Coronavirus: in arrivo il reddito di emergenza. E se abolissimo il denaro?

La Santa furiosa, l’immagine è puramente illustrativa, non ho torturato, né distrutto banconote da 100 euro.

di Santa Spanò

Dopo  la sospensione degli adempimenti tributari e i pagamenti di contributi e mutui per gli abitanti della ex “zona rossa”, l’apertura agli ammortizzatori sociali a chi in condizioni ordinarie non ne beneficiava, arriva adesso il reddito di emergenza.

Il nuovo decreto, che dovrebbe arrivare per Pasqua, soprannominato “Cura Italia”, risponderà all’emergenza con un aiuto economico a quanti con le restrizioni degli ultimi decreti hanno perso il lavoro, hanno dovuto chiudere aziende o esercizi commerciali, ai precari, agli autonomi, liberi professionisti, disoccupati.

Si parla di un reddito di 800 euro al mese, con verifiche e ovvie limitazioni, si prevede la riapertura della cassa integrazione e tutta una serie d’interventi che tranquillamente potete reperire e leggere in rete, sul sito del Ministero della Salute si possono leggere alcune delle misure straordinarie previste per sanità, famiglie e lavoro.

Ora mi pongo e vi pongo una domanda: E se il Governo abolisse il denaro?

Non sto parlando di abolire il denaro definitivamente, ma di metterlo in standby, in attesa. In questa fase, così difficile per l’intera popolazione, mettere da parte i soldi, non nel senso di accumularli, ma di tralasciarli.

Certamente farete le giuste osservazioni dicendo che siamo in un’economia circolare e di mercato in cui è impossibile praticare una sorta di baratto che non richieda una moneta come contro valore, non siamo piccole comunità dove risulta agevole lo scambio equo di beni e servizi. Non voglio fare adesso un discorso articolato di economia, né vaneggiare un modello new age, semplicemente fare delle osservazioni su cui riflettere.

Il coronavirus, Covid-19, ci ha messi con le spalle al muro, l’emergenza ha costretto le istituzioni a prendere decisioni limite fermando tutto, tranne l’essenziale, beni e servizi di prima necessità.  Eccoci, ci troviamo di fronte ad una realtà dove i movimenti sono limitati e quello di cui abbiamo bisogno sono i beni e servizi essenziali, e allora perché non abolire il denaro?

Niente tasse, niente tributi, niente mutui, niente bollette, niente stipendi, solo uno scambio. La fornitura di acqua, luce, gas, telecomunicazioni, farmaci, cure sanitarie, alimenti, abbigliamento se necessita, cancelleria, svago ecc. in cambio di servizi.

Ognuno continua a fare la sua parte per il bene comune, un bene più alto, senza la necessità della moneta, si tratta di una economia basata sui reali bisogni, cosa indispensabile in questo frangente. Non c’è necessità di vacanze, di beni voluttuari, inutili o lussuosi, c’è l’urgenza di affrontare un virus e salvaguardare la vita umana, non abbiano necessità di spostarci perché ci troviamo davanti ad una pandemia che ha colpito tutte le nazioni e a cui tutte le nazioni devono far fronte.

Ha scritto Massimo Fini:

Se prendo un individuo singolo e lo privo di tutto il denaro costui, in una società strutturata come la nostra a economia monetaria, muore di fame, ma se prendo tutto il denaro del mondo e lo butto nel cesso l’umanità vive lo stesso.

Forse è vero il contrario, proprio perché ci troviamo in un’economia di questo tipo a farcela è proprio il singolo, penso all’irlandese Mark Boyle, laureato in economia, che ha deciso di vivere nel rispetto dell’ambiente, abbandonando la logica del consumismo e l’uso della moneta, lo racconta e lo spiega nel suo libro manifesto, che è anche diario, L’uomo senza soldi.

Il suo non è l’unico esempio, Heidemarie Schwermer, autrice del libro Vivere senza soldi, ha compiuto scelte che definiremmo controcorrente, rinunciando al conto in banca e a una casa di proprietà, ha fondato una banca del tempo per lo scambio gratuito di aiuto.

