Cuba: i diritti delle donne minacciati dagli evangelici

Anche nell’isola si diffonde il fondamentalismo che propugna l’odio contro femministe e comunità Lgbt mettendo in discussione le conquiste sociali. Al centro delle violente campagne dei gruppi evangelici il matrimonio ra persone dello stesso sesso e la teoria gender.

di David Lifodi

Foto: Jorge Luis Baños/IPS

 

Il fondamentalismo cristiano-evangelico contro i diritti delle donne e, più in generale, contro tutti i diritti civili, ha raggiunto anche Cuba. A segnalarlo, in un documentato articolo sul sito web dell’agenzia di notizie Ipsnoticias, la sociologa e femminista cubana Magela Romero Almodóvar, docente all’Università dell’Avana.

Le prime apparizioni pubbliche di questi gruppi, a Cuba, risalgono al 2018 in occasione della consulta popular sulla bozza di revisione della Costituzione, il cui articolo 68 intendeva includere il riconoscimento del cosiddetto matrimonio igualitario, cioè tra persone dello stesso sesso. Fu in quella circostanza che le idee omofobe e all’insegna del peggior patriarcato iniziarono ad emergere con forza, come già da tempo accade in gran parte degli altri paesi dell’America latina, in particolare quelli dove sono avvenuti dei colpi di stato che hanno portato le destre, sostenitrici della battaglia contro l’ideologia di genere, al potere. Il 21 settembre 2018 21 gruppi evangelici di Cuba consegnarono al Consiglio di Stato un documento in cui contestavano duramente la teoria gender, ritenendola responsabile di voler distruggere “l’ordine naturale della famiglia” e attaccavano i movimenti femministi e Lgbt.

Questa prima uscita pubblica fu caratterizzata dalla propaganda a favore di “un ordine familiare divino” del tutto corrispondente agli ideali del patriarcato in risposta alle organizzazioni popolari che propugnavano, e sostengono tuttora, l’uguaglianza di genere nel segno della giustizia sociale indipendentemente dalle inclinazioni sessuali delle persone. Non era finita qui. I gruppi evangelici hanno iniziato da allora a scendere in strada nel tentativo di imporre una visione letterale e del tutto non constestualizzata dell’annuncio del Vangelo cristiano, partendo dall’idea, propria anche di altre organizzazioni femminili ultraconservatrici latinoamericane, che la funzione della donna è quella di essere dedita esclusivamente al focolare. Un esempio di questo tipo è il Centro de Madres de Chile (Cema), istituzione cilena sorta nel 1954 che all’epoca del colpo di stato militare dell11 settembre 1973 riuniva decine di migliaia di donne, tutte spose di generali, ufficiali e funzionari del regime pinochettista e manteneva un’impostazione all’insegna della morale, delle buone maniere, della patria e dell’idea secondo la quale le spose erano esclusivamente al servizio dei mariti.

Per fortuna, anche a Cuba si sono rapidamente organizzate performance “Un violador en tu camino” come quella del collettivo femminista cileno LasTesis. Non si è trattato dell’unica risposta al machismo e al tentativo di imporre le idee del patriarcato. Mariela Castro, deputata e direttrice del Centro Nacional de Educación Sexual (Cenesex) ha promesso che Cuba rivedrà più di 50 leggi per decidere se vararne una dedicata esclusivamente alla violenza contro le donne o se includerla in altre già in vigore. All’inizio dello scorso dicembre, in occasione del III Simposio sulla violenza di genere, la prostituzione, il turismo sessuale e la tratta di persone, tenutosi a L’Avana, è emerso con forza il tema della violenza sulle donne a Cuba. Proprio in quella circostanza si è parlato di come fare pressione affinché il governo lavori ad una legge in grado di tutelare le donne da aggressioni e violenze. L’attuale Codice penale cubano, vigente dal 1987, non contiene delle norme che puniscano in forma specifica il femminicidio e proprio per questo motivo, il 21 novembre 2019, il Parlamento ha ricevuto un appello urgente in cui 40 donne cubane esortavano l’inserimento nei lavori dei deputati di una Ley Integral Contra la Violencia de Gènero. Gli ultimi dati sugli episodi di violenza contro le donne a Cuba risalgono al 2016 ed allora già il 26,6% di loro era stata vittima di maltrattamenti nei 12 mesi precedenti alla realizzazione del sondaggio, mentre il 39,6% era stata vittima di violenza in altri momenti della propria vita.

È per tutti questi motivi che occorre fare in fretta, prima che le sette evangeliche, contrarie al matrimonio tra persone dello stesso sesso e responsabili di aver creato le condizioni per dar vita ad una vera e propria caccia alle streghe contro femministe e Lgbt, guadagnino sempre più spazio anche a Cuba.

David Lifodi
Sono nato a Siena e la mia vera occupazione è presso l'Università di Siena. Nel mio lavoro "ufficioso" collaboro con il sito internet www.peacelink.it, con il blog La Bottega del Barbieri e ogni tanto pubblico articoli su altri siti e riviste riguardo a diritti umani, sindacalismo, politica e storia dell’America latina, questione indigena e agraria, ecologia.

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