattutto nella musica classica – come Clementi che sfidò Mozart – sono raccontate nei libri di storia della musica e nel cinema. Oggi però siamo arrivati ad un nuovo livello: il confronto tra un robot pianista e un umano. Questo è lo show che da circa due anni Roberto Prosseda, musicista e compositore di fama internazionale, porta in giro per il mondo assieme a Teotronico, l’invenzione di Matteo Suzzi.

“La passione per i robot ce l’ho da quando sono nato – spiega il papà di Teo – all’inizio facevo alcuni esperimenti grazie a materiale riciclato e pezzi di ricambio. Nel 2007, a Imola, ho poi fondato Teotronica, la mia azienda, e ho iniziato a costruire un’arpa in grado di suonare da sola: progetto accantonato dopo poco tempo per la scarsa tenuta dell’accordatura. Così ho pensato al pianoforte ed ho creato il primo omino meccanico con 29 dita. L’incontro con Roberto nel 2012 è stata la svolta del progetto”.

Il maestro Prosseda il 31 marzo di quell’anno si trovava a Trieste per una conferenza sulla differenza tra una riproduzione ed una interpretazione musicale. Avrebbe fatto ascoltare il MIDI di un Notturno di Chopin alla platea, dal suo notebook. Ma venne a conoscenza di Teotronico grazie ai video che Matteo caricava su YouTube: lo chiamò e iniziarono la collaborazione. In quella conferenza Roberto fece suonare il MIDI al primo Teotronico, notando la risposta positiva e partecipativa del pubblico. Da quel giorno ad oggi sono state più di venti le date tra Italia ed estero, con uno spettacolo costruito sull’esecuzione di brani, da Chopin a Mozart, da Scarlatti a Stravinskij, in una sfida tra Teo, che può contare su 53 dita ed una riproduzione impeccabile, ed il maestro Prosseda, che alterna la musica a parti in cui spiega alla platea come riappropriarsi di quei codici, di quelle “password”, grazie alle quali potremo finalmente tornare a capire ed apprezzare la musica classica.

Teo non è dunque un giocattolo o una curiosità, ma un modo per avvicinare un pubblico nuovo alla musica classica, e a certe delicate questioni interpretative.
“Rifiuto l’idea della classica che “non tira”, “non vende”, “non piace” – si ostina Prosseda – si tratta solo di far capire meglio e di più. Abbiamo un progetto più impegnativo dove il robot suona con l’orchestra. È stato già sperimentato a Berlino e a Palermo e siamo in partenza per la Corea prima, e la Turchia poi. Inoltre a febbraio 2015 andremo in scena con uno spettacolo teatrale itinerante intitolato “Ci sarà una volta”, dove il protagonista sarà Teotronico nel 3015, in un’era in cui il pianeta sarà abitato da robot e gli umani superstiti saranno pochissimi. Teotronico si metterà alla mia ricerca, ultimo pianista umano in vita, per carpire i segreti dell’interpretazione musicale umana, persi attraverso i secoli”.

Ma Teotronico non smette mai di aggiornarsi e migliorarsi: “sto lavorando ad una versione del robot con 88 dita ed una sensibilità maggiore alla dinamica – ci racconta Matteo Suzzi – inoltre verrà dotato di “piedi” con i quali potrà comandare i pedali del pianoforte. Sto anche progettando altri robot in grado di suonare diversi strumenti, come la batteria e il theremin, invenzione russa degli anni ’20 capace di emettere suoni sintetici con il semplice movimento delle mani nell’aria”.

Chi vincerà la sfida musicale uomo-macchina?

NOTA: s e volete vederlo in azione… è qui: A grande (?) richiesta…

 

Io e Kea, spacciatori di fanta-scienze

di d. b. (da http://www.leggilanotizia.it/)

Fu amore a prima vista. Appena intravidi il piccolo robot (quello di «Guerre stellari», per capirsi) sentii il cuore battere ma quando sbirciai di lontano il suo cuginetto grande – ovvero Teotronico il pianista con 53 dita – ero già cotto.

Avvenne per caso: un’amica del «Brigata 36», centro sociale imolese, mi disse: «Lo sai che di fronte a noi c’è il tipo che fa i robot? Perché quando presenti il tuo libro di fantascienza non lo fai con lui?». Bell’idea – pensai – e sono andato a conoscere questo nipotino di Isaac Asimov, scienziato/scrittore che inventò persino “le 3 leggi della robotica”.

In effetti il papà dei robot, cioè Matteo Suzzi, fu disponibile e così il 10 gennaio 2014 realizzai, alla tenera età di 65 anni, uno dei miei sogni da bambino: parlare con un robot, anzi andare in scena con lui… io a raccontare storie e lui a introdurmi e a suonare il piano (Beethoven e soprattutto Monk). Fu un tale successo, al «Brigata 36», che alla fine persino io mi presi gli applausi mentre un bimbo offriva le patatine a Teo, il robot.