Io stessa raccontai anni fa in questo post Oggi sembra che tutto si possa venderee comprare (se avete tempo, pare adesso ne abbiamo a sufficienza, leggetelo), la storia di Raphael Fellmer che ha costruito una rete per la redistribuzione di tutti gli avanzi alimentari destinati al macero e progetta la realizzazione di un eco-villaggio, Eotopia, senza denaro.

Dicevo appunto, e magari converrete anche voi leggendo queste testimonianze, che il singolo può farcela proprio perché si avvantaggia della solidarietà altrui che continua a vivere secondo le leggi del mercato.

José Pepe Mujica

Un esempio sicuramente più illuminante ci arriva non dall’uomo comune, i cui bisogni pensiamo siano più limitati, ma da un uomo di Stato, Pepe Mujica, Presidente dell’Uruguay e oggi senatore della repubblica, definito il Presidente più povero del mondo.  Ha rinunciato al 90% del suo stipendio, vive in una modesta casa di campagna e si prende cura del suo orto.

Anche qui se avete tempo leggetevi il suo libro Una pecora nera al potere. Pepe Mujica, la politica della gente, oggi in tempo di coronavirus, anche lui in casa, in una video intervista per il programma della televisione spagnola Lo de Évole con Jordi Évole, dichiara che:

“Non sarà il virus a decretare la fine del capitalismo. Questo deve venire dalla volontà organizzata degli uomini, che sono stati quelli che lo hanno creato” e aggiunge “Smettila di truffare. Il dio mercato è la religione fanatica del nostro tempo, governa tutto” […], e con rabbia si domanda “Non so perché diavolo un pugno di vecchi vogliono ancora accumulare sempre più soldi. Perché non smettono di scopare in giro? Se stanno per morire come il figlio di un vicino”, e lancia un appello per affrontare e superare questa sfida biologica: “Questa crisi così grave può servire per ricordarci che i problemi globali sono anche i nostri problemi… Dobbiamo combattere l’egoismo che ci portiamo dentro al fine di superare il coronavirus, dobbiamo diventare socialmente uniti gli uni agli altri… Una sfida per ricordarci che non possediamo il Mondo.” (Le riflessionidi José -Pepe- Mujica su lasexta.com)

Queste testimonianze non devono risultarvi sbalorditive, piuttosto indurvi ad una riflessione più attenta per riconsiderare il rapporto con il denaro.

Ora non sto dicendo che i nostri rappresentanti parlamentari si debbano trasferire in una roulotte come   Mark Boyle e il nostro presidente del consiglio Conte deve fare i suoi interventi da una grotta, si chiama Giuseppe, ma non vive a Betlemme e non abbiamo a che fare con Erode che vuole sterminare solo i nascituri maschi, abbiamo di fronte un virus, il Covid-19 che è trasversale e interraziale, agisce  senza distinzione di sesso, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali, altamente democratico.

Né tantomeno dico che i ricchi debbano spogliarsi dei propri beni, tutto questo sarebbe inverosimile, sto ipotizzando di “congelare” in questa fase il denaro, di farne a meno. Questo consentirebbe da un lato di non discriminare nessuno, considerate le somme stanziate e destinate ai vari Enti, non si sa bene la fine che fanno, cifre che spariscono, capitali sottratti, lo sappiamo bene e ne abbiamo esperienza con le passate calamità, lo stesso vale per i singoli e le famiglie, magari chi ha davvero necessità non ha accesso agli strumenti o all’informazione corretta per richiederlo, tra quelli che lo richiedono alcuni potrebbero non rientrare nei parametri previsti, ma nella realtà dei fatti si trovano in situazioni di bisogno. Senza trascurare che in una situazione di criticità sociale la prima ad insinuarsi in vari modi è la criminalità, sia a livello di mercato che familiare, dove c’è crisi diventiamo tutti più deboli e facilmente manipolabili, la schiavitù viene dal bisogno.

E non dimentichiamoci la nostra burocrazia elefantesca e le difficoltà tecniche, sono di oggi le migliaia di segnalazioni per il disservizio e la difficoltà ad accedere al sito dell’Inps per la richiesta del bonus da 600 euro, tra attacchi hacker e rallentamenti che impediscono di accedere al sito.

