Come si scrive fantascienza – 9

Quando passione batte pianificazione: come superare il blocco creativo

di Giulia Abbate

 

Siamo al nono (*) post della serie. Wow! Guardandomi indietro, prima di fare il gran salto alle due cifre, mi accorgo che ho parlato molto della pianificazione. Praticamente, quasi solo di quella.

Il motivo è semplice: nella scrittura la pianificazione è importante.

Nella scrittura professionale la pianificazione è indispensabile.

Nella scrittura di fantascienza la pianificazione è anche salutare e consigliata dal tuo medico.

C’è solo un caso in cui possiamo derogare a questa regola e buttarci nella scrittura saltando a pie’ pari la pianificazione. Anzi: evitandola consapevolmente.

Quel caso è niente meno che il blocco dello scrittore.

Ti trovi in un brutto momento? Una fastidiosa impasse, un vuoto cosmico? Magari non sai bene come far partire il tuo nuovo progetto? Forse ti trovi in una fase pesante della tua vita e tutto sembra andare contro la tua scrittura?

Come ti capisco.

Ci sono stati momenti in cui pur di non mettermi alla scrivania mi sono sorbita Moto Gp e film italiani degli anni ’90. Barbara D’Urso. L’ennesima replica di Ip Man uno, due e tre (meravigliosi, ma potrei recitarli senza perdere un battito).

Non è tutto. Ho avuto due figlie. Sono stata una mamma a tempo pieno, e se quello che stai pensando è “che bello, quindi hai avuto tanto tempo in più per te stessa” molla i romanzi subito e datti ai redazionali per Riza Psicosomatica.

E a volte mi è andata anche male, nella vita. Ho perso tempo, ho perso lavori e treni, ho perso delle persone care. Magari sai anche tu cosa si prova. Quel senso di smarrimento che sopporti senza farti male solo dormendo o evitando del tutto di pensare.

Tutte queste cose non sono esattamente alleati della buona scrittura!

Proprio per questo motivo, quando non riesco a scrivere evito l’espressione “blocco dello scrittore”. Sia perché è oggettivamente abusata, e in quanto scrittrice voglio invece essere originale; sia perché in effetti non esiste un vero e proprio “blocco”, ma tanti diversi momenti in cui in noi si attivano dei processi che ci allontanano dalla scrittura, o ce la rendono più difficile.

(Qui però “blocco dello scrittore” lo uso, e lo userò ancora. Per Google. Sono una brutta persona.)

E la questione è anche più profonda.

Se dici: “ho il blocco dello scrittore” è come se stessi dicendo “ho una malattia”. Che è come dire: “il Dio Apollo mi ha colpito con le sue frecce ammorbanti e non c’è proprio nulla che io possa fare, lui è Apollo e io non sono un razzo, è tutto inutile, non mi resta che aspettare tempi migliori, sempre che Apollo non cambi idea, non mi guarisca, o non mi uccida definitivamente.”

Chiaro, quello che voglio dire?

o altra divinità a scelta.

 

Siamo sempre noi. Il “blocco dello scrittore” non è una brutta cosa eteroprodotta. È un comportamento che mettiamo in atto noi, per dei motivi spesso validissimi e sacrosanti… ma che resta comunque sotto il nostro controllo. Magari non razionale, d’accordo, e non accessibile con la sola forza di volontà. Ma conserviamo una certa influenza sulla questione, e abbiamo il potere di scalfire, cambiare, migliorare o ribaltare la situazione.

Un buon modo per farlo è appunto quello di mollare qualsiasi atto di volizione, razionalità, pianificazione, studio, pensiero… e buttarci a corpo morto proprio nella scrittura. Non nella scrittura, normale, quella è in stallo, giusto? Se ti trovi in stasi creativa, è il momento di tirare fuori il parapendio e volare direttamente a scrivere la scena più importante, appassionante, centrale e coinvolgente del romanzo che avevi in mente.

Divertiti e non guardare avanti né indietro: salta! Lascia stare incipit, descrizioni, motivazioni e costruzioni varie. Attacca direttamente col duello! Scrivi direttamente la scena della rivolta contro gli alieni e fai scorrere sangue verde a litri!

Così facendo, ti darai una carica incredibile. E tornerai alle radici profonde, alla tua motivazione, all’inizio di tutto: la magia della scrittura, quella fantasia gioiosa e quasi fuori luogo, quel gusto di raccontare solo e soltanto le cose che ci piacciono, fregandocene delle tecniche e degli attrezzi e del brutto mondo che c’è fuori.

Avvertenza.

Sicuramente, dato che hai evitato la pianificazione, ti troverai scoperto: come dovevo chiamarla, l’astronave? E la topografia della città? La conformazione delle spade laser? Il nome del paradosso filosofico? In questa fase fregatene: metti una X e vai avanti. La precisione non è importante, l’importante è che ti lasci andare. Prima che te ne accorga ti ritroverai con una voglia matta di scrivere tanto e ancora. E magari finirai la giornata più felice di come l’hai iniziata.

S’impone un’altra raccomandazione.

Le scene che creiamo in questi momenti servono più a noi stessi, che al nostro romanzo. La libertà assoluta fa bene a noi, non alle pagine che scriviamo. Quindi non consideriamole “vere”: non partiamo da lì per costruire il resto! Anzi, potrà capitare che dovremo poi lasciarle da parte, nella nostra successiva pianificazione. Perché sono utili a sbloccarci, ma non devono diventare una ulteriore zavorra al nostro futuro lavoro: oddio, nella mia scena madre i due protagonisti lottano a colpi di arti marziali su Aldair Secondo… come ci arrivo?

Nota che sto parlando di nuovo di pianificazione. È una regola, c’è anche l’eccezione, ma poi torniamo sempre lì. È importante che il momento magico e privo di freni inibitori, in cui rombiamo liberi e felici, duri qualche sessione e non sia per sempre. Deve essere lo start, il motorino di accensione di un meccanismo che per funzionare ha bisogno di ben più di una scintilla.

La scintilla resta comunque alla base di tutto.

Ricordarcelo ogni tanto tiene vivo il nostro amore per la scrittura.

E ci fa bene, tanto bene.

[Illustrazione di Rob Gonsalves]

 

(Mi rendo conto che in questo post ho parlato tanto di scrittura e per niente di fantascienza. Ma anche i fantascientisti nel loro piccolo si bloccano. E magari Apollo non è un dio ma un essere mutato geneticamente. Va bene lo stesso?  Alla prossima, figlie e figli di Apollo!)

(*) Sì, è il nono post della serie. Se perrrrrrrrrrrò cercate in bottega le puntate precedenti dovete digitare «Come si scrive fantascienza» per le puntate 7 e 8 mentre per le altre la frsse maggggica è «Leggere e scrivere fantascienza». Colpa di Giulia? Noooooooo, la confusione è tutta di Paperoga che a volte nel “postare” sostituisce il titolare della “bottega” e pasticcia. [db]

Redazione
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