Cultura e razzismo

di Franco Astengo

L’esito della votazione avvenuta nel Senato della Repubblica sull’istituzione di una commissione straordinaria destinata a indagare sui temi dell’odio, del razzismo e dell’antisemitismo (*) dimostra come sia in atto una vera e propria radicalizzazione nell’espressione di volontà politica attorno a temi squisitamente etici: con buona pace di chi sta discettando sull’ormai conclamata insussistenza della diversità fra destra e sinistra.

L’astensione dei gruppi della Lega, di Forza Italia e di Fratelli d’Italia è stata infatti un atto di espressione di una pura “destra classica” con dentro tutte le sue venature e pulsioni razzistiche che da sempre ne hanno accompagnato il tragico cammino.

E’ evidente che questo voto parlamentare trova sponda in non secondari settori della società italiana ed è frutto di una rielaborazione a livello europeo avvenuta sull’onda del revisionismo storico del quale, da Ernst Nolte in avanti, abbiamo avuto tanti esempi nel corso degli ultimi anni.

L’ondata di razzismo che sta attraversando la società italiana con elementi di vera e propria intolleranza ha un rapporto diretto e un’influenza rispetto al modello politico imperante nel nostro Paese.

Si tratta di un fenomeno che arriva da più lontano e interessa appunto l’insieme del “modello politico” composto dalla realtà dei corpi intermedi, dal ruolo delle istituzioni, dalle complesse modalità di cittadinanza attiva.

Più o meno da trent’anni infatti il “modello politico” italiano ha mutato segno, da luogo di forte partecipazione politica e sociale, a terreno di esclusione per larghe fette di popolazione lasciata, in particolare dalle diverse forme di comunicazione, in balia di una forma continua di propaganda basata sulla paura e sulla miseria culturale.

Questi fattori hanno fatto cadere la realtà di una cultura politica “forte” che faceva da barriera a determinati modelli e meccanismi comportamentali anche usando – perché no? – l’ideologia ma soprattutto proponendo un sistema di valori non destinato però, nella sua espressione, semplicemente alla raccolta indiscriminata del consenso.

La sinistra deve riflettere su quando e come questa strada sia stata abbandonata e sulle possibilità concrete di riprenderla attraverso un progetto di vera e propria riorganizzazione culturale dell’agire politico.

La cultura, anche quella classica degli “studi solidi” di definizione gramsciana non usata per costruire fittizie élites ma come fattore di pedagogia di massa deve essere ancora considerata come il vero e proprio punto di discrimine di fondo tra sinistra e destra.

(*) Il 30 ottobre il Senato ha votato sulla mozione di Liliana Segre per istituire una Commissione straordinaria per il contrasto dei fenomeni di intolleranza, razzismo, antisemitismo e istigazione all’odio e alla violenza. Astensione di tutte le forze politiche del cosiddetto centro-destra.

LE IMMAGINI – scelte dalla “bottega” – sono di Mauro Biani

Redazione
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