Ci manca(va) un venerdì – 47

I libri son questione di vita e morte? Fabrizio Melodia, alias l’astrofilosofo, va a zig zag fra Stephen King, certi topi di Einstein, Caparezza e l’ultimo Philip Dick

 

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«Tutti i giorni dalle 7 alle 12, quando scrivo: nei romanzieri si chiamano immaginazione. Io vedo realmente, davanti a me, gli orrori che racconto, come fossi ipnotizzato. Tant’è che se non scrivo, mi addormento a fatica e faccio brutti sogni: quelle allucinazioni devono comunque affiorare, nel sonno o nella veglia. Anche la scrittura dà assuefazione come l’alcol» rispondeva Stephen King all’intervistatore che gli chiedeva se soffrisse di allucinazioni.
In effetti l’affermazione non è nuova, molti scrittori spiegano costantemente di produrre il meglio di loro quando sono in uno stato alterato: c’è chi afferma sotto l’influsso di droghe, chi sotto l’influenza di alcolici, altri ancora con una capacità immaginativa che ha qualcosa di sciamanico, senza per questo cadere nelle allucinazioni.
E’ lo stato perenne della schizofrenia in forma leggera, quando appunto l’allucinazione non solo è così vera da sembrare tale, ma essa è tale, è suprema verità, dura e concreta come il cemento.
«È arte somma: il mondo è orribile. Una summa perfetta. È per questo che paghiamo compositori e pittori e grandi scrittori: perché ce lo dicano. Si guadagnano da vivere grazie al fatto di essere arrivati a questa consapevolezza. Quale comprensione geniale, incisiva. Quale penetrante intelligenza. Un topo di fogna potrebbe dirti la stessa cosa, se sapesse parlare. Se i topi sapessero parlare, io farei tutto quello che dicono» scrive Philip K. Dick nel suo ultimo romanzo, «
La trasmigrazione di Timothy Archer», mostrando quanto sia vicino il grado di allucinazione fra l’alterazione e la vera e propria schizofrenia.
Per scrivere bene è necessario essere schizofrenici? Cioè avere quella specie di dono che permette di squarciare il velo del reale per vedere effettivamente le cose per quello che sono?
Forse che i topi ne sanno davvero più di noi?
«L’uomo avrà anche scisso l’atomo e inventato la bomba atomica, ma un topo non costruirà mai una trappola per topi» ci spiazzava Albert Einstein, padre della relatività che avrebbe aiutato “i ragazzi di via Panisperna” a realizzare negli Stati Uniti gli ordigni sganciati successivamente su Hiroshima e Nagasaki.
In sostanza la scrittura non è solo una questione di tecnica – conoscenza di come si fa un dialogo, di come si redige un’ambientazione, o si delinea una caratteristica di un personaggio – e non è un freddo gioco di calcolo e messinscena, quanto una vera partecipazione alla vita che circonda la persona, ricettiva al massimo grado e pronta a mettersi in gioco con tutta la forza espressiva del linguaggio, qualunque esso sia, proprio per rompere quei confini del mondo rappresentato dal sistema linguistico in persona.
«Quindi, i libri sono reali anche per me; mi collegano non solo ad altre menti ma alla visione di altre menti, a ciò che quelle menti comprendono e vedono» scrive sempre nel suo ultimo romanzo Dick, quasi a sottolineare che i libri non sono solamente divertimento, ma una questione di vita o di morte.
Condividere visioni: un potere immenso che allarga la mente umana dalla sua umile periferia fino a spingersi oltre i confini di tutti gli universi conosciuti.
«Io sono vivo, ma non vivo perché respiro, | mi sento vivo solo se sfilo la stilo e scrivo» rappa Caparezza, sottolineando quanto scrivere sia davvero una questione vitale più che mai, in un mondo che non sente più nulla, ormai annichilito dal finto benessere e dalle droghe tecnologiche, oltre che dall’avvelenamento sotto ogni forma, McDonald’s compreso.

 

L'astrofilosofo
Fabrizio Melodia,
Laureato in filosofia a Cà Foscari con una tesi di laurea su Star Trek, si dice che abbia perso qualche rotella nel teletrasporto ma non si ricorda in quale. Scrive poesie, racconti, articoli e chi più ne ha più ne metta. Ha il cervello bacato del Dottor Who e la saggezza filosofica di Spock. E' il solo, unico, brevettato, Astrofilosofo di quartiere periferico extragalattico, per gli amici... Fabry.

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