Contro la pena di morte: due post dal Comitato Paul Rougeau

1 – Usa: Ayala ha perso la sua lotta; 2 -Iran: arrestato a 15 anni e impiccato a 21. A seguire la lettera di presentazione e il sommario del 240esimo «Foglio di collegamento»

Aramys Donell Ayala

 

ARAMIS AYALA HA PERSO LA SUA BATTAGLIA

In Florida, sola contro tutti, la giovane accusatrice nera Aramis Ayala ha dovuto recedere dal dichiarato proposito di non chiedere la pena di morte nei casi in cui lei dovrà sostenere l’accusa e di non ordinare l’esecuzione dei detenuti già condannati.

L’aperta dichiarazione fatta il 16 marzo dall’accusatrice del Nono Circuito giudiziario della Florida, Aramis Donnell Ayala, di non voler chiedere la pena di morte nei casi in cui dovrà sostenere l’accusa né ordinare l’esecuzione dei prigionieri già condannati, scatenò un putiferio tra le autorità di quello Stato. Il Governatore Rick Scott tolse subito alla Ayala 24 casi capitali o potenzialmente tali affidandoli a un accusatore sicuramente forcaiolo: Brad King. La Camera dei Rappresentanti della Florida, l’Associazione degli accusatori, i parenti delle vittime del crimine e molti personaggi di spicco in grado di influenzare l’opinione pubblica, chiesero che venissero presi provvedimenti contro di lei. (1)

La giovane accusatrice nera Aramis Ayala ebbe la forza di reagire a tutto questo e ricorse presso la Corte Suprema della Florida per riavere i casi che le erano stai tolti. Il ricorso della Ayala è stato discusso pubblicamente il 28 giugno (2). Da quel momento è cominciata l’attesa per il pronunciamento della Corte che è infine arrivato in piena estate.

Il 31 agosto la Corte Suprema della Florida, con la maggioranza di 5 voti contro 2, ha sentenziato che Aramis Ayala “ha dimostrato di non comprendere la legge della Florida” rigettando la sua richiesta di riavere i 24 casi capitali che le erano stati tolti dal governatore Rick Scott.

Grande soddisfazione è stata espressa dai molti avversari dell’accusatrice. Pochi si sono schierati con la Ayala. Tra di essi Mark Elliot, direttore dell’associazione abolizionista Floridians for Alternatives to the Death Penalty, che ha dichiarato: “La sentenza di oggi non invalida la verità delle critiche mosse da Aramis Ayala al sistema della pena di morte della Florida, caotico e irrimediabilmente guasto… La procuratrice Ayala ha dimostrato una seria devozione alla sicurezza e al benessere delle famiglie della Florida, spostando l’attenzione sulla necessità di consegnare più criminali alla giustizia e prevenire un maggior numero di crimini. La pena di morte, costosa, sprecona e perditempo, dimostra che i processi capitali non fanno nulla per prevenire i crimini violenti o per aiutare i familiari delle vittime in modo rapido e significativo. […]”

Ben diversa reazione alla sentenza ha avuto l’onorevole Bob Cortes, il deputato che nel maggio scorso aveva chiesto al Governatore di togliere alla Ayala i 24 casi potenzialmente capitali, nonché di sospendere la procuratrice. Cortes ha scritto al Governatore chiedendogli nuovamente di sospendere Aramis Ayala: “Adesso che la Corte Suprema ha affermato che Lei sta esercitando correttamente i suoi diritti legali di Governatore nell’assegnare ad altri procuratori i casi della Ayala, Le chiedo rispettosamente un’altra volta di sospendere la Procuratrice Aramis Ayala dal suo incarico nel Nono Circuito […] I cittadini del Nono Circuito giudiziario meritano di avere un accusatore che cerchi giustizia e non abusi della sua discrezionalità”.

In seguito alla sentenza, di fronte al rischio di essere sospesa dall’incarico, Aramis Donnell Ayala ha dichiarato che si adeguerà alla decisione della Corte Suprema e che cercherà di ottenere la pena di morte nei casi futuri, ogni qualvolta questa pena sia richiesta all’unanimità da una Commissione, da lei nominata, composta da 7 accusatori appartenenti al suo ufficio. Ha aggiunto che rispetterà la decisione della Commissione che comprende membri che hanno già perseguito in passato la pena di morte: “Ho scelto questa squadra di procuratori esperti e sono del tutto convinta che essi rispetteranno la legge. Nessuno di loro si è mai espresso contro la pena di morte, né è mai stato un accertato oppositore alla medesima.”

La Ayala ha anche chiarito che non continuerà a battersi per riavere i casi che le sono già stati tolti, ma che intende perseguire tutti i futuri casi di omicidio di primo grado. Ha detto che la decisione della Corte Suprema della Florida “ha fissato lo scenario nel quale mi muoverò d’ora innanzi”.

