Cotechino al veleno (Ma che sapore avrà il biodiesel? – Parte seconda)

di Alessio Adamiano – fedorpavlovic@yahoo.it

La maggior parte delle persone, anche coloro che masticano scienza  quotidianamente, ignorano o fanno finta di ignorare che la maggior parte del suolo coltivabile (con le tecnologie agricole attuali, si intende!) è adibito alla produzione di foraggi animali.

Prendiamo per esempio il Brasile, famoso in tutto il mondo per essere uno dei paesi con la più alta produzione percentuale di bioetanolo per la ciclomozione, pari circa al 22%. Ebbene, se confrontiamo il dato relativo alla superficie coltivata a questo scopo con quello relativo all’utilizzo di suolo per l’allevamento animale, ci accorgiamo di come la produzione di bio-carburante sia decisamente al secondo posto. In soli dieci anni (dal 1990 al 2000) l’Amazzonia Brasiliana ha perso un’area di foresta pari a due volte il Portogallo: la stragrande maggioranza di quest’area è diventata pascolo per bovini, per il consumo interno e per l’esportazione in Europa, Giappone, USA (http://www.nutritionecology.org/it/panel1/intro.html).

Chi lo avrebbe mai detto che l’allevamento animale, e non la produzione di bioetanolo, fosse il maggior responsabile della deforestazione in Amazzonia?
Nessuno scandolo ovviamente, la carne si mangia come i cereali ed in in più è molto nutriente e fornisce proteine e vitamine che le verdure e la frutta non hanno. Giusto?

Sbagliato. L’unico elemento indispensabile all’organismo umano che frutta e verdura non contengono in quantità sufficienti è la famosa vitamina B-12, responsabile, tra molte altre funzioni, della sintesi della mielina per i canali degli assoni, attraverso cui gli impulsi elettrici vengono isolati e si propagano attraverso il corpo da una sinapsi all’altra. La B-12 è facilmente integrabile nela dieta: gli alimenti che in generale ne contengono più di tutti sono l’uovo di gallina (o di oca), latte, formaggi e in ultimo la carne. Le persone che seguono una dieta vegana (senza carne, pesce, latte e suoi derivati), normalmente assumono periodicamente degli integratori (oppure cibi fortificati con questa vitamina, come ad esempio molti dei cereali per bambini oggi in commercio), oppure mangiano di tanto in tanto un uovo. Ma facciamo un passo indietro e torniamo a ragionare su gli impatti ambientali e sui consumi degli allevamenti animali.

Per ottenere un chilogrammo di carne, occorrono dai 2 kilogrammi di concentrati di soia e mais (direttamente utilizzabili per l’alimentazione umana) ai 6 chilogrammi: questa variazione è dovuta al tipo di carne che si vuole produrre, se di pollame o di suino (animali monogastrici), o di bovino. Convertendo il consumo di carne medio in consumo di cereali, salta fuori che un asiatico adulto consuma 130-180 chilogrammi di cereali nell’arco di un anno, mentre un americano di classe media ne consuma più di una tonnellata, di cui l’80 per cento attraverso il consumo di carne.

Il dato finale è che un terzo di cereali coltivati nel mondo viene destinato agli allevamenti animali, e che il 24% delle terre emerse è utilizzato per crescere e sfamare queste bestie. In tutto il mondo si allevano  1 miliardo e 300 milioni di bovini, 2 miliardi e 700 milioni di ovini e caprini, 1 miliardo di suini, 12 miliardi di polli, galline e altro pollame.

Ma tutte queste bestie quanta acqua berranno? E soprattutto, quanta acqua richiedono le coltivazioni dei cereali utilizzati per portarle all’ingrasso?

Nel mondo, il 70% delle risorse idriche è utilizzato, in maniera diretta o indiretta, per la coltivazione di bestiame. Tanta acqua, decisamente troppa anche per qualcosa che poi mangeremo. Basti pensare che per per 1 kg di manzo da allevamento intensivo servono 100.000 litri d’acqua (200.000 se l’allevamento è estensivo); per 1 kg di pollo, servono 3500 litri d’acqua, 2000 per la soia, 1910 per il riso, 1400 per il mais, 900 per il grano, 500 per le patate [1].

Inoltre, le loro deiezioni (la famosa “montagna di merda”) sono tra le principali cause di inquinamento delle acque potabili, essendo responsabili dell’aumento di ammoniaca e nitrati nelle falde acquifere e nelle acque di scorrimento superficiale.

Con un po’ di approssimazione, si può dire che, mentre con un chilogrammo di carne una persona possa mangiare per un giorno, con 6 chilogrammi di cereali può mangiare per 6 giorni.

I numeri sono impietosi e la maggior parte delle volte spaventano coloro che si ritengono distanti o che credono (in buona fede) di non gravare con le loro abitudini alimentari sui paesi del terzo mondo, e in particolar modo sull’ambiente in generale.

