Clarke e Kubrick nella fantasia di Alfonso Font

di Fabrizio Melodia

A seguire un omaggio a due grandi “fumettisti” scomparsi: Juan Gimenez e Roberto Ambrosoli

Sono nomi noti: lo scrittore Arthur C. Clarke e il cineasta Stanley Kubrick, co-autori del film «2001 Odissea nello spazio». Ma forse non li conoscete nella deliziosa versione che ci regala un talentaccio del fumetto spagnolo e internazionale, Alfonso Font.

Nato a Barcellona nel 1946, questa formidabile matita diventò ben presto un fiero e indefesso creatore di storie, spaziando in tutti i possibili generi della fantasia; ma proprio tutti: dal western al romantico e all’erotico, dalla fantascienza al giallo.

Iniziò presto (nei primi anni ’60) per l’Editorial Bruguera e da lì nelle più importanti riviste a livello europeo.

Font mostra un grande talento non solo disegnando su testi altrui ma anche come autore completo, regalandoci alcune serie che hanno lasciato una forte impronta nel fumetto europeo: «Les Sandberg», «Les Robinsons de la Terre», «Il prigioniero delle stelle», «Storie di un futuro imperfetto», «Storie Nere», «Bri d’Alban» e appunto «Clarke & Kubrick Spazialisti ltd».

Nel 1996 viene insignito a Roma del prestigioso premio Yellow Kid durante il ventesimo Salone del Fumetto. Fa il suo esordio in Italia disegnando il dodicesimo Tex Gigante dal titolo «Gli assassini» (su sceneggiatura di Mauro Boselli) e recentemente ha disegnato il Tex #708 – su testi di Pasquale Ruju – intitolato «La tribù dei dannati».

«Clarke & Kubrick Spazialisti ltd» e «Il prigioniero delle stelle» appartenergono al periodo d’oro dell’ arte sequenziale di Alfonso Font: due titoli non tanto a caso di fantascienza.

Vale ricordare anche «I racconti di un futuro imperfetto», caratterizzati da una innovativa e abrasiva vena grottesca: ambientati in un domani prossimo venturo così assurdo che farebbe impallidire Eugene Ionesco e Samuel Beckett. Pessimismo totale ma dentro una implosione intergalattica. In uno di questi racconti, intitolato «Pioggia», vedranno la luce i personaggi di «Clarke & Kubrick Spazialisti ltd», strizzando nettamente l’occhio ai due autori di «2001: Odissea nello Spazio» ma anche ai racconti di Robert Scheckley (in particolare la serie «ASSO astrorecuperi»). Clarke & Kubrick per Font rivestono l’ingrato incarico di burocrati intergalattici, alle prese con le più svariate e rompiscatole specie extraterrestri.  Font cerca di non scadere nei luoghi comuni del genere fantascientifico, facendo trionfare la sua caratteristica ironica. 

Ritmo e disincanto anche per «Il prigioniero delle stelle», lungo romanzo a fumetti: in edizioni Urania Mondadori alla modica cifra di 6 euri per 290 pagine; trovate anche i gioielli citati sopra. 

Clonazioni, governi dittatoriali, multinazionali peggio (possibile?) di quelle attuali: in uno splendido bianco e nero. C’è anche un seguito a colori che gettava le premesse per il terzo capitolo, fino ad ora non realizzato. 

Lascio ad Alfonso Font la parola conclusiva, riprendendo un’intervista rilasciata alla rivista specializzata «Fumo di China» (numeri 60-61: agosto-settembre 1998): «Quando arrivò la democrazia, io, che sono sempre stato un uomo di sinistra – non estrema ma comunque di sinistra – pensai che fosse il tempo di approfittare della libertà per realizzare storie con contenuti criticosociali più forti di quel che normalmente si poteva fare con i fumetti. […] Ho cercato di scrivere e disegnare cose diverse, con l’unica intenzione di dimostrare a me stesso e agli altri che l’immaginazione, la soddisfazione di sognare, pensare ed evadere è qualcosa che val la pena conquistare, invece che stare tutto il tempo a preoccuparsi di guadagnare. Non è giusto che l’uomo da ammirare nel nostro sistema sociale sia quello che guadagna, quello che trionfa dal punto di vista economico». 

Metà baroni e metà anarchici, ci hanno lasciato i fumettisti Juan Gimenez e Roberto Ambrosoli

di Fabrizio Melodia (noto ai più come l’astrofilosofo)

Il 2 aprile 2020 è morto, stroncato dal Covid 19, il grande fumettista argentino Juan Antonio Giménez López, fra i padri dell’immaginario fantascientifico, almeno delle nuvole parlanti.
Lo sceneggiatore Andrea Cavaletto, in un post su Facebook commentava così: «Il grande Juan Gimenez purtroppo è stato meno fortunato di me con il Covid-19. Sono davvero dispiaciuto. Oggi ci ha lasciato una pietra miliare del fumetto mondiale».

