«Con il cuore in Palestina»

Accade a Catania, con Pasolini (ma anche Moni Ovadia) e con 700 partecipanti.

di  Domenico Stimolo

Una iniziativa egregia quella organizzata, il 10 settembre, a Catania dal circolo Città Futura, in sinergia con la cooperativa Azdak che gestisce l’arena Argentina oltreché lo storico Cinestudio presso il cine King.

La serata è dedicata alla Palestina «in solidarietà con la popolazione di Gaza». Il cuore dell’iniziativa è la proiezione del documentario/film «Sopralluoghi in Palestina» del compianto Pier Paolo Pasolini, maestro, regista e poeta della cultura innovativa italiana per lungo tempo.

Non è un film di facile intrattenimento. Nella motivazione d’origine e nello sviluppo del percorso dei suoi 52 minuti. Anzi. La scelta ragionata degli organizzatori era quella di portare alla visione e alla riflessione le immagini, rigidamente in bianco e nero, del come era la Palestina, nei luoghi, nelle persone, nel contesto politico- sociale, cinquant’anni addietro. Guardare indietro per meglio riflettere sull’oggi, sulle tragiche vicende che ancora caratterizzano quei luoghi, specie dopo le immane distruzioni apportate nelle settimane scorse dallo Stato di Israele alla popolazione che vive nel “carcere all’aperto” di Gaza.

Il film di Pasolini venne girato nel 1963, in sopralluogo per la preparazione di «Il Vangelo secondo Matteo». Essenzialmente è costituito dai dialoghi – intercorsi in itinere per circa quindici giorni, “lungo i luoghi toccati” – fra Pasolini e don Andrea Carraro della Pro Civitate Christiana di Assisi. Scorrono le immagini e le testimonianze raccolte fra Giordania, Galilea e Siria, soffermandosi in particolare a Nazareth, Betlemme, Gerusalemme, Damasco, più altri luoghi minori.

Nella sua visione poetica il regista cercava i luoghi biblici, le facce, le dinamiche caratteriali, gli ambiti idonei per la costruzione del suo film. Restò deluso. Erano passati 20 secoli, con tutte le “modernità” introdotte nelle aree controllate da Israele. Non c’erano più l’odore e la passione idonea per realizzare il suo «Vangelo secondo Matteo». Il film fu poi girato in alcune aree del sud Italia, principalmente a Matera con i suoi “sassi”.

Belli e intensi, anche per i laici, i dialoghi fra il regista e don Andrea. Uno scambio di impressioni e pareri che vanno oltre il movente d’origine. Ricostruiscono il senso della storia, dell’umana memoria, il valore universale dei luoghi, le afflizioni di ieri e di oggi.

Prima del film, dopo le presentazioni, intercalate dall’intervento musicale del palestinese Faisal Taher, è stata proiettato il calzante video-intervento di Moni Ovadia che con la sua nota capacità di analisi ha ricostruito le tappe e lo stato in essere della lunga e drammatica sofferenza del popolo palestinese.

Ha stupito alquanto vedere la partecipazione di quasi 700 persone, molte giovani. Nel nostro contesto sociale c’è ancora vitalità, curiosità culturale, interesse socio-politico. C’è principalmente solidarietà e sostegno operoso ai palestinesi reclusi in casa loro. L’incasso sarà devoluto ad associazioni di intervento presenti a Gaza.

Redazione
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