«Chi non sogna un futuro radioso?»

      «Storia di un impiegato e di una salma»: il romanzo “stranoso” di Mauro Mirci consigliato da Angelo Maddalena   

Angelo-recMirci

Mauro Mirci ha scritto un romanzo! Ed è una bella notizia! Soprattutto per me che lo aspettavo da anni, precisamente dal 2004, quando mi aveva fatto leggere una bozza di romanzo non completato, e questo mi dispiacque (“chissà che non lo finirà un giorno?!” pensavo). Mi dispiacque – ripeto: “soprattutto” a me – perché quel romanzo incompleto raccontava di Giufà, e io avevo intitolato il mio primo libro, allora appena pubblicato, «Un po’ come Giufà». Galeotto fu quel libro, che mi fece incontrare Mauro Mirci al Sicilia Roma Festival del 2004 (o forse 2003) dove io presentavo proprio il “mio” Giufà: Mauro mi aiutò a presentarlo, lui che a quel tempo scriveva racconti spesso premiati in vari concorsi sparsi e spersi per lo Stivale…

Insomma, bando alle rievocazioni, Mauro Mirci ha pubblicato un romanzo… a sorpresa! Si chiama «Chi non sogna un futuro radioso? Storia di un impiegato e di una salma». Titolo “stranoso” (questo neologismo l’ho inventato adesso) com’è nel suo stile: «L’impavida eroina eccetera» è il titolo della sua raccolta di racconti pubblicata sempre da Nulla die nel 2011.

Il romanzo l’ho letto tutto di un fiato, mi ha accompagnato in questa fine luglio e inizio di agosto. Un po’ come mi avevano accompagnato «Solea» e «Chourmo» di Jean Claude Izzo nell’estate 2011 oppure «Rimini» di Pier Vittorio Tondelli nel fine luglio e inizio agosto 2014.

Devo ripetere che sono sorpreso! Sorpreso perché a forza di leggere solo racconti (sempre accattivanti e spesso divertenti) di Mauro; l’unico romanzo di cui avevo visto la bozza sembrava abortito! Ecco, non ci credevo più. Però ce l’ha fatta, e ti dico grazie caro Mauro, per avermi coinvolto e fatto viaggiare tra valli e montagne (i “nostri” cari Erei) fra Petra Gerace e Piazza Armerina. Grazie per avermi fatto entrare nel mondo di Lorenzo, impiegato comunale corrotto e femminaro, non troppo cinico e, soprattutto, molto umano e vero, nel senso di “quotidiano”. Grazie per aver dato luce (e vita) a personaggi selvatici e un po’ estremi, e soprattutto atavici delle nostre campagne, come “nonno Giuseppe” – il nonno di Lorenzo – che alla fine (mi) lascia un po’ dubbioso, spiazzato; ma non posso parlare della fine se no tolgo mordente ai potenziali futuri lettori. Una storia vera, quella della salma che “ritorna”, dopo 60 anni, dalla “campagna di Russia” al Centro Sicilia…

Lo voglio rileggere, ce la farò entro fine agosto!?

 

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