Perché dico sogno da bambino? Da sempre sono appassionato di scienza e di fanta-scienze. Avevo circa 8 anni quando costrinsi mia madre («se no scappo di casa» le dissi) a portarmi a vedere Robbie, il robot del film «Il pianeta proibito» che “si esibiva” a Roma. Più o meno alla stessa età dissi ai miei genitori: «da grande farò l’austriaco» ma intendevo dire «l’astronauta», però era una parola difficili e feci confusione. E aggiunsi (determinatissimo, secondo i ricordi di mia madre): «così prenderò il gelato su Marte». Per ora non sono andato su Marte ma visto che c’è chi , come John Glenn, vola nello spazio a 77 anni … in teoria potrei ancora farcela.

Il mio amore per le fanta-scienze si è poi tradotto in tre libri per la scuola: l’ultimo, scritto con il pedagogista Raffaele Mantegazza, si intitola «Quando c’era il futuro» ed è uscito un anno fa.

Insomma era destino che facessi coppia con un robot. Mi piacque talmente quella prima esperienza al «Brigata» con Teo-53dita che pensai di replicarla. Sognavo di andare con lui nelle scuole a raccontare storie, insomma come “spacciatore di fanta-scienze”, cosa che da un po’ di anni mi piace fare. Però è costoso spostare un robot-pianista così ripiegai su uno dei cuginetti piccoli che si chiama Kea. Feci la proposta di una narrazione/spettacolo – «Un robot per amico» ovvero un percorso fra diversità e fantascienza – alle biblioteche del circondario imolese e fu accolta: 34 incontri con 68 classi di elementari e medie. Non vi posso invitare perché ovviamente sono “riservati”.

Ho scritto un testo o meglio un canovaccio: perché spesso improvviso e soprattutto dialogo il più possibile con ragazze/i, così in quasi ogni incontro succede l’imprevisto. Per il mio testo-base ovviamente ho rubacchiato idee qua e là dalla letteratura scritta per adolescenti. A esempio da «Alieni in visita» di Andrea Mameli, da una storia appena pubblicata di Andrea Bouchard («Il pianeta senza baci e senza bici») e da un vecchio romanzo di Teresa Noce («Le avventure di Layka, cagnetta spaziale») ma sempre con un occhio a «Io robot» e agli altri libri di Asimov e per i più grandi a «Sentinella» di Fredric Brown e altro. Tutta la prima parte invece è mia, appunto con varie improvvisazioni. Per esempio in questi giorni propongo la cometa e il lander sbarcato dalla sonda Rosetta. Un paio di volte ho risposto a ragazze/i che vedendo in tv «Focus» mi chiedono di «Area 51», dei cerchi nel grano, del “triangolo delle Bermude”: io rispondo che sono balle al 99 per cento e la discussione si accende. Anche se sono piccoli, io spero che ragazze e ragazzi comprendano, anche grazie a «Un robot per amico», che bisogna esplorare il mondo con la mente aperta a ogni “stranezza” ma distinguendo i fatti verificabili dalle fantasie, senza credere al primo contafrottole di passaggio. Insomma io spero che sia un testo divertente e didattico: nella narrazione lascio due storie in sospeso per invogliare a scoprire il finale in biblioteca o in libreria e magari con genitori o maestre/i.

Certo non è semplice accontentare le scolaresche ma, come ho spiegato più volte, ho un super asso nella manica: alla mia debole carne infatti si affianca il metallo resistente (si fa per dire: è tutto “riciclo”) di Kea. Credo che io e lui saremo una gran coppia… se mi passate la battuta: finché ruggine non ci separi.

2 – varie e stocastiche

Molte le novità fra 7 giorni. Nel frullato (insomma il “mix” delle ore 7) sono previsti: un ragionamento-recensione su «Polvere di Luna» di Arthur C. Clarke ristampato, fra pochi giorni, da Urania, le novità di Edizioni Della Vigna e altre cose boh-forse-chissà-inschiallah. Ma il Marte-dì esagera e dilaga con due nuovi appuntamenti: una serie di fanta-interviste scelte e curate da Vincenzo Spasaro più una nuova rubrica nelle mani (chele? waldo? ali e piume? tentacoli? zoccoli e coda?) di Riccardo Dal Ferro. C’è da tremare, perciò mettetevi abiti pesanti.

 

Redazione
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Un commento

  • LO SPACCIATORE CONFESSA
    Avevo scritto 7 giorni fa che “prima o poi parlerò in blog” (Marte-dì o no?) del gran giro – 34 incontri per 68 classi – nelle biblioteche dell’imolese con Kea, robot di Matteo Suzzi. Per il titolo avevo due ideuzze: «Io e Kea, spacciatori di fantascienza» oppure «Tutti i miei universi fra bambini, robot e libri». Nel suo commento a caldo Clelia votava-proponeva per «Tutti i miei universi. Storie di un divulgatore in treno e di un robot appiedato». Quando scriverò il post meditativo mi atterrò alla sua indicazione: però più che un divulgatore in treno sono uno sfacciato Coltrane (nel senso di John, il musicista). Qui invece (per un breve pezzo, scritto al volo su richiesta di «Leggi la notizia») avevo optato per l’altro, più breve.

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