Abolire il denaro avrebbe ricadute positive su tutto, certo la percentuale di furbi in un sistema di questo tipo verrebbe avvantaggiata, lo penso e lo starete pensando anche voi, ma non possiamo sempre sottometterci ai balordi, qui è in gioco l’equilibrio di un intero sistema che partendo da questa situazione di estrema criticità potrebbe riprogettare questa nostra Italia, riprogettare l’industria, l’economia, facendo leva sulle nostre reali ricchezze, puntando sulla ricerca, l’arte, il paesaggio, l’agricoltura, le opere dell’ingegno. Gettare le basi e iniziare a progettare, con una visione ampia e illuminata, la ricostruzione di un paese che ha tutte le potenzialità per essere il Giardino d’Europa.

Abolire il denaro, adesso, solo per adesso, significherebbe non dover pensare alla ricchezza, a dover pagare, affrontare spese, sostenere costi, saldare debiti, ma concentrarsi in uno sforzo comune ad affrontare il coronavirus e ridisegnare il nostro futuro, niente guadagni, niente soldi, ma scambi di valore da non misurare sulla quantità di ciò che si dà rispetto a ciò che si prende.

E riprendo qui le parole di Jorge Luis Borges:

Colui che dà non si priva di ciò che dà. Dare e ricevere sono la stessa cosa.

Se queste mie riflessioni le ritenete valide, condividete il mio pensiero, facciamo che arrivi alle tavole decisionali, facciamo che si possa strutturare concretamente, facciamolo circolare. Qualcuno può sgomentarsi davanti all’affermazione: Aboliamo il denaro!

Ma se ci pensate bene i più si servono di questa merce di scambio per beni e servizi vitali, altri per il potere, la decimazione della popolazione, l’arresto della produzione, il crollo dell’economia globale andrà a minare questi nostri presunti equilibri che nell’ultima epoca si sono mostrati più squilibrati di questa mia osservazione.

Il coronavirus, l’isolamento domestico, si legge da più parti ci cambierà, il Covid-19 sarà l’antidoto all’individualismo, ebbene proviamo a fare un salto di qualità andando verso una direzione di bene collettivo, di condivisione, se invece lascerete lettera morta queste mie riflessioni lo considererò come un pesce d’aprile, una sciocca e insensata idea per divertirvi e intrattenervi, come oramai molti fanno da più parti in attesa che in un modo o nell’altro torneremo a vivere, o sopravvivere, come prima.

  • Le immagini in questo post provengono dal web, copyright dei rispettivi aventi diritto che ringrazio.

(*) Post ripreso da http://lasantafuriosa.blogspot.com/

Santa Spanò
Diceva Mark Twain: "Ci sono due momenti importanti nella vita: quando nasci e quando capisci perché". E io nacqui. Sul perché ci sto lavorando, tra la bottega, il mio blog http://lasantafuriosa.blogspot.it/ e... il resto ve lo racconto strada facendo.
Dimenticavo, io sono Santa!

16 commenti

  • angelo maddalena

    a me questo contributo mi sembra molto interessante, vorrei anche pubblicarlo nel mio libro Se canti non muori, che sto per stampare, ma soprattutto mi interessa perché rompe un meccanismo-catena, che è quello temevo di dover ritrovare nel testo dopo aver letto il titolo, e invece mi ha spiazzato piacevolmente: io e altri come me, artisti della vita, prima che dell’espressione (ne ho scritto nel mio ultimo lunedì dell’Angelo in bottega) siamo da tempo in questa linea: povertà che libera (anche dal potere del denaro) e condivisione che diventa miracolo (il miracolo non è la moltiplicazione ma la condivisione, cardinal MArtini docet!), in questi giorni sento amici in Liguria che mi raccontano di ristoranti che condividono verdure, insieme ad altri amici realizzano torte salate e le condividono tra di loro, tra quelli che non hanno possibilità di comprare (le regalano ai più bisognosi, diciamo così) e un pò le vendono a chi può comprarle e con il ricavato compensano quelle che regalano, un circuito di dono, scambio, condivisione e circolazione di denaro al minimo, sembra un buon esempio. Io so anche che ci sarà o già c’è chi fa per moda alcune cose, ma senza concretezza, a differenza dell’esempio ligure citato, o con concretezza di facciata, ho sentito dire (e credo ce ne siano e bisogna documentarle) di esempi simili che si stanno diffondendo, ovviamente sarà poco raccontato da un sistema di informazione di regime, come quello che favorisce le notizie subdole e superficiali di tante radio di questi giorni, oggi Luciana Littizzetto e un giornalista di Radio Dj citavano esempi di “cretini” che buttano l’acqua sui passanti (a Salerno) o che escono di casa senza motivo valido, in tutti i casi è un’informazione che non va alla radice, gioca sugli effetti fottendosene, per esempio, del fatto che i “cretini” che buttano l’acqua sui passanti, lo fanno anche perchè certe emittenti radiofoniche buoniste e vomitevolmente banalizzanti, hanno pompato per giorni e giorni il mantra terrorizzante e repressivo del “Io sto a casa”, “restate a casa”, senza minimamente parlare dei milioni di lavoratori che continuavano e continuano a lavorare anche dopo il DPCM dell’8 marzo o giù di lì, perchè, tanto per parlare di cause e responsabilità, ci sono soggetti e grosse organizzazioni come Confindustria che instistono e fomentano il lavoro coatto e l’apertura a oltranza di certe fabbriche e industrie, non perché fondamentali alla Comunità ma perché fondamentali a certi interessi privati, con il risultato che il cognionazzo pecorone, invece di chiedersi se c’è una causa e una responsabilità a monte, se la prende con il povero pedono o ciclista o farmacista che torna dal lavoro 8come il caso citato dalla Littizzetto)