Un portavoce del Governatore, John Tupps, ha avvertito che Rick Scott continuerà a controllare il funzionamento dell’ufficio di Ayala, aggiungendo: “Il Governatore deve essere convinto che la pena di morte verrà utilizzata secondo la legge della Florida, quando ritenuta appropriata. Il governatore starà sempre dalla parte delle vittime dei crimini.”

Per la cronaca: negli otto anni precedenti l’incarico dato alla Ayala, nella sua giurisdizione vi fu una sola condanna a morte, nel 2015. Quella precedente risale al 2008. Ciò dimostra che il polverone sollevato contro Aramis Donnell Ayala origina più che altro da una questione di principio.

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(1) Vedi numeri 237, 238, 239; (2) vedi numero 239

ARRESTATO A 15 ANNI, CONDANNATO A MORTE A 16, IMPICCATO A 21 ANNI

Amnesty International si è battuta invano per salvare dall’impiccagione Alireza Tajiki, un iraniano condannato a morte a 16 anni di età, in violazione alle norme internazionali, per un omicidio commesso nel 2012 quando aveva 15 anni. E ha protestato vivamente dopo l’esecuzione. Purtroppo – come osserva Claudio Giusti – l’Iran negli anni Novanta ha sì aderito alla Convenzione delle Nazioni Unite sui diritti dell’Infanzia ma riservandosi di non rispettarla ove “il testo della Convenzione sia o diventi incompatibile con le leggi interne o gli standard islamici in qualsiasi momento e in qualsiasi caso”. Peraltro anche gli Stati Uniti d’America aderirono alla Convenzione con un’analoga riserva (e continuarono a mettere a morte minorenni all’epoca del crimine fino al 2005).

Così scrive Amnesty in un Comunicato Stampa del 10 agosto: Alireza Tajiki, arrestato incriminato e condannato a morte da minorenne, è stato impiccato questa mattina in una prigione di Shiraz, nell’Iran meridionale. “Procedendo a questa esecuzione sfidando i loro obblighi di diritto internazionale e la grande indignazione dell’opinione pubblica internazionale, le autorità iraniane hanno ancora una volta crudelmente mostrato di ignorare del tutto i diritti dei minori. Questa vergognosa azione segna una svolta per l’Iran e rivela la vacuità delle affermazioni secondo le quali l’Iran ha un valido sistema di giustizia minorile”, ha dichiarato Magdalena Mughrabi, vicedirettrice di Amnesty International per il Medio Oriente e l’Africa del Nord.

Alireza Tajiki è stato il quarto minorenne al momento del reato messo a morte quest’anno in Iran. La sua esecuzione, portata a termine nonostante avesse denunciato di essere stato costretto a confessare sotto tortura, conferma l’orrenda tendenza da parte delle autorità iraniane a mettere a morte persone arrestate quando erano minorenni, spesso al termine di processi profondamente iniqui”, ha proseguito Mughrabi.

Questa esecuzione costituisce una clamorosa violazione della Convenzione delle Nazioni Unite sui diritti dell’Infanzia, che l’Iran ha ratificato due decenni fa. Impiccando Alireza Tajiki, le autorità iraniane hanno confermato l’agghiacciante intenzione di portare avanti questa terribile prassi e hanno mostrato di non avere voglia di dare seguito alle tanto proclamate riforme introdotte per salvare dalla pena di morte i rei minorenni”, ha concluso Mughrabi.

NUMERO 240 DEL “FOGLIO DI COLLEGAMENTO”

Invio il numero 240 del nostro Foglio di Collegamento il cui sommario è riportato qui sotto.

Questo numero riguarda i due mesi centrali del periodo estivo. Purtroppo, la morte non va mai in vacanza e di brutte notizie ve ne dobbiamo dare parecchie. Ve le diamo senza perdere la speranza e guardando all’innegabile, sia pur lento, progresso della civiltà.

Il numero si apre con un articolo sulla sconfitta di Aramis Ayala, la coraggiosa accusatrice nera della Florida che nel marzo scorso aveva preso posizione contro il Governatore Rick Perry e tutto l’establishment del suo Stato, decidendo di non chiedere più la pena di morte né l’esecuzione dei detenuti già condannati nella propria giurisdizione. Aramis Ayala si è adeguata prudentemente a ciò che ha deciso la Corte Suprema della Florida. Non possiamo darle torto, dal momento che in caso contrario avrebbe perso ogni potere, anche quello di perseguire una maggiore giustizia nei casi capitali di sua competenza.

Tra le buone notizie ci sono quelle che riguardano il Marocco, la Mongolia, gli Stati Uniti d’America, in cui due psicologi torturatori sono stati costretti a corrispondere un indennizzo finanziario alle loro vittime, e, tutto sommato, l’Italia.

