Crotone: un’altra strage sul lavoro

Causata, ancora una volta, dal mancato rispetto della normativa sulla sicurezza

di Marco Caldiroli (*)

Una strage causata, ancora una volta, dal mancato rispetto della normativa sulla sicurezza sul lavoro. Quando si sapranno i particolari si potrà valutare il peso di coincidenze e fattori esterni che hanno pesato sull’evento. Quello che è certo che il cedimento del terreno durante i lavori che hanno ucciso il proprietario (imprenditore ma in un altro campo) e tre lavoratori si è verificato a causa della mancata armatura dello scavo. E la fretta di riparare un danno alla fognatura non può mai essere un motivo per mettere a rischio – e perdere – la vita.
I morti sono Massimo Marrelli e tre operai che si trovavano con lui: Santo Bruno, 53 anni di Isola Capo Rizzuto; Luigi Ennio Colacino, 45 anni di Cutro; Mario Cristofaro, 49 anni di Crotone.

Anche in questo caso le norme sono chiarissime:

Articolo 118 – Splateamento e sbancamento
1. Nei lavori di splateamento o sbancamento, se previsto l’accesso di lavoratori, le pareti delle fronti di attacco devono avere una inclinazione o un tracciato tali, in relazione alla natura del terreno, da impedire franamenti.
Quando la parete del fronte di attacco supera l’altezza di m 1,50, è vietato il sistema di scavo manuale per scalzamento alla base e conseguente franamento della parete.
2. Quando per la particolare natura del terreno o per causa di piogge, di infiltrazione, di gelo o disgelo, o per altri motivi, siano da temere frane o scoscendimenti, deve essere provveduto all’armatura o al consolidamento del terreno.

Una norma che risale agli anni ’50 e ripresa tal quale nel testo unico sulla sicurezza sul lavoro (Dlgs 81/2008): certamente non una norma studiata a tavolino ma redatta sugli omicidi sul lavoro che l’hanno preceduta e che, nonostante tutto, si sono succeduti.

Le prime ricostruzioni indicano che «l’escavatore che è stato utilizzato per i lavori aveva ammucchiato la terra sul margine della buca. La pioggia che, nel frattempo, aveva iniziato a venir giù in maniera copiosa ha causato lo smottamento del terreno riportando l’enorme massa di terra sopra la loro testa».
In questo caso si sarebbe verificato un altro problema notissimo nei lavori dei cantieri, l’appesantimento del bordo dello scavo con materiali e/o terre anch’esso esplicitamente vietato dalla normativa.
Singolare che diverse testate parlino genericamente di “frana” come se fosse esclusivamente un “fenomeno naturale” e sottolineano il ruolo del “noto imprenditore” (della sanità) che – senza alcuna competenza, improvvisando fino a determinare anche la propria morte – stava evidentemente “dirigendo” i lavori quasi che quest’ultimo debba essere oggetto di particolare condoglianze in quanto, nonostante imprenditore, si “mettesse in gioco” (a rischio) con i propri lavoratori, nascondendo nel lutto (e negandole) le differenze di classe e di rischio fra lavoratori e datori di lavoro.

(*) ripreso da www.medicinademocratica.org

 

Redazione
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Un commento

  • domenico stimolo

    Un intervento lavorativo fatto con assoluta approssimazione. Senza applicazione delle norme legislative che impongono le dinamiche comportamentali, in metodo e attrezzature. Come bene evidenziato nel testo.

    I tre lavoratori e l’imprenditore sono praticamente morti affogati dalle enormi cataste di terra che erano state accumulate sopra lo scavo, profondo circa sei metri. Così affermano tutte le cronache informative che raccontano il tragico evento verificatosi sabato notte.

    Ma chi erano questi lavoratori? ( non tanto i nomi e cognomi). Tra l’altro, raccontano le note informative che altri quattro lavoratori si trovavano sopra lo scavo. A quale azienda appartenevano?
    Alcuni organi informativi ed anche una rete nazionale Rai hanno evidenziato che questi lavoratori erano “dipendenti” dell’imprenditore morto nello scavo.
    Su tutto questo accerteranno gli Organi giudiziari.

    Il dramma è che i lavoratori, certamente ingenuamente generosi data la dinamica dei fatti, si ritrovano cadaveri, con tutto lo strazio delle famiglie.

    Sorprende forte che di fronte ad una tale tragedia lavorativa nessun rappresentante del Governo o dei partiti componenti, tanto solerti nel dire su questo e su quello, abbia espresso pubbliche valutazioni, commenti, condoglianze, prese di posizione, riflessioni, impegni, solidarietà. Almeno io nulla ho sentito o letto. Se ignoro mi si informi!

    Siamo in Calabria…..terre di “Terronia”….altri tipi di “neri”….non quelli costantemente additati al pubblico ludibrio.

    domenico stimolo

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