  • Grazie mille Angelo, soprattutto per aver condiviso in modo così pieno il tuo pensiero e le tante esperienze delle persone che fanno la differenza.
    Spero di rispondere all’Angelo Maddalena che conosco io, in questo caso tra Cunti e canti di Santi, ti mancava una Santa e il voler condividere il mio pensiero nella tua prossima pubblicazione mi onora.
    Così come l’aver letto a fondo la mia riflessione, perché quando si parla di denaro si è tutti molto “tiepidi” nel condividere, a maggior ragione se è accompagnato dalla parola “senza”.
    Trascurando che, al di là di un ragionamento molto più largo e profondo sull’argomento, ho cercato di parlare concretamente di una possibile soluzione all’emorragia che la pandemia ha generato.
    In un commento qualcuno mi ha fatto notare che “sono controcorrente”, ho risposto che non mi pare proprio di esserlo, anzi piuttosto una valutazione così radicale l’ho ponderata come una diga per arginare la corrente che ci sta per investire.
    Grazie per gli esempi di “economia non monetaria” che dai e per aver posto l’accento sul “valore” delle nostre azioni che difficilmente può avere un controvalore monetizzabile.
    Ma la tua storia, umana e artistica, non poteva parlare diversamente.
    Ripeto ora qualcosa che ho già detto e continuo a dire, si parla da più parti che il virus ci cambierà, è “l’antidoto all’individualismo”, io credo che non cambierà nulla, se non lo scenario macroeconomico, anzi continueremo ad essere ciò che siamo leggermente dilatati, gli individualisti lo saranno ancora di più e gli “altri” saranno ancora più “per gli altri”.
    Mi auguro solo che questo minuscolo appello dal basso possa raggiungere anche qualche economista per uno studio di fattibilità, ora, adesso, in questo preciso momento storico che ci vede testimoni.
    Per il resto ognuno di noi continua e continuerà a fare la sua piccola grande parte, pur non essendo personaggio pubblico o sotto i riflettori.
    Almeno di questo abbiamo la certezza.
    E come in una tua canzone:
    E guastano feste
    E aumenta la peste
    La peste della civiltà
    Vernice di cristianità

    • angelo maddalena

      grazie Santa, mi dai gioia e onore ricordandoti le mie canzoni di Santi e di briganti e il finale della canzone Marco Camenisch, quindi vuol dire che ci siamo incontrai almeno dieci anni fa, sentiamoci magari via fb, ti ho mandato un messaggio su messenge, oppure chiamami, il mio numero è 3881973465, o dammi un tuo numero che ti chiamo io

  • Ritengo interessante l’articolo non in relazione alla praticabilità di una messa in mora del denaro; ma in quanto la proposta fornisce l’opportunità di riflettere sulle tendenze, ancora sotterranee, ma che iniziano a emergere o vengono presentite, che assumeranno i nuovi tempi.
    Mentre la tendenza al superamento degli stati nazione è evidente, ed è attuata in quanto favorisce la rapina del capitale; altri sono meno pronunciate, ma le persone più sensibili già riescono a segnalarne la presenza. L’aggregazione in piccole comunità autonome, ad esempio, caratterizzate dal tentativo di uscire dalle leggi di mercato e contemporaneamente dalla politica (sostituita dall’amministrazione); il recupero di valore del concetto di beni comuni; la richiesta di reddito indipendentemente dalla produzione e dalla produttività (diritto alla vita); l’aspirazione alla democrazia diretta, la cui interpretazione deformata e deformate dei 5 stelle non ne oscura la validità ecc.

