Ci manca(va) un Venerdì – 36

per l’atteso match fra Volontà e Amore, il coach Fabrizio («Astrofilosofo») Melodia ingaggia un settetto ottimo (ma forse poco coeso): Hegel, Marx, Cervantes, Schopenhauer, Kiev, Solov’ëv e Platone.

Dicksee-RomeoandJuliet

«Non desiderare e sarai l’uomo più felice del mondo» afferma con estrema disinvoltura Miguel de Cervantes, il mitico papà di Don Chisciotte della Mancia, sicuramente non sapendo della futura esistenza del filosofo Arthur Schopenhauer che della volontà fu profeta, apostolo e vaticinante se non, addirittura, vaneggiante.

«Noi ci illudiamo continuamente che l’oggetto voluto possa porre fine alla nostra volontà. Invece, l’oggetto voluto assume, appena conseguito, un’altra forma e sotto di essa si ripresenta. Esso è il vero demonio che sempre sotto nuove forme ci stuzzica» ebbe modo di scrivere il filosofo, ben sapendo quanto in realtà la nostra volontà sia cosa in sé che tutto comanda e governa. E’ quell’istinto – fame inestinguibile, la sete di vita insopprimibile ed estrema – che porta l’uomo a provare grande piacere e potenza riguardo a se stesso ma che subito si perde nella noia del vivere una volta che trova la propria egoistica soddisfazione naturale.
Ecco dunque come le parole di Cervantes anticipano di molto questa filosofia che troverà molto seguito anche nel mondo del diretto avversario di Schopenhauer, di cui già ho avuto modo di parlare su codesta “bottega”. Hegel, da buon “papa filosofo”, poneva l’accento sul movimento di forze di cui si permeava la realtà e che si rifletteva in ogni ambito, da quello naturale a quello logico: la cosa in sé della volontà, in Hegel si esplica nell’Intelletto che guida ogni cosa verso la maggiore libertà possibile, fino a evincersi dalla schiavitù in ogni sua forma. Queste affermazioni troveranno uno scoglio nella filosofia della Storia di quest’ultimo, dove avrà modo di affermare che i filosofi non devono usare le conoscenze per cambiare il mondo, ma possono solo comprendere l’armonia del Tutto e far notare alle coscienze infelici quanto tutto avvenga secondo logica. Come si sa, un certo Karl Marx ribaltò il concetto: «I filosofi hanno solo interpretato il mondo in modi diversi, ora con queste conoscenze dobbiamo cambiarlo», un asserto poco aristotelico e molto più platonico.
Eppure la volontà ha un doppio aspetto, molto più inedito di quello di Schopenhauer, il quale poneva sempre come forza prettamente inconscia questa volontà della natura.
La volontà può anche essere positiva: «La volontà di pensare l’impensabile richiede il coraggio di restare in solitudine, di correre il rischio del ridicolo. Non tutti possono essere dei Picasso, ma ognuno ha la capacità di distinguersi dall’ambiente che lo circonda» afferma con ragione lo psichiatra statunitense Ari Kiev, ponendo l’accento su quanto sia importante per l’essere umano usare questa forza insopprimibile per canalizzarla in modo positivo per il proprio bene e far progredire così la conoscenza nel cambiamento del mondo.
Alla fine tale volontà può fare molto bene, se tutti volessimo unirci verso un fine comune, mettendo da parte sciocche volontà egoistiche, se smettessimo di guardare solo al nostro orto privato e allora né Cervantes e tanto meno Schopenhauer avrebbero affermato che «è meglio non volere per non soffrire».
La volontà egoistica che vuole solo se stessa, che preferisce volere il nulla piuttosto che non volere, trova il suo ostacolo nell’ombra diretta, ovvero l’amore, esso stesso una volontà, ma assai diversa… un volere per l’altro.
«Il significato e la dignità dell’amore, inteso come sentimento, dipendono dal fatto che esso ci costringe a riconoscere nell’altro, realmente e con tutto il nostro essere, quello stesso valore centrale e assoluto che, in forza dell’egoismo, noi ammettiamo soltanto in noi stessi, sino a determinare lo spostamento del centro stesso della vita personale» scrive il filosofo, teologo e critico letterario russo Vladimir Sergeevič Solov’ëv.
L’ amore è una rivoluzione copernicana nel sistema tolemaico della volontà, uno scossone che trova sempre il modo di duellare, conoscere, coccolare, andando oltre il nostro individualismo senza alcuna relazione.
Il buon Platone la sapeva lunga: «Amore, fra gli dèi l’amico degli uomini, il medico, colui che riconduce all’antica condizione. Cercando di far uno ciò che è due, Amore cerca di medicare l’umana natura».

NELL’IMMAGINE «Romeo e Giulietta» di Frank Dicksee

 

L'astrofilosofo
Fabrizio Melodia,
Laureato in filosofia a Cà Foscari con una tesi di laurea su Star Trek, si dice che abbia perso qualche rotella nel teletrasporto ma non si ricorda in quale. Scrive poesie, racconti, articoli e chi più ne ha più ne metta. Ha il cervello bacato del Dottor Who e la saggezza filosofica di Spock. E' il solo, unico, brevettato, Astrofilosofo di quartiere periferico extragalattico, per gli amici... Fabry.

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