Ci vorrebbe Erika B

Avevamo 3monti da scalare e ora l’unica novità è che il numero dei Monti da scalare è indeterminato. Sempre in salita però. Chissà se abbiamo le scarpe adatte, per tacere del fisico.

In questi giorni grande spazio agli economisti (tutti maschi ovviamente; Loretta Napoleoni è un incidente statistico e infatti i media la guardano come una nevicata nel Sahara). Mettendoli a confronto, pur essendo di scuole diverse, gli economisti appaiono tutti d’accordo (anche quelli di “sinistra”) su tre cose: non abbiamo assolutamente idea di come uscirne; comunque pagheranno lavoratori e pensionati; le banche tedesche, per vari motivi, vogliono bastonare l’Italia.

Ecco se mi è concesso raccogliere il parere di un «uomo della strada» (che poi sono io: sto scrivendo seduto su una specie di paracarro in via Appia a Imola) sul terzo punto ci sarebbe un’idea eccezionale: potrebbe volgere in meglio la situazione non solo italiana ma europea.

Richiede un certo coraggio: infatti bisogna riabilitare una persona che, in Germania, si è macchiata di reati e promuoverla a capo del governo o della banca centrale tedesca. D’altro canto la storia – da Israele al Sudafrica per restare a casi recenti – è piena di ex terroristi passati al governo; perché non potrebbe accadere di nuovo?

La mia candidata a portare la pace fra banche tedesche e italiane, ma soprattutto a far quadrare i conti, si chiama «Erika B». Venne condannata due anni fa, proprio alla fine di novembre, a 22 mesi ma con la condizionale. Non è noto il suo nome vero perché i media (per la privacy, si dice) l’hanno sempre presentata come «Erika B» e pare non esistano sue foto.

Nel 2009 la storia venne raccontata su www.bild.de, edizione web del giornale (scandalistico) «Bild».

Dal 1990 l’allora quarantenne «Erika B» viene spedita a dirigere la filiale della VR-bank di Bornheim, cittadina nei pressi di Bonn. La banchiera scopre che a molti correntisti non vengono concessi crediti o scoperti in mancanza di garanzie (o tagliole, almeno se funziona come in Italia) e, a quanto pare, si arrabbia per la palese ingiustizia. Legalmente non può cambiar nulla. Decide così di prelevare piccole cifre dalla clientela più ricca per riversarle sui conti più poveri.

Per sé «Erika B» non prende neanche un centesimo e questo le vale simpatia e soprattutto attenuanti quando viene scoperta e si arriva al processo. Non finisce in galera (vista la condizionale) ma è licenziata. Da allora sopravvive – secondo «Bild» – con mille euro di pensione.

Altro non so ma mi basta per chiedere un atto di coraggio alla vicina Germania: riabilitare «Erika B» e darle un ruolo di primo piano nell’attuale crisi.

Lo faccio naturalmente con chiara in testa la migliore tradizione europea e in particolare il bellissimo articolo 3 della Costituzione italiana che, al secondo capoverso, così recita: «E’ compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale che, limitando di fatto la libertà e l’uguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l’effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all’organizzazione politica, economica e sociale del Paese». Un uomo della strada (sempre io) sostiene che quel «rimuovere gli ostacoli di ordine economico» va tenuto ben presente nelle teste e nei cuori, in ogni momento… e figuriamoci oggi.

Non sarebbe bello se la politica economica della Germania (dunque dell’Europa) fosse decisa da «Erika B»?

Redazione
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