Colombia, passi per vivere

 di Yifat Susskind, direttrice esecutiva di MADRE (www.madre.org) 28 giugno 2012: «In Colombia, Children of War Rebuild Their Lives Through Art». Traduzione di Maria G. Di Rienzo.

La municipalità di Usme era un tempo considerata un luogo remoto, ben distante dalla capitale del Paese, Bogotà. Ma durante gli anni, le colline fra le due località si sono popolate di milioni di famiglie disperse da decenni di guerra in Colombia. Oggi l’area è fitta di insediamenti e molti di essi non sono riconosciuti dal governo; la gente che li abita non ha forniture d’acqua o elettricità e ben poche prospettive per ricostruire vite che la guerra ha dilaniato.

Quando arriviamo a Usme, veniamo accolte al Centro gestito dalle nostre partner dell’associazione Taller de Vida da adolescenti sorridenti, alcuni timidi, altri desiderosi di mettere alla prova il proprio inglese. Tutti sono rifugiati di guerra. Alcuni stanno guarendo dalle esperienze fatte come bambini-soldati, altri dagli orrori di cui sono stati testimoni nei loro villaggi prima di fuggire. Le ragazze e i ragazzi si affollano attorno a noi per mostrarci i bellissimi murales che hanno dipinto nel Centro per rendere visibili le loro speranze di pace. Cominciamo a conversare sulle loro vite, sull’importanza che ha per loro frequentare settimanalmente il Centro.

Il dialogo torna continuamente al conflitto armato, alle minacce che questa gioventù affronta ogni giorno: «Dobbiamo confrontarci con i trafficanti di droga, le tossicodipendenze, gli incubi del passato. Ma la minaccia più terribile che abbiamo di fronte è la possibilità di perdere i nostri sogni» dice Luis, diciottenne: «Perché il conflitto armato non è solo nelle montagne, è nei nostri quartieri, è persino qui, perché è nelle nostre case, è la violenza nelle nostre famiglie. Ed è triste da dire, ma è nei nostri cuori. E’ questo che stiamo tentando di cambiare». Tutti gli altri e le altre annuiscono. Il gruppo, la cui età va dai 13 ai 18 anni, ci mostra una performance di danza: una fusione di forme tradizionali colombiane, hip-hop e salsa. «Qui a Taller de Vida non impariamo semplicemente i passi per ballare» dice Joana, ancora ansimante dopo la danza: «Impariamo i passi per vivere». Un altro ragazzo spiega: «Nel mio villaggio avevamo solo le nostre vecchie canzoni, ma qui in città siamo mischiati insieme, afro-colombiani e indigeni; tutti abbiamo portato con noi le nostre canzoni e le mischiamo con la musica e i ritmi che scopriamo qui. E’ un modo in cui mostri le differenze senza perder memoria di quello che sei. Io ho le mie tradizioni e posso condividerle con gli altri tramite la danza. Sono orgoglioso della musica che viene dal mio villaggio, ma anche eccitato dall’apprendere nuova musica: non vedo l’ora di scoprire cosa saremo capaci di fare insieme, e so che sarà di più di quanto avremmo fatto ognuno singolarmente».

Ci spostiamo a una scuola nel vicinato dove Taller de Vida tiene corsi durante i fine settimana o le vacanze. La grande mensa risuona di voci e risa ed è piena di ragazzi e ragazze in magliette colorate e jeans. Il posto è identico a qualsiasi refettorio di qualsiasi altra scuola: la differenza è che tutti questi adolescenti sono stati soldati da bambini. Alcuni sono stati rapiti dai guerriglieri antigovernativi delle Farc, altri dai gruppi paramilitari associati al governo e, in numero crescente, dalle multinazionali che sfruttano le risorse naturali in Colombia. Alcuni altri si sono uniti ai gruppi armati di propria iniziativa: per fuggire la violenza domestica e la fame.

Che siano stati costretti dalla forza bruta o da orribili circostanze, di tutti loro si è abusato. In molti casi l’abuso è stato anche sessuale e alcune delle adolescenti in questa stanza sono già madri. Un bel po’ di questi ragazzi sono analfabeti o analfabeti di ritorno avendo perso anni di scuola mentre combattevano. Altri, provenienti dalle comunità indigene e dispersi, hanno imparato lo spagnolo solo di recente e faticano a dialogare. Taller de Vida aiuta questi giovani a guarire e a ricostruire le loro vite. Il programma che tengono nella scuola si rivolge a 60 ex bambini-soldati la cui età va dagli 8 anni ai 18 e prevede sessioni di discussione, istruzione sui diritti umani, terapie che impiegano la musica e l’arte.

E’ visibile come le ragazze e i ragazzi stiano rifiorendo grazie ai programmi di Taller de Vida ma ci sono così tanti problemi da superare. Percepisco che il lavoro che resta da fare è enorme. Ma con le nostre compagne di Taller de Vida e le nostre sorelle e le nostre sostenitrici in tutto il mondo, lo stiamo facendo insieme. Ogni mattina ci svegliamo pronte a continuare.

UNA BREVE NOTA

Le traduzioni di Maria G. Di Rienzo sono riprese – come i suoi aricoli – dal bellissimo blog lunanuvola.wordpress.com/ . Il suo ultimo libro è “Voci dalla rete: come le donne stanno cambiando il mondo”: una recensione è qui Voci dalla rete alla data  2 luglio 2011. (db)


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