Jimenez era nato a Mendoza il 16 novembre 1943. Fin da giovane mostrò inclinazione per il disegno, ricopiando illustrazioni di libri e riviste, ma anche disegnando sequenze dei film che più lo avevano colpito.
Dopo gli studi di design industriale, si trasferì a Barcellona, per studiare all’Accademia di Belle Arti, tornando in Argentina per lavorare nel campo della pubblicità e del cinema di animazione.
Fondamentale fu l’incontro nel 1970 con Carlos Trilllo e Ricardo Barreiro, con i quali ebbe il suo battesimo del fuoco nel mondo del fumetto, pubblicando su riviste spagnole («Zona 84» e «Comix International») e italiane («Skorpio» e «Lanciostory»).
Nel 1979 vola a Madrid dove lavora per case editrici spagnoli e poi francesi, collaborando al lungometraggio animato «Heavy Metal» (1981) che prende nome dall’omonima rivista statunitense di fumetti, caratterizzata da disegni aggressivi e realistici; il mescolarsi di pulp e fantasy creò un genere che ispirò, negli anni successivi, molte copertine di dischi del panorama hard rock, heavy metal, epic metal.
Nei primi anni ’80, Gimenez si trasferisce a Parigi e instaura un prolifico sodalizio con lo sceneggiatore Ricardo Barreiro, collaborando con la rivista spagnola «1984», con la francese «Metal Hurlant» e con l’italiana «L’Eternauta»”, con ardite sperimentazioni stilistiche e verbali.
Sono di questo periodo le sue migliori storie brevi, che vanno sotto il titolo di «Paradosso temporale», caratterizzate da uno stile ironico e leggero, che ricorda un po’ lo scrittore Ray Bradbury.
È del 1992 il suo primo ciclo lungo di storie fantascientifiche, gli otto volumi dell’opera «La casta dei Meta Baroni», sceneggiati dallo scrittore e regista cileno Alejandro Jodorowskij.
Cosi la descrive il giornalista Valerio Porcu: «
La Casta dei Meta-Baroni resta soprattutto un’opera epica in senso classico. Si tratta infatti di un’epopea familiare raccontata attraverso cinque generazioni. Cinque Meta-Baroni che si susseguono l’un l’altro in una reiterazione narrativa; una trama che, è palese sin dalle prime pagine, pesca a piene mani dalla mitologia greca».
A causa del coronavirus ci ha lasciato pure il fumettista Roberto Ambrosoli, noto come autore di Anarchik sulle psagine della rivista «A».
Dopo la sua prima comparsa nel 1966 – sotto forma di striscia all’epoca del depliant “
Chi sono gli anarchici?” prodotto da Gioventù Libertaria” di Milano – Anarchik piacque al punto che iniziò a vivere di vita propria passando da una rivista all’altra. Si interruppe nel 1981, per ricomparire 30 anni dopo di nuovo su «A – Rivista Anarchica».
Il personaggio, dotato di cappotto lungo e cappellaccio nero a larghe tese ispirato probabilmente dall’anarchico bulgaro Gueorgui Cheitanov (1896-1925) è ora in raccolta completa intitolata «Anarchik – Farò del mio peggio» con l’incisiva introduzione di Gianfranco Manfredi.
Scriveva Ambrosoli: «La bomba di Anarchik è dunque una bomba simbolica e umanitaria, cui non è affidato alcun compito risolutivo se non quello di fornire al disegnatore il piacere (auspicabilmente condiviso dal lettore) di rappresentare nella vignetta finale il prete affumicato e bruciacchiato, con ambigue mutande di pizzo che sporgono dalla tonaca sbrindellata, mentre sullo sfondo l’omino nero fugge emettendo il suo sgangherato sghignazzo (Hi!Hi! Hi!)».

 

L'astrofilosofo
Fabrizio Melodia,
Laureato in filosofia a Cà Foscari con una tesi di laurea su Star Trek, si dice che abbia perso qualche rotella nel teletrasporto ma non si ricorda in quale. Scrive poesie, racconti, articoli e chi più ne ha più ne metta. Ha il cervello bacato del Dottor Who e la saggezza filosofica di Spock. E' il solo, unico, brevettato, Astrofilosofo di quartiere periferico extragalattico, per gli amici... Fabry.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *