Cosa succede fra le mura del carcere Dozza ?

Dai detenuti della Dozza, dai solidali in presidio sotto il carcere il 16 aprile e una denuncia di Vito Totire (Circolo Chico Mendes e Centro Francesco Lorusso).

Lettera dai detenuti della “Dozza”
27 marzo 2020

Buongiorno. Noi detenuti della casa circondariale di Bologna (Dozza), a nome di tutti i detenuti, è stato riscontrato che all’interno del carcere ci sono vari casi positivi al covid-19 (coronavirus). Alcuni detenuti sono stati trasferiti non si sa dove e alcuni in infermeria senza essere avvisati di nulla, essendoci stata anche la rivolta, che purtroppo ha causato un grave danno alla struttura. Soprattutto quella medica e sanitaria non avendo i mezzi per combattere il virus, infermerie distrutte e non più operative ai piani, la struttura si ritrova con una sola infermeria per tutto il carcere e addirittura sprovvista di medicinali, tra la quale i detenuti richiedono supporto medico dalle guardie e infermieri ma non vengono calcolati da nessuno!

Tutti i detenuti sono sprovvisti di mascherine, guanti e soprattutto senza materiale per disinfettare (vestiti, coperte, lenzuola etc etc), non abbiamo più la possibilità di lavarli correttamente non facendo più i colloqui e la struttura è sprovvista di lavatrici o metodi per la corretta disinfezione, tutti gli ambienti (doccia) sono mangiati dalla muffa, con il soffitto che cade a pezzi, condizioni igienico-sanitarie pari a zero. Qua dentro siamo a rischi di contagio di varie malattie, per non dimenticare che siamo in una cella di 10mq in 2 persone compreso il bagno. Addirittura fino a qualche giorno fa eravamo in 3 chiusi 24h su 24 per più di 14 giorni, attualmente siamo aperti solo 2 ore al giorno per poter camminare nel corridoio del nostro braccio in 50 persone senza poter usufruire delle aree esterne dichiarate inagibili come tutto il carcere. Ci sentiamo abbandonati a morire da soli qua dentro, senza poter far nulla, senza vedere neanche le nostre famiglie. La maggior parte dei detenuti ha tutti i requisiti di poter andare a casa con la propria famiglia e usufruire degli arresti domiciliare per espiare la propria pena in condizioni dignitose e soprattutto igieniche.

Chiediamo aiuto, siamo tutti nelle vostre mani!

Grazie.

Bologna – Condividiamo il contributo di alcunx compagnx anarchiche/ci che oggi erano in presidio sotto al carcere della Dozza (*)

La mattina del 16 aprile, in risposta all’appello dei parenti dei detenuti di Roma e dei/delle solidali che li hanno sostenuti per tornare pubblicamente sotto il carcere di Rebibbia, una dozzina di compagnx ha raggiunto le mura del carcere della Dozza di Bologna per portare un saluto e capire dalle loro voci come si sta sviluppando la situazione dentro le mura passato più di un mese dalla rivolta.

I/le compagnx sono riuscite a parlare con alcune persone rinchiuse, alcune delle quali stanno nella sezione AS3 che, dopo la morte di Vincenzo per covid avvenuta il 2 aprile, doveva essere chiusa per far posto ai detenuti della sezione giudiziaria (devastata nel corso della rivolta). I trasferimenti previsti per lo svuotamento dell’AS3 sono stati probabilmente interrotti dopo la notizia dei contagi che ne sono seguiti. Infatti, nelle scorse settimane, oltre 30 detenuti sono stati trasferiti nelle carceri di San Gimignano e di Tolmezzo, destinazioni che certamente non lasciano immaginare un miglioramento delle condizioni di prigionia (se mai si possano immaginare). I detenuti sono risultati positivi al tampone a trasferimento già avvenuto e questo ha logicamente scatenato la rabbia delle altre persone rinchiuse. Quale criterio di tutela della salute dei prigionieri stanno seguendo DAP e compagnia bella nei trasferimenti? Evidentemente nessuno, perchè la tutela della salute dei prigionieri non è cosa importante per lorsignori, questo già lo sapevamo e non ci stupisce.

Le voci uscite da dentro hanno ringraziato per la presenza e raccontato di condizioni disperate. Hanno riportato che molti detenuti sono ammalati e che non sono ancora state date loro le mascherine. Del resto, già sapevamo che il responsabile capo di medicina penitenziaria dell’Ausl di Bologna, Roberto Ragazzi, con una circolare interna datata 24 febbraio aveva dato disposizioni a tutti gli operatori sanitari di non utilizzare le mascherine durante le visite ai detenuti, nell’infermeria e negli ambulatori della Dozza, per timore di generare preoccupazioni e tensioni all’interno della struttura. Da dentro ci hanno inoltre riportato che tutti i prigionieri sono senza ora d’aria da settimane e che non fanno videochiamate in sostituzione ai colloqui, ma solo 1 telefonata di 10 minuti alla settimana che si devono pagare loro.

