Cisterna, l’ennesima strage

Possiamo solo piangere?

di Vito Totire (*)

Moltissimi anni fa un agente penitenziario del carcere di Ferrara uccise la donna che viveva con lui. La figlia della donna – nel corso del grave lutto – ebbe la forza di criticare la facile disponibilità dell’arma. Da allora altri omicidi analoghi, a volte plurimi, si sono verificati. Uno pochi mesi fa in Puglia. Personalmente ho posto un quesito (**) inascoltato dalle istituzioni: per quale motivo l’agente tiene con sé l’arma anche fuori dal suo orario e luogo di lavoro? Mille volte gli esperti hanno detto: la facile disponibilità non è certo la causa unica di questi orrendi crimini – sarebbe semplicistico anzi mistificante pensarlo – ma la disponibilità di un mezzo altamente lesivo facilita le stragi. Ovvio che le armi devono essere ritirate del tutto a chi non è in grado di gestirle. Ma “portarle a casa” (salvo casi particolari di sicurezza) che senso ha?

La non risposta delle istituzioni è una forma di grave disinteresse e di incuria. Quel che è successo a Cisterna è una ferita inguaribile per tutti.

Per le due bambine e la mamma dolore e lacrime. Saranno “inutili” anche questa volta?

(*) Vito Totire è psichiatra a Bologna

(**) vedi qui A proposito del triplice omicidio a Sava (Taranto)

L’immagine in alto è «pistolART» di Michael Murphy. La vignetta di Mauro Biani è ripresa dal quotidiano “il manifesto” di oggi. 

 

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