    Ogni riflessione allora che ponga in luce i caratteri in formazione della Città Futura non solo sono sono benvenuti: sono necessari. Perché indice incoraggiante di una imminenza ancora non manifesta ma che preme per essere detta. Le forme per esprimersi sono altrettanto indefinite di quanto siano i tempi di realizzazione; tuttavia è sufficiente per convincersi che il comunismo si approssima e le convulsioni che ne anticiperanno l’alba già in iziate.
    Non ce ne rendiamo conto, ma il comunismo sta bussando alla nostra porta.

    • Innanzitutto un saluto affettuoso, è sempre bello leggerti, leggere la tua tensione emotiva verso una società giusta. Quello che scrivi mi fa pensare a un po’ di cose, intanto mi riporta ad un conterraneo Campanella, al suo “debellar tre mali estremi: tirannide, sofismi, ipocrisia”, poi al suo trattato La città del Sole, l’aspirazione ad una città ideale, non tanto utopica, quanto morale, giusta, egualitaria (qualcuno potrà dire: é più utopica di così che vuoi). Non mi dilungo perché conosciamo il filosofo e per chi non lo conoscesse uno spunto interessante di lettura in questo periodo di “svaghi domestici”.
      Poi mi hai fatto pensare ad un’altra realtà lontana nel tempo e anche nello spazio dalla città di Campanella, la città di Auroville nell’India meridionale. Un’aurora per l’appunto, ecosostenibile, senza denaro, decisioni collettive, eppure anch’essa “utopica”, quantomeno nella lettura di un articolo in cui mi sono imbattuta della giornalista Maddy Crowell: “Auroville concepita come una comunità internazionale libera da governo, denaro, religione e conflitti. Non ha funzionato esattamente come previsto… un’economia insostenibile, grovigli di burocrazia, denaro segreto e nessun modo di tenere traccia di tutto.” E continuando a leggere la criminalità che l’assedia.
      Tutto questo per dire che la visione di una Città Futura dovrebbe tenere conto delle presenti e passate esperienze, delle istanze dell’oggi più che mai per essere sostenibile davvero.

  • Corrado Seletti

    Entro nella discussione per dire che:
    – per fare ciò servirebbe il riconoscimento globale di una moneta virtuale ( tipo il Dollaro USA – poi spiego) e l’azzeramento del debito pubblico delle nazioni; in quanto a mio modo di pensare non si sortirebbe a nulla, anzi si entrerebbe in un vortice di “schiavitù” moderna di prevaricazione di ricchi (pochi) su poveri (tanti), cioè tutti gli altri.
    Mi spiego:
    – da studi accreditati risulterebbe che si potrebbe, modificando il sistema, azzerando il debito, razionalizzando le risorse, inquinando meno, riciclando di più, creando circolarità, in Europa si potrebbe vivere/sopravvivere con circa 700€ mensili; questo comunque creerebbe squilibrio rispetto ai paesi SVP od in Via di Sviluppo; ed allora sarebbe opportuno “creare” un reddito universale, che non potrà essere superiore a 450 Dollari pro-capite.
    È chiaro che se ora, damble’, venisse operata questa soluzione noi occidentali ci troveremmo paurosamente poveri a scapito di coloro i quali (tantissimi) vivono con 1 Dollaro al giorno…
    Perché i Dollari perché è la valuta riconosciuta e praticata, da un capo all’altro del pianeta, per tutte le transazioni commerciali e non solo..per ottenere ciò l’Europa dovrebbe rinunciare all’€, gli Inglesi alla Sterlina, i Russi al Rublo e così via di seguito; e l’America a cosa? Alla Sovranità Monetaria!!!
    Ora, non mi dilungo ulteriormente; penso però che avremmo a livello globale bisogno di POLITICI LUNGIMIRANTI E PENSANTI, in grado di portare l’umanità a fare un grande salto di qualità!
    Per tornare a noi ed alla fase che stiamo vivendo (ITALIA), senza addentrarmi sugli errori macroscopici commessi, al posto di chi ci governa, CONTE e C. non avrei chiesto all’Europa,né € né di sforare, cioè l’azzeramento totale o parziale del debito pubblico che ci portiamo appresso; quale occasione migliore!
    Corrado