Beh, che queste persone prendano finalmente atto che nelle regioni temperate i bovini sono i principali responsabilidell’erosione del suolo, che sono responsabili della distruzionedelle foreste pluviali, dell’inquinamento organico(attraverso il letame) e del riscaldamento del pianeta.

In pratica, se per non emettere diossido di carbonio e gas serra in generale avete comprato una macchina elettrica, sappiate che non basta. Potreste prendere tranquillamente una macchina a benzina e, semplicemente riducendo la vostra dieta carnivora, ridurre di molto le dimensioni della vostra “impronta” su questo pianeta, perché per mangiare un chilo di carne bisogna coltivare 6 chili di cereali, e per coltivare 6 chili di cereali servono circa 3 litri di benzina (1 litro ogni 2,2 chilogrammi di mais), senza contare l’energia spesa per portare le bestie dal pascolo al macello e conservarne la carcassa fino ai punti vendita attraverso la famosa catena del freddo (che di combustibile fossile ne consuma un bel po’, soprattutto nelle così dette “navi freezer”).

Detto questo, per onestà intellettuale, vi informo (ma ve l’avevo già detto, no?) che sono vegetariano. Sono di parte, molto di parte, e sicuramente il fattore emotivo non mi permette di avere una visione obiettiva sul tema, nonostante i miei continui sforzi. Tuttavia non sono nato vegetariano e non mi sono convinto da solo. Ho letto molti libri a riguardo, e in fine sono arrivato a “Ecocidio” di Jeremy Rifkin.

I numeri sono numeri, ce poco da fare, e poi mi hanno insegnato che nelle catene trofiche, l’efficienza energetica diminuisce spostandosi gerarchicamente verso il centro, dove ci siamo noi umani, appunto, intenti a sparare i nostri botti di capodanno e a mangiare i nostri cotechini che, per quanto ne sappiamo, potrebbero essere anche istrici edulcorate con un po’ di maiale, oppure con carne di topo…chissà se il “kebabbaro” sotto casa utilizza carne di lama?

Scusate per il delirio…mi ero ripromesso di non essere troppo provocatorio, ma alla fine ho ceduto!

Per farmi perdonare, nel 2011, vi dedicherò una poesia.

Felice anno nuovo a tutti.

[1] David Piementel and Marcia Pimentel, Sustainability of meat-based and plant-based diets and the environment, 1997, American Journal of Clinical Nutrition, Vol. Vol. 78, No. 3, 6605-6635

Alessio

4 commenti

  • Daniele,che l’anno nuovo ci sia leggero(non superficiale),è arrivata l’ora di fare una nuova Rivoluzione:quella delle coscienze e della Dignita.Ti abbraccio Fratello e Compagno,vieni-venite a trovarmi.Marco il monello.

  • Grazie per le informazioni…
    da tempo cerco di ridurre il mio consumo di carne, per il momento ho eliminato quasi del tutto il consumo di salumi, cioè formaggi e insaccati…
    Al prossimo anno

  • Ciao, è la prima volta che leggo un tuo post, e volevo chiederti se potresti consigliarmi qualche libro(più sono meglio è) sull’argomento. io ho letto Se niente importa di foer, ed è un’ottima introduzione che mi ha convinta ad abbandonare la carne, ma adesso sono affamata di informazioni!!

  • Ciao Laura,
    prima di tutto grazi per aver letto il post.
    Di libri sul vegetarianismo ce ne sono veramente tanti, ma molti ahimè sono delle bufale.
    Tra quelli che ho letto, i più seri a mio parere sono quello di Foer che hai letto tu, “Ecocidio” di Jeremy Rifkin e “Il Dilemma dell’onnivoro” di Pollan Michael. Ultimamente un amico mi ha parlato bene anche di “Vegetariani… e allora? Manuale semi-serio di sopravvivenza per neovegetariani”, ma su questo non mi sento di garantire.
    Ecocidio affronta i problemi del consumo di carne a molti livelli: da quello ambientale, a quello etico (sia nei confronti degli animali che degli uomini), dal problema nutrizionale a quello culturale. Secondo me è il libro più completo sull’argomento, anche perchè, come ogni altro libro di Rifkin, pullulla di fonti consultate (quindi raperibili per chi volesse approfondire l’argomento, 😉 ).
    Il Dilemma dell’onnivoro è invece meno completo, ma sempre molto interesante perchè riguarda in particolare gli usi alimentari degli americani e l’influenza che mas-media e grandi case di distrubuzione hanno sui consumatori. Ti avviso che questo libro parla del problema di nutrirs in termini generali, traendo conclusioni diverse dall’abbandono “totale” dlla carne. Ciònonostante rimane un’ottimo libro pieno di informazioni.
    Spero di esserti stato di aiuto.
    Ciao e a presto

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