«Codici e segreti»: un libro…

di Simon Singh che vi consiglio di “arraffare” in edicola prima che sparisca

Taaaaaaaaaaaaaaaaaaaaanti anni fa la professoressa intercettò il mio messaggio “in codice”.

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LE 0 N AETA

Non volli rivelare cosa c’era scritto (stile «eroe senza macchia» o solamente un testone?)

neanche al preside che alla fine mi sospese. Certo che 50 anni dopo non potrei giurare cosa c’era scritto ma probabilmente qualcosa di assai simile a quel che avete letto.

Mi pare che la professoressa fosse di francese e probabilmente non era appassionata di messaggi “segreti”. Ma voi che state leggendo codesto blog… lo avete decifrato subito vero? E’ uno dei sistemi più antichi e semplici di nascondere un testo a chi non comprende “la chiave”.

Mi ha sorpreso ritrovare un “cugino” del mio

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a pagina 24 del libro «Codici & segreti» di Simon Singh che ho beccato tre giorni fa in edicola.

Ecco di che si tratta.

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NERTELUPIINEOEOACADRSRILUPIINEO.

Se avete decifrato il primo, chiaramente ce la fate anche con questo che è più lungo e quasi proverbiale; altrimenti comprate il libro (448 pagine per 7,90: con «Il corriere dello zar» o preferibilmente senza). Questo «Codici & segreti» è il nono volume della serie «La matematica come un romanzo» del quale ho già parlato in blog (cfr «1 1 2 3 5 8 13 21 34 55 89 144 233 377»…).

Simon Singh è autore anche di «L’ultimo teorema di Fermat» che ha aperto questa interessante serie: quello su Fermat era di piacevole lettura ma forse in numerosi punti un pochino “troppo matematico” per l’italiana/o “medio”. Invece questo «Codici e segreti» – sottotitolo azzecato: «La storia affascinante dei messaggi cifrati dall’antico Egitto a Internet» – si può godere anche senza capire un piffero di numeri: al massimo salterete 20-30 pagine e qualcuna delle brevi appendici.

Il volume si apre sul 15 ottobre 1586 ovvero al processo di Maria Stuarda che nega di aver preso parte a una congiura contro la regina Elisabetta: sarà una corrispondenza cifrata a tradirla. Singh ci ricorda che «il primo esempio documentato di impiego militare della cifratura per sostituzione si trova nel “De bello gallico” di Giulio Cesare». Poi il libro ci porta fra i «warragin» arabi saltando all’improvviso al 1969 cioè sul romanzo «La disparition» di Georges Perec («200 pagine in cui non comparivano parole contenenti la lettera e») vagabondando poi in Italia (Giovanni Soro, Leon Battista Alberti fra gli altri), in Francia (la misteriosa «Maschera di ferro» e i fratelli Rossignol), nelle «camere nere» tedesche, in Polonia, nella nascita del telegrafo, nel genio di Charles Babbage che “pretende” di rettificare una poesia di Alfred Tennyson… per tornare poi al greco Enea Tattico – sì, quello che state pensando è vero – ripassando anche da Jules Verne, Arthur Conan Doyle, Edgar Allan Poe.

Qui ci si ferma perché Singh racconta, nei dettagli, la storia – lunga quasi 190 anni – di un mistero: «il caso Beale» è famosissimo negli Usa ma non altrettanto in Italia (io almeno non lo conoscevo). Vi piacerà.

Affascinanti ma tragici il terzo e il quarto capitolo che ci portano nelle guerre. Per una curiosa coincidenza incontriamo qui uno Zimmermann (Arthur) mentre alla fine del libro troveremo l’altro Zimmermann (Phil) nostro contemporaneo, grande nemico della National Security Agency degli Usa e amico di chi crede nella libertà di informare ed essere informati: il suo progetto Pgp ovvero «Pretty Good Privacy» finì anche sotto processo. Le due guerre mondiali incrociano fra gli altri Enigma e Alan Turing ma anche il film «Biancaneve e i 7 nani» e l’omofobia inglese. Non sarà una sorpresa – almeno per molte/i che amano giocare – scoprire che i servizi segreti a volte devono ricorrere a scacchisti, bridgisti e appassionati di cruciverba. Qui incrociamo anche Ian Fleming (per capirsi l’inventore di 007, James Bond) che evidentemente non era stupido del tutto… come io avevo ipotizzato.

C’è ancora guerra nel quinto capitolo dove forse la storia più appassionane è quella dei «code talkers» navajo (raccontata anche in un film del 2002) ai quali negli Usa è stata dedicata la giornata del 14 agosto. Poi facciamo un altro salto indietro: ai geroglifici e alla stele di Rosetta prima e poi al mistero del «lineare B» di Creta.

Il sesto e il settimo capitolo vi fanno giocare con Alice e Bob (ormai proverbiali, vedrete perché) ma anche con i computer, con Echelon, con le carognate dell’Fbi contro Martin Luther King, con due recenti film (che sputtanano Nsa e altri “servizi segreti”) e in definitiva con gli eterni dilemmi sulla convivenza di sicurezza e libertà e sulla sopraffazione degli Stati contro i singoli.

Nell’ottavo e ultimo capitolo siamo «al limite della fantascienza» e Singh prova a decifrare il futuro prossimo… che chi legge oggi il suo libro in piccola parte conosce già visto che «Codici & segreti» è del 1999. Insomma un mucchio di belle storie, di enigmi, di ragionamenti e pazzie. E se per caso pensate che siano “affari da uomini” ecco Singh ricordarci che nel «Kamasustra» – IV secolo avanti Cristo – fra le 64 arti  raccomandate alle donne spicca la «mlecchita-vikalpa, l’arte della scrittura in codice». E in ogni caso è ora che incontriate la grandezza di Alice Kober.

PS: E SE VOLETE PROSEGUIRE…

Ove vi interessi muovervi (giocare?) ancora all’incrocio fra enigmi, spionaggio e ricerca – con qualche temibile oscillazione verso la follia – qui in blog qualcosa c’è. Soprattutto se NON avete mai sentito nominare Giampaolo Dossena, Ennio Peres e Stefano Bartezzaghi, vi segnalo «Vivere è un enigma (e se lo dice la Susy)» e «Peres, giocologo», per cominciare.

Tutto ciò è divertente ma poco “politico”? Come vedrete leggendo il libro di Singh storia, economia, lotta di classe fanno inevitabilmente capolino o a volte irrompono non foss’altro perché i codici segreti rendono possibile la comunicazione anche fra i gruppi perseguitati dalle tirannie. Qualcuna/o forse sa che nel marzo 1943, per indicare ad alcuni operai “fidati” da dove sarebbe partito lo sciopero alla Fiat sotto il tallone nazista, si ricorse proprio a un giochino di parole in bella vista ma… indecifrabile ai più: una piccola, grande storia che vi racconterò un’altra volta. E magari l’estate prossima, invece de «il meglio (forse) del blog» riciclerò i giochi che Riccardo Mancini, a volte con il mio aiuto, per anni propose o inventò su «Meta», rivista della Fiom.

Redazione
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