  • Buongiorno Corrado, grazie per questa disamina articolata su cui riflettere. E di spunti anche qui, come negli altri commenti, ne corrono parecchi. Il tuo ragionamento mi porta alla mia risposta al commento di Mauro Antonio Miglieruolo, citando l’esperienza di Auroville, ho parlato di una città “assediata” dalla criminalità, i problemi sulla sicurezza arrivano ovviamente dal di fuori, dai villaggi vicini, bande armate assaltano gli abitanti di Auroville, aggressioni, furti, violenze, stupri, di contro la particolare configurazione della città impedisce di mettere in sicurezza le vie d’accesso.
    So che questa considerazione può sembrarti fuori tema, ma ho cercato di antropomorfizzare lo squilibrio di cui parli, nel senso che se io costruisco una comunità potenzialmente perfetta, ma intorno non vige lo stesso sistema o creo una comunità chiusa, nel significato di inaccessibile ed autosostenibile, o dovrò misurarmi e contemperare la mia realtà con l’esterno.
    Tornando al tuo ragionamento mi trovi perfettamente d’accordo sulla necessità di azzerare il debito pubblico, piuttosto che bramare, come fanno in molti, uno shock monetario. Ma qui entriamo nel mondo della politica e dovremmo essere così avveduti da costituire una “classe politica”, non portaborse, faccendieri, uomini e donne di paglia (prestanomi e burattini), finanche persone “per bene”, ma incapaci o senza nessuna visione o esperienza.
    Le colpe e le logiche dell’euro o la forza del dollaro stanno sempre dietro ad una logica monetaria, quando invece potremmo spostare l’attenzione sulle risorse con un’economia al servizio di tutti, mi viene da pensare per fare un esempio banalmente pratico all’esperienza del car/bike sharing, dei mezzi messi a mia disposizione per quando ne ho necessità e disponibili agli altri quando a me non servono.
    In ogni caso ricostituire l’ordine mondiale non è certo cosa semplice, né tanto meno nel breve periodo, di sicuro dovremmo aspirare ad un cambiamento, un grande cambiamento. Nel mio caso mi riferivo al breve periodo, una risposta logica allo stato di emergenza, visto che bisogni e servizi sono in questa fase limitati ed impediscono a molti, nella logica della moneta, di farvi fronte.