Dopo circa 15 minuti il gruppo di compagnx è stato raggiunto da un dispiegamento sproporzionato di Digos, secondini, volanti e celere che ha fermato tuttx, multandoli per aver violato il decreto (compagnx con guanti e mascherine, sbirri decisamente meno attenti “alla profilassi” e senza garantire il metro di distanza). Il fermo è avvenuto in un punto in cui i/le solidali erano a vista dalle celle e per questo la solidarietà dei detenuti si è fatta sentire con urla e insulti agli sbirri, invertendo i ruoli a cui siamo abituatx.

NON CI STANCHIAMO DI RIBADIRLO ANCHE OGGI: L’UNICA SICUREZZA E’ LA LIBERTA’.

(*) Tratto da https://oltreilcarcere.noblogs.org.

 

Cristo si è fermato al carcere della Dozza di Bologna e in tutte le altre “istituzioni totali”…

di Vito Totire ( *)

Invieremo entro oggi – giorno di Pasqua per i cattolici –  un esposto via  alla Procura della Repubblica di Bologna relativo alla morte di una persona di 76 anni (già detenuta in carcere),  avvenuta in ospedale alla mezzanotte del 2 aprile 2020 in coro di degenza presso l’ospedale s.Orsola ;
si è trattato di un omicidio colposo prevenibile con la adozione delle necessarie misure di prevenzione ?

RICORRONO GI ESTREMI DELL’ART.589 DEL CCP , OMICIDIO COLPOSO?

ABBIAMO UNA NOSTRA IPOTESI E CHIEDIAMO ALLA MAGISTRATURA DI INDAGARE.

Anzitutto – è di dominio pubbico – vi sono altri luoghi di “accoglienza” colpiti più del carcere (dal punto del numero delle persone coinvolte) ;

le cronache  parlano di un numero elevatissimo di decessi emersi dalle case di riposo (secondo una fonte riportata dal Resto del Carlino dell’8 aprile , “diciotto decessi in uno dei più importanti istituti di Bologna”;

non vogliamo dunque  fare un discorso relativo al carcere separato da tutto il contesto sociale e territoriale; sta di fatto però che per le case di riposo si sono già mobilitati i Nas dei carabinieri e la Procura -secondo indiscrezioni della stampa- ”attende i rapporti per aprire i fascicoli”; non abbiamo percepito con altrettanta chiarezza la ipotesi della imminenza o della possibilità concreta di “apertura  di un fascicolo” per il carcere;

né per il decesso della persona che abbiamo citato in relazione ai fatti successivi alle protesta dei detenuti (in particolare i fatti di Modena);  

tuttavia, qualora questa “apertura di fascicoli” per le carceri  fosse all’orizzonte,  faremo semplicemente istanza di entrare nel futuro eventuale  procedimento come parte civile;

nel nostro esposto cerchiamo di ricostruire, per ora, i fatti relativi all’andamento del contagio del carcere di Bologna sulla base di alcuni dati “giornalistici” acquisiti, in attesa di una relazione epidemiologica che abbiamo chiesto alla Ausl il 5 marzo del 2020,  e che non abbiamo ricevuto;

come non abbiamo mai ricevuto copia del secondo rapporto semestrale sulle carceri dl 2019  (ex-art.15 della legge di riforma penitenziaria del 1975) pur avendolo  richiesto via pec  fin dal 2 gennaio 2020;

col nostro esposto vogliamo dare un messaggio affinché la trasparenza e la giustizia si affermino anche nelle istituzioni totali più chiuse come le carceri;

che il decesso del 2 aprile non sia che la punta dell’iceberg è più che evidente; senza dimenticare i fatti di Modena e di Rieti , dobbiamo ricordare che il carcere di Bologna è stato teatro, fin dalla sua apertura, di una serie lunghissima e drammatica di morti – tra le quali dobbiamo ricordare anche i suicidi- morti  “archiviate “ o per le quali non si poteva archiviare nulla perché non era stato neppure “aperto nessun fascicolo”;

per esempio per il recente “suicidio” del detenuto Monti ;

oltre gli aspetti giudiziari, grave è la rimozione sociale della drammatica catena di eventi luttuosi verificati,  che stiamo cercando di ricostruire storicamente per evitare che la rimozione diventi il terreno di cultura di ulteriori futuri lutti.

(*) Vito Totire, coordinamento per l’ecologia sociale: circolo Chico Mendes e Centro Francesco Lorusso via Polese 30 40122-Bologna

Giorno di Pasqua , 12.4.2020

Copia dell’esposto è disponibile per chi fosse interessato.

 

alexik

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