Contro Mondiali: come sarebbero le nazionali senza migranti?

Riflessioni su calcio e immigrazione all’epoca degli ululati razzisti negli stadi.

di Maria Teresa Messidoro (*)

Il tema dei migranti è ormai da tempo nelle prime pagine dei giornali, sui social e nelle discussioni politiche, oltre a quelle informali tra la gente “comune”. Si costruiscono muri, aumentano gesti inconsulti contro migranti, in Europa come negli Stati Uniti, dove la politica razzista del governo Trump sembra voler gareggiare con le decisioni e le scelte di casa nostra. Il Mare Mediterraneo ogni giorno di più è una fossa comune, tappa finale del viaggio della disperazione di milioni di persone, che fuggono dalle guerre, dalle carestie e dalle crisi di cui l’Europa e il neo liberismo ancora dominate sono responsabili.

Mentre si rifiutano ufficialmente i migranti, il nostro cinismo ci porta a trarne il massimo profitto, e il mondo del calcio non fa eccezione. Per lo meno 43 giocatori nati in Africa o con genitori africani integrano 8 delle 14 selezioni della UEFA (l’Unione Europea delle Federazioni Calcistiche Europee) presenti ai mondiali,  1 giocatore è di origine asiatica, 10 provengono dai Balcani e 16 dal Sudamerica, includendo l’area caraibica. In totale, il continente europeo che tanto denigra i migranti, li umilia, li espelle e li sfrutta, deve appoggiarsi su una settantina di giocatori frutto delle migrazioni: per alcuni giorni, ma solo per alcuni, i tifosi si dimenticheranno di muri, del colore della pelle e della propria xenofobia.

Ecco la lista:

FRANCIA 17 giocatori:

14 Africani: Steve Mandanda (Congo), Presnel Kimpembe (Congo), Samuel Umtiti (Camerun), Adil Rami (Marocco), Djibril Sidibe (Senegal), Benjamín Mendy (Senegal), Paul Pogba (Guinea), Corentin Tolisso (Togo), N´Golo Kanté (Mali), Blaise Matuidi (Angola), Steven Nzonzi (Congo), Nabil Fekir (Algeria), Kylian Mbappé (Camerun), Ousmané Dembelé (Malí-Mauritania).

1 Asiatico: Alphonse Areola (Filippine).

2 Caraibici: Raphael Varane (Martinica), Thomas Lemar (Guadalupe).

 

Svizzera 14 giocatori:

7 Africani: Yvon Mvogo (Camerun), Francois Moubandje (Camerun), Joan Djourou (Costa d’Avorio), Gelson Fernandes (Capo Verde), Breel Embolo (Camerun), Denis Zakaria (Congo-Sud Sudan), Manuel Akangi (Nigeria).

6 Balcanici: Granit Xhaka (Kossovo), Valon Behrami (Kossovo), Blerim Dzemaili (Albania), Xherdan Shaqiri (Kossovo), Haris Seferovic (Bosnia), Mario Gavranovic (Bosnia).

1 Sudamericano: Ricardo Rodríguez (Cile).

 

BELGIO 8 giocatori:

7 Africani: Dedrick Boyatá (Congo), Marouane Fellaini (Marocco), Mousa Dembelé (Mali), Nacer Chadli (Marocco), Romelu Lukaku (Congo), Michy Batshuayi (Congo), Youri Tielemans (Congo).

1 Balcanico: Adnan Januzaj (Albania-Kossovo).

 

INGHILTERRA 8 giocatori:

2 Africani: Danny Welbeck (Ghana), Dele Alli (Nigeria).

5 Caraibici: Ashley Young (Giamaica), Ruben Loftus (Giamaica), Raheem Sterling (Giamaica), Kyle Walker (Giamaica), Danny Rose (Giamaica).

1 Sudamericano: Fabian Delph (Guyana).

 

PORTOGALLO 6 giocatori:

5 Africanos: William Carvalho (Angola), Joao Mario (Angola), Gelson Martins (Capo Verde), Ricardo Pereira (Capo Verde), Manuel Fernandez (Capo Verde).