  • angelo maddalena

    ciao, mi fa piacere che lo stimolo di Santa abbia stimolato pensieri e spunti di riflessione, però io vorrei riportare il discorso a una dimensione fattibile e già praticata, e lasciarmi alle spalle i discorsi troppo teorici del reddito universale, il dollaro ecc. ecc, ed andare al succo, a quello che dice Santa alla fine del suo ultimo commento: “Nel mio caso mi riferivo al breve periodo, una risposta logica allo stato di emergenza, visto che bisogni e servizi sono in questa fase limitati ed impediscono a molti, nella logica della moneta, di farvi fronte”, Santa parla anche di cose concrete come il bike e il car sharing, io andrei oltre, e l’ho scritto in alcuni mie ricorrenti “appelli”, in questa bottega e altrove: i mezzi pubblici devono essere gratuiti, come prima cosa di base, sia per una questione di condivisione e di accesso a chi non può, sia per una questione ormai sempre più inevitabile di insopportabilità dell’esistente, e non uso la parola “sostenibilità” perché troppo usata: io da anni racconto e canto la pratica del trasporto pubblico gratuito, e ovviamente la pratico, e sono convinto che così facendo dò un contributo all’aria, all’acqua e al clima molto più importante, alto e concreto di quello che può dare una Greta Thumnerg, ma non io in quanto io, ma onguno di noi nel momento in cui concilia teoria e prassi, individuo e comunità, e qui ne approfitto per agganciarmi al discorso di un commento di Corrado (credo), secondo il quale il comunismo bussa alle porte, però è vero quello che scrive Santa: dobbiamo tener conto di quello che è stato: io so per esperienza che un comunista ortodosso, così come un anarchico o un equosolidale, ancora oggi direbbero che non pagare il biglietto dell’autobus è illegale o penalizza l’Azienda pubblica o scemenze del genere: che è quasi come pensare quello che miliardari come Crozza e Marco Travaglio stanno dicendo in questi giorni o nei giorni scorsi, per scoraggiare chi, da disperato, si trova adesso costretto a non pagare o con enormi difficoltà a pagare le tasse: “Chi non paga le tasse non è solo un evasore ma anche un assassino”; dice Travaglio continuando il pensiero di Crozza, io spero che ci lasceremo alle spalle queste meschinità per non dire altro, e le lasceremo ai miliardari o quanto meno milionari dello showbisness travestiti da giornalisti di frontiera (e qualcosa di buono la scrive Travaglio, anche in questi giorni, devo ammetterlo, contro la repressione e la caccia all’untore e il militarismo), o da comici satirici come Crozza si presenta ed è anche bravo a farlo, quindi ci dobbiamo riprendere in mano le nostre vite, è questo credo il succo del discorso di Santa: a me ieri mi hanno regalato salumi e pesce fritto, e io li ho distribuiti ai miei vicini di casa, da qui dobbiamo ripartire, ma per andare lontano, non per fermarci ai soliti scogli ideologici che spesso fanno da maschera per non tirar fuori la nostra responsabilità individuale e il coraggio di vivere pienamente .

    • Un trasporto pubblico integralmente gratuito esiste, parliamo di alcune città, di pochi casi ovviamente. Ma sono modelli che si possono “copiare”, si parla tanto di scambi, ma alla fine non si scambiano mai competenze e progetti collaudati, forse perché mancano davvero le professionalità, siamo un paese di vecchi tutto qui e non intendo in senso cronologico. Siamo riusciti a modellarci sul sistema consumistico tipicamente americano, dammi tutto quello che non mi serve e sono felice, e non riusciamo ad introdurre miglioramenti alla qualità della vita in un paese ricchissimo di risorse.
      E comunque si, Angelo, mi riferisco alla situazione attuale, pur cosciente che in ogni sistema esistono forme di vita totalmente parassitarie, alcune innocue ed altre dannose, anche qui, come per il coronavirus, bisogna studiare le cure. Intanto prima di procedere allo studio del come e perché tamponare una ferita è la prima cosa utile da fare, credo.
      Se affido ad uno la garza, ad un altro il disinfettante, ad un altro ancora la siringa, a qualcun altro il filo per la sutura ecc. e devo anche attendere il nulla osta di un sanitario, finisce che nel frattempo mi sono dissanguata.

      • angelo maddalena

        sì Santa, quando dici di tamponare ti riferisci al fatto che la cosa più importante è cominciare o continuare a promuovere e praticare un’economia di scambio e condivisione e di riappropriamento di quello che ci spetta, siano i trasporti pubblici o altro, o sbaglio?

        • Mi fa piacere che il post abbia stimolato condivisioni, scambi e conoscenze. Oltretutto ci trova d’accordo sul ridisegnare un nuovo futuro con studi precisi di fattibilità, qualcuno potrebbe dire: ora di tempo ne abbiamo!
          Per rispondere alla tua domanda Angelo io mi riferisco sempre alla situazione di emergenza legata al Covid-19.

    • Corrado Seletti

      Caro Angelo,
      Quella del comunismo…era di Mario Antonio, cioè la sua chiosa finale…
      Aggiungo solo che in questa situazione stiamo implementando il debito e meglio sarebbe stato ridurlo..parafrasando “noi non vi
      chiediamo di sforarlo né aiuti monetari (alla UE)…vi chiediamo di Azzerarcelo…
      Così presto o tardi ci presenteranno il conto e saranno “cavoli”..
      Il resto sono proposte, soluzioni; in fondo tutti noi stiamo mettendo/tentando di mettere un tassello per un futuro migliore senza diseguagluanze…da qualche parte bisogna partire, prima he sia tardi magari lo è già…non bisogna rassegnarsi perché all’improvviso capita sempre un sassolino od un Golia!
      “NON perdiamoci di vista”
      Corrado

