Chissà se un Biagio tira l’altro

60esima puntata dell’«Angelo custode» ovvero le riflessioni di ANGELO (per la precisione Angelo Antonio) MADDALENA per il lunedì della bottega

Eco campo degli Enotri… casa teatro ed eremo… del terzo millennio!

L’Eco-campo degli Enotri si trova a pochi passi, anzi a poche pedalate da Praja a mare, e dalla triplice stazione ferroviaria Praja-Ajeta-Tortora. Ci arrivo in bicicletta di sera: è buio, ma a fine giugno si può fare. L’ultimo pezzo è sterrato e in salita, ma sempre poco rispetto all’ultima volta, quando venni cinque anni fa per presentare il mio libro “A piedi è un altro mondo”. In quel periodo Biagio Accardi abitava al Carro, in una contrada spersa nella montagna. Oggi l’Ecocampo degli Enotri – oltre a essere più abbordabile per chi ci arriva in bicicletta – è anche più definito, o forse più compatto, più raccolto, non so come dire. Una pergola con cucina esterna, uno spazio al chiuso per laboratori di teatro, yoga e studio di registrazione; all’aperto un piccolo anfiteatro all’aperto e anche spazio dove pranziamo. In più un grande orto e ovviamente spazio per gli animali: il ciuccio o somaro o asina Cometina, con la quale Biagio attraversa i paesi del Pollino da un po’ di anni a questa parte con il suo “Viaggiolento” ovvero una passeggiata nella natura che comprende spettacoli di musica e narrazioni. Da poco è arrivata anche una capretta di nome Rena.

Con Biagio non ci vedevamo da tre anni circa. Ci siamo riconnessi soprattutto durante e dopo la pandemia, che lui per un errore grammaticale (reale o ironico) spesso chiama “pantomima”. Lui è stato colpito pesantemente sul piano economico dalle norme anticontagio perché si trovava in Francia quando sono state chiuse le frontiere: è tornato in Italia a maggio anziché a marzo, con una perdita monetaria dovuta all’aumento del prezzo degli aerei e all’obbligo di tornare a casa dall’aeroporto in taxi … da Roma fino a casa sua, che gli è costato il doppio dell’aereo! E ovviamente ha dovuto fare la quarantena. Ma lui la quarantena la fa quasi sempre, volontariamente e beatamente, anche se il lavoro nell’orto e la cura degli animali non permettono il riposo che si potrebbe pensare.

Biagio Accardi oggi è cantastorie e musicista, dipinge e fa il contadino. Dice che se dovessero richiudere le frontiere e imporre un altro periodo di quarantena, lui sarebbe penalizzato solo perché gli mancherebbe la relazione con il pubblico, elemento vitale per il mestiere del cantastorie. Ma per il resto ha tutto: nei quattro giorni che sto da lui non usciamo mai a fare spese e mangio pasta, verdure, formaggio, olio e altri cibi naturali tutti autoprodotti, compreso il formaggio o «caso ricotta» appena fatto col latte della capretta e tutto il resto.

Biagio però non è uno di quelli che si chiude nel suo piccolo orticello, forse e soprattutto per l’arte di vivere e viaggiare che la musica e le parole gli impongono. Da poco ha iniziato a stampare cartoline con sue illustrazioni con titoli del tipo: Il pescacuori, L’abbracciamare, Il sognastelle. Insomma uno di quegli artisti che inventa e crea mentre «i lavoratori dello spettacolo» manifestano per chiedere soldi e sussidi dallo Stato. Lui non risulta fra i “lavoratori dello spettacolo” perché non ha mai preso un soldo dall’ETI e affini, che già negli anni ’70 finanzia i teatri stabili e le compagnie teatrali purchè dimostrassero di fare almeno un tot di date (tante!). Per la serie: ti pago se sei già affermato, forte, stabile mentre a chi fa arte e non è “censito”, anche se fa tanti spettacoli (fuori dai circuiti ETI) non va neanche la dignità della visibilità fra i “lavoratori dello spettacolo”. Non è una commiserazione, anzi: Biagio e altri come lui continuano a fare arte senza tregua. Più difficoltà ci sono e più loro si attrezzano, si reinventano. Questa è la creatività, eppure c’è ancora chi considera artisti quelli che sono tutto tranne che artisti: impiegati, ammanicati, venduti, parassiti mantenuti da megapparati di showbusiness, accodati alla SIAE ecc.