1 Sudamericano: Pepe (Brasile).

 

GERMANIA 5 giocatori:

3 Africani: Antonio Rudiger (Sierra Leona), Jerome Boateng (Ghana), Sami Khedira (Tunisi).

2 Balcánicos: Mesut Ozil (Turchia), Ilkay Gundogan (Turchia).

 

DANIMARCA 5 giocatori:

3 Africani: Mathias Jorgensen (Gambia), Yussuf Poulsen (Tanzania), Pione Sisto (Uganda).

1 Caraibico: Viktor Fisher (Haiti)

1 Sudamericano: Martin Braithwaite (Guyana)

 

SVEZIA 3 giocatori:

2 Africani: Martín Olsson (Kenia), Isaac Thelin (Congo)

1 Balcanico: Jimmy Durmaz (Turchia)

 

SPAGNA 3 giocatori:

3 Sudamericani: Thiago Alcantara (Brasile), Rodrigo Moreno (Brasile), Diego Costa (Brasile).

 

POLONIA 1 giocatore:

1 Sudamericano: Thiago Rangel (Brasile).

Paradossalmente, il paese che più apporta giocatori alle nazionali più forti al mondo è il Congo, che non si è mai classificato per una Coppa del Mondo e che occupa l’83° posizione nella classifica mondiale della FIFA, che comprende 211 nazioni. E’ un ulteriore dimostrazione del modello di “sviluppo” che si vende e si impone: le potenze occidentali guadagnano sfruttando le materie prime, le risorse minerarie, il lavoro e, come nel caso del calcio, anche il talento.

Due esempi per tutti: Kylian Mbappè e Romelu Lukaku.

Kylian Mbappè è cresciuto in un casermone del comune di Bondy, un sobborgo di Parigi; una delle tante Banlieue francesi, tempo fa luogo di esilio per chi vi era condannato dalla nobiltà parigina e successivamente diventate rifugio per i migranti africani, provenienti soprattutto dalle colonie.

Dalle banlieue provengono molti dei giocatori che hanno posto la nazionale francese tra le otto migliori al mondo: Paul Pogbà è cresciuto a Lagny sur Marne, N’Golo Kanté a Suresnes, Blaise Matuidi a Fontenay-sous-Bois, Benjamin Mendy a Longjumeau. Anche Alphonse AreolaPresnel Kimpembe e Steven Nzonzi hanno iniziato la carriera calcistica in questi contesti sociali. Oggi Mbappè è la promessa divenuta certezza: ad appena 19 anni ha sconfitto il grande Messi, ed il suo valore sembra essere intorno a 250 milioni di euro. Sua madre, Fayza Lamazi, è algerina, ex giocatrice di palla a mano; il padre, Wilfried Mbappè, ha cercato di essere un giocatore, oggi allena squadre minorili. Il 12 luglio 1998, l’unica volta in cui la Francia si laureò campione del mondo, Kylian non era ancora nato; allora, quella nazionale cercò di unire uno stato dominato dal razzismo. La selezione “black, blanc-beur” (negri, bianchi ed arabi) non riuscì ad estirpare quel male. Ancora oggi, le statistiche dicono che quattro imprese su cinque discriminano migranti ed africani. Per questa ragione, pochi pensano che diventi realtà il passaggio al Real Madrid di Kylian Mbappè.

Romelu Lukaku invece è la migliore arma offensiva che ha portato il Belgio in Russia, contribuendo ai suoi successi.

E’ un gigante di 25 anni e 1,91 metri di altezza, nato a Amberes dove i suoi genitori, Roger e Adolphine, arrivarono dalla vecchia colonia del Congo. Roger Lukaku arrivò in Belgio come promessa del calcio, ma la sua carriera si limitò alla seconda divisione; i suoi insuccessi portarono la famiglia poco alla volta alla rovina. Racconta lo stesso Romelu in una intervista concessa al The Players Tribune: “Quando avevo appena sei anni, mi accorsi che mia madre mescolava il latte con l’acqua; chiesi allora a mio padre come dovevo fare per diventare calciatore. Non sopportavo vedere mia madre in quello stato, dovevo fare qualcosa per cambiare”. Sempre Romelu aggiunge in una sua autobiografia: “chi si occupa di calcio parla sempre della forza mentale. Bè, io sono il tipo più forte che conosco. Mi rivedo, piccolo, seduto nell’oscurità, con mio fratello, mentre mia madre recitava le preghiere, ed io a pensare, credendo e sapendo che qualcosa di bello sarebbe successo”.

Non sappiamo chi vincerà, se la Francia o il Belgio, speriamo però che vinca un altro mondo possibile, perché non succeda più che, come direbbe Eduardo Galeano, “chi emigra intraprenda una odissea, che a volte finisce nel Mare Mediterraneo, o nel Mare Caraibico, o nelle pietraie del Rio Bravo”

 

Liberamente tratto da

El origen de fútbol

Fútbol e inmigración

(*) vicepresidente Associazione Lisangà culture in movimento

Fino al 16 luglio, giorno della finalissima di Russia 2018, la Bottega ospiterà articoli dedicati a raccontare la massima competizione calcistica in maniera altra.

 

Teresa Messidoro

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