      • angelo maddalena

        grazie Corrado, scusa, ma tu dove abiti? e volevo sapere anche Mario Antonio dove abita, appunto per…non perderci di vista, mi piace il “sassolino” che può capitare, ce ne sono tanti: tempo fa trovai un testo scritto da o per ragazzi palestinesi che erano riusciti a far volare degli aquiloni per superare la striscia dei controlli israeliani, non ricordo bene i dettagli, ma il tuo evocare i “sassolini” mi ha fatto venire in mente…oggi pomeriggio a proposito, da un balcone del terzo o quarto piano, ci chiama una bambina a me e a un mio amico che passeggiavamo sotto casa, e la bambina ci grida “vi mando un aeroplanino”, il mio capisce “vi mando un panino” e dice “No no grazie”, io chiedo di nuovo alla bambina e lei dice “Vi mando una poesia in un aeroplanino di carta”, e ce lo ha buttato giù, ovviamente l’aeroplanino di carta ha fatto un pò di volteggi e spinto dal vento è andato in là, rievocandomi la bellissima canzone dei Perturbazione Agosto, e il video di animazione, quando abbiamo preso in mano l’areoplanino c’erano scritte queste parole: “ci vuole un minuto per notare una persona speciale, un’ora per apprezzarla, un giorno per vederla bene, tutta una vita per dimenticarla”, e sotto c’era scritto il nome dell’autore: Charlie Chaplin

        • Corrado Seletti

          Caro Angelo, la metafora del sassolino ci fa capire 1) non bisogna perdere la speranza, cioè credere fino in fondo (non mollare) che le cose che faremo serviranno ( plurale maiestatis ) alla collettività 2) chi governa o cerca di farlo, facendoci credere… dall’alto dei palazzi…non lo mette in conto e questo è un vantaggio per noi comuni 3) bisogna essere attenti…il sassolino magari è già lì – c’è chi non lo mette in conto / c’è chi si fa prendere dall’ansia e non lo vede …
          Ora, tutto quello che accade non sembra normale; ma se “giriamo la moneta”, se abbiamo la volontà di farlo ne capiamo le ragioni!
          Ti faccio un esempio banale (risorse disponibili), i pigmei x sfamarsi prendono dalla foresta solo quello x il giorno e se la preda dovesse essere consistente torneranno a cacciare quando sarebbe senza; in questa breve illustrazione ci sta il succo della tutela delle risorse comuni del pianeta; se ci pensi i predatori (animali) fanno la stessa cosa.
          Chiudo parlandoti dei vasi comunicanti, la metafora serve per comprendere che cambiando stile/i di vita, mettendosi in gioco, dando il meglio di noi stessi, giorno per giorno, anche proponendo e praticando piccole cose, le diseguaglianze si appianerebbero (immagino tu abbia compreso); occorre entrare in un percorso però, dovrebbero essere varate POLITICHE AD OC, PER FARLO SERVIREBBERO POLITICI LUNGIMIRANTI MENTRE ALÈ…TUTTI A RINCORRERE IL MERCATO E PRONI ALLA LEGGE DELLE MULTINAZIONALI…
          Cambiare si può, la differenza la fa da dove si inizia…poi arriva il sassolino!
          … MADRE terra aveva bisogno di respirare, ci ha messo tutti in quarantena…
          “NON perdiamoci di vista”
          Corrado*
          *ci puoi trovare sulla pagina FB
          Perilfuturodellenostrevalli
          Ambiente Salute e Vita

  • Molto interessante. Citando il libro che ha perso questa discussione in Italia quasi vent’anni fa “Economie senza Denaro ” di Maurizio Pittau la scommessa è riuscire a conciliare la produzione con la relazione e il mercato con la reciprocità.

    • Grazie Carlotta per questo contributo che s’inserisce tra le tante altre voci che spostano l’attenzione da un’economia individualistica ad una economia di reciprocità.
      Andrebbe sempre ricordato che il denaro, e la moneta, non sono le parti fondamentali di un’economia, la parte fondamentale resta la produzione, lo scambio di beni/servizi che il denaro dovrebbe facilitare e invece pare abbia sostituito… Deformando quello che l’economia dovrebbe essere, un’economia relazionale.

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