Ci manca(va) un venerdì – 50

dove l’astrofilosofo Fabrizio Melodia “armato” di estintore se la vede con Muccino (chi? sapete quel muratore che stringe la mano a Ridley Scott…)

CMUV-muccino
Colgo l’occasione fornitami da Francesco Masala, con il suo post «Carneade Muccino, chi era costui?» per usare un sano estintore sulle fiamme della polemica pasoliniana.
«Pasolini è stato il portatore del libero pensiero e della provocazione intellettuale: sapeva che sarebbe andato incontro alle sassaiole, ma questo non lo ha fermato. Lui era un anticonformista e probabilmente si sarebbe schierato dalla mia parte. Il mio pensiero è solo sul regista e non sul pensatore, sul poeta o sullo scrittore. Vivo in una dicotomia surreale: mi trovo a stringere la mano a una leggenda vivente come Ridley Scott e poi mi trovo ad avere a che fare con polemiche che sono di altra levatura. Quello su Pasolini è un pensiero che nutro da quando ho 16 anni: sono cresciuto con dei punti di riferimento, e fra questi lui non c’è mai stato. Filmicamente, per me, altri registi hanno significato di più. Ripeto: filmicamente. Io non sono un critico né uno studioso di critica – continua Muccino – io faccio film, sono un muratore del cinema, e come tale preferisco attingere ad altri stili cinematografici. Per cui ho scritto su Facebook un pensiero che non è nato nel giorno dell’anniversario della sua scomparsa, ma che ho da sempre, e che è sembrato provocatorio e sacrilego»: ecco lo sfogo rilasciato a «
Il Fatto Quotidiano» da parte di Gabriele Muccino, dopo il post pubblicato da lui stesso su Facebook, nel quale il regista de «L’ultimo bacio» e «La ricerca della felicità» aveva definito Pier Paolo Pasolini un «regista amatoriale» con gli attacchi ricevuti in seguito a questa affermazione. Rincara la dose Muccino ai microfoni del TG Zero di Radio Capital: «Quello che è successo è una vergogna non per quello che ho scritto, ma per quello che gli italiani sono riusciti ad esprimere. Non è l’Italia che ho lasciato nel 2005, quando mi sono trasferito in America: dieci anni fa la gente non era così».
Mi spiace contraddirti, caro Muccino, purtroppo molti italiani sono sempre stati così, solo che forse non te ne eri accorto. E se sono peggiorati dal 2005 non è perché tu li hai lasciati soli… Purtroppo (?) ti sei risvegliato dal sonno dogmatico e ti sono caduti i prosciutti dagli occhi: l’Italia è un Paese in gran parte destroide, fascistoide, mafioso e oligarchico, dove libertà e azione di pensiero sono solo belle parole scritte sulla Costituzione più vilipesa, stuprata e oltraggiata al mondo.
In un certo senso hai perfettamente ragione: tu hai espresso solo un tuo pensiero e nemmeno su tutto il Pasolini ma solo sul regista di «Il vangelo secondo Matteo», di «La ricotta», di «Accattone», di «Il fiore delle mille e una notte», di «Salò o le 120 giornate di Sodoma» e di altri che, nel bene e nel male, segnano la storia della cinematografia (e in alcuni casi non solo di quella italiana).
Però ti invito cortesemente – estendo l’invito a chi legge questo breve elzeviro – a leggere gli accesi dibattiti che da sempre animano gli studi sul Pasolini cineasta, come i saggi di Passannanti, «Il corpo & il potere. Salò o le 120 giornate di Sodoma di Pier Paolo Pasolini» e «Il Cristo dell’Eresia. Pier Paolo Pasolini. Cinema e Censura», oppure «La ricotta. Il Sacro trasgredito. Il cinema di Pier Paolo Pasolini e la censura religiosa» anche solo per capire che in fondo … tu non hai detto nulla di male, almeno nei limiti delle considerazioni personali e a tratti tecniche e professionali.
Sembra però strano sentirti dire “amatorialità” nel periodo in cui si scopriva la democratizzazione del cinema (e al giorno d’oggi tale democraticità sembra spinta al massimo, con la possibilità per chiunque di diventare cineasti, grazie a smartphone e applicazioni di videomontaggio davvero carine… ma questo è un dioscorso che magari si farà un’altra volta).
Se tu Muccino ti stai ribellando al conformismo (suppongo lo si possa fare anche da Hollywood) italiota però stai attento alla in-cultura fascista forte anche in coloro che si definiscono di sinistra per non parlare poi degli Incolori che di demagogia e qualunquismo violento hanno fatto vanto e bandiera… per esempio contro Pasolini, qualunque cosa facesse. D’altronde come possiamo lamentarcene quando in tanti si specchiano in un Salvini o prima in Berlusconi.

In generale – è cosa nota – semini vento e raccogli pantano, per giunta quando i paladini e i difensori della democrazia fanno ben poco per difendere una cultura basata su reali princìpi di umanesimo e benevolenza. Insomma non ti preoccupare, Muccino, mi spiace che ti sei svegliato adesso ma almeno avrai materiale per i tuoi prossimi film.

Qui (e lì a Hollywood invece?) tu hai fatto esperienza della struttura piramidale che permea ogni cosa, quindi anche nella cultura. Sei al top se imiti qualcuno o lecchi i culi giusti ai potenti di turno. Sei grande se imiti Leopardi o Manzoni. Sei grande se rientri nei ristretti ambiti accademici, sei grande se rimani fisso e allineato al Sistema. Sei grande se rispetti la becera cultura mammista/patriarcale che rimane a fondamento di una cultura profondamente mafiosa e fascistoide.
«La democrazia vive se c’è un buon livello di cultura diffusa. […] se questo non c’è, le istituzioni democratiche – pur sempre migliori dei totalitarismi e dei fascismi – sono forme vuote»: afferma con acume Tullio De Mauro.

 

L'astrofilosofo
Fabrizio Melodia,
Laureato in filosofia a Cà Foscari con una tesi di laurea su Star Trek, si dice che abbia perso qualche rotella nel teletrasporto ma non si ricorda in quale. Scrive poesie, racconti, articoli e chi più ne ha più ne metta. Ha il cervello bacato del Dottor Who e la saggezza filosofica di Spock. E' il solo, unico, brevettato, Astrofilosofo di quartiere periferico extragalattico, per gli amici... Fabry.

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