In questo numero trovate un’ampia discussione della legge che sanziona la tortura approvata recentemente nel nostro Paese. Le organizzazioni per i diritti umani non sono soddisfatte da una legge tutt’altro che perfetta che arriva con decenni di ritardo. Tuttavia, come scrivono Amnesty International Italia e l’Associazione Antigone, tale legge è meglio di niente e può essere il punto di partenza per ulteriori passi in avanti.

Importante e di grande attualità è l’approvazione del Trattato internazionale che proibisce le armi nucleari (trattato di cui purtroppo il nostro Paese non fa ancora parte).

Cordiali saluti

Giuseppe Lodoli per il Comitato Paul Rougeau

PS – Scriveteci, il colloquio tra noi è molto importante per migliorare il nostro lavoro.

Sito Web del Comitato Paul Rougeau: www.comitatopaulrougeau.org

Pagina Facebook del Comitato:  Amici e sostenitori comitato Paul Rougeau contro la pena di morte

SOMMARIO del numero 240 – Luglio/Agosto 2017

1 ) Aramis Ayala ha perso la sua battaglia                                                          

2 ) Fissata per il 16 novembre l’esecuzione di Larry Swearingen                     

3 ) Riprendono le esecuzioni in Florida: ucciso Mark Asay                              

4 ) L’Ohio riparte con le esecuzioni: ucciso Ronald Phillips       

5 ) Concessa una valutazione psichiatrica allo schizofrenico Panetti   

6 ) Due psicologi torturatori risarciscono tre vittime della CIA             

7 ) L’uragano Harvey regala tre mesi di vita al texano Juan Castillo        

8 ) Arrestato a 15 anni, condannato a morte a 16, impiccato a 21 anni                

9 ) Duterte va avanti alla grande con le esecuzioni extragiudiziarie                 

10) Due esecuzioni nelle asettiche camere della morte giapponesi              

11) Il re del Marocco concede centinaia di grazie                        

12) Approvata in Italia una legge che punisce la tortura           

13) Adottato il trattato che proibisce le armi nucleari                 

14) Notiziario: Arizona, Bielorussia, Iran, Mongolia, Texas, Yemen 

Questo numero riguarda i mesi di giugno e luglio 2017 ed è aggiornato con le informazioni disponibili fino al 2 settembre.

AIUTIAMOCI A TROVARE NUOVI ADERENTI

E’ di vitale importanza per il Comitato potersi giovare dell’entusiasmo e delle risorse personali di nuovi aderenti. Pertanto facciamo affidamento sui nostri soci pregandoli di trovare altre persone sensibili alla problematica della pena di morte disposte ad iscriversi alla nostra associazione.

Cercate soci disposti anche soltanto a versare la quota sociale.

Cercate soci attivi. Chiunque può diventare un socio ATTIVO facente parte dello staff del Comitato Paul Rougeau.

Cercate volontari disposti ad andare a parlare nelle scuole dopo un periodo di formazione al se­guito di soci già esperti.

Cercate amici con cui lavorare per il nostro sito Web, per le tradu­zioni. Occorre qualcuno che mandi avanti i libri in corso di pubblicazione, produca magliette e mate­riale promozionale, orga­nizzi campagne e azioni urgenti, si occupi della gestione dei soci, della raccolta fondi ecc.

Se ogni socio riuscisse ad ottenere l’iscrizione di un’altra persona, l’efficacia della nostra azione aumenterebbe enormemente.

ISTRUZIONI PER ISCRIVERSI AL COMITATO PAUL ROUGEAU

Per aderire al Comitato Paul Rougeau invia un messaggio e-mail all’indirizzo prougeau@tiscali.it con una breve autopresentazione e con i tuoi dati. Appena puoi paga la quota associativa sul c. c. postale del Comitato Paul Rougeau.

Responsabile dei contatti con i soci è Grazia Guaschino (Tel. 011 8991482).

Le quote associative annuali sono le seguenti:

Socio Ordinario € 35

Socio Sostenitore € 70

Socio Giovanile (fino a 18 anni o a 26 anni se studente) € 18

Per ricevere il Foglio di Collegamento su carta, aggiungere all’anno € 18

L’edizione e-mail del Foglio di Collegamento è gratuita per soci e simpatizzanti, chiedetela a: prougeau@tiscali.it

Versate la quota associativa sul c. c. postale n. 45648003 intestato al Comitato Paul Rougeau (viale Pubblico Passeggio 46, 29100 Piacenza – IBAN: IT31Q0760112600000045648003) specificando la causale.

LE VIGNETTE – scelte dalla “bottega” – SONO DI GIULIANO SPAGNUL.

 

Redazione
La redazione della bottega è composta da Daniele Barbieri e da chi in via del tutto libera, gratuita e volontaria contribuisce con contenuti, informazioni e opinioni.

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