Intanto il post Covid ci chiama a raccolta. Biagio ha iniziato a Cosenza quando aveva venti anni, con compagnie di avanguardia e teatro politico, di cui conserva ancora eredità e segni anche visibili, come lo striscione di “Cattivoteatro” che campeggia all’Eco-campo e dà il nome all’associazione culturale di cui è fondatore. Negli anni matura un percorso che lo porta a riprendere la tradizione del cantastorie ma non si fossilizza, anche se rischia, come tanti nati in un’epoca traumatica (la cosiddetta generazione x) di cedere a derive di tipo neorurale e di possibili integralismi tipici di scelte che rimandano a qualcosa di puro ed elitario. Biagio proviene da un tessuto antropologico di una terra in cui le montagne con una cultura dura e genuina lasciano il segno.

Lo avevo incontrato qualche anno fa a Dolceacqua, vicino Ventimiglia, dove aveva presentato il suo libro Viaggiolento nel Pollino (Andrea Pacilli Editore). Anche la scrittura, alla quale vorrebbe dedicare più tempo, lo salva dalla deriva narcisista e occludente molto diffusa nei nostri tempi e nei nostri cuori (un libro ancora attuale al riguardo è La cultura del narcisismo di Christopher Lasch). Da anni organizza anche un festival di teatro all’Eco-campo al quale hanno partecipato molti artisti autentici e invisibili (forse la cosa è collegata?): fra gli altri Emar Orante di Altamura, Silvio Stellato – cofondatore di Cattivoteatro – Manolo Muoio, U Massaro e altri.

Uno dei chiodi fissi di Biagio è la lotta alle multinazionali del cibo e del seme, per questo si è speso e si spende politicamente e personalmente. Mentre mangiamo mi ricorda spesso che «nei nostri piatti non c’è niente che venga da fuori della nostra terra e del nostro orto».

Ci vorrebbero luoghi e persone come Biagio… Ce ne sono ma dobbiamo saperli trovare, e soprattutto ampliare e arricchire il nostro immaginario per non soccombere in questa epoca sempre più obnubilante.

Biagio Accardi, performer, suonatore, viaggiatore, autore di canzoni. Ha realizzato due importanti produzioni discografiche “L’albero che cammina” e “ Le Parole”, da dove trae le esibizioni live con cui si esibisce in tutta Europa. Le sonorità delle sue composizioni sono ispirate al panorama della world music e vengono considerate “un affresco poetico e ammaliante per l’intenso potere nostalgico”.

www.biagioaccardi.com

QUESTO APPUNTAMENTO

Mi piace il torrente – di idee, contraddizioni, pensieri, persone, incontri di viaggio, dubbi, autopromozioni, storie, provocazioni – che attraversa gli scritti di Angelo Maddalena. Così gli ho proposto un “lunedì… dell’Angelo” per aprire la settimana bottegarda. Siccome una congiura famiglia-anagrafe-fato gli ha imposto il nome di Angelo mi piace pensare che in qualche modo possa fare l’angelo custode della nuova (laica) settimana. Perciò ci rivediamo qui – scsp: salvo catastrofi sempre possibili – fra 168 ore circa che poi sarebbero 7 giorni. [db]

 

Redazione
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Un commento

  • Quando qualcuno riesce a dare corpo ad un invisibile ci si sente un po’ meno soli e si respira un filo di umanità

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