Curdi: rivoluzionari in Turchia e controrivoluzionari in Siria?

di Antonello Boassa

I nemici della pace in Siria sono tanti. Britannici, Francesi, Israele, Arabia Saudita, Emirati Arabi, UE… Agiscono all’interno tramite lo Stato Islamico, Al- Nusra, Al Qaeda, addestratori occidentali mentre con l’aviazione e con le fregate bombardano obiettivi militari siriani e russi.
Israele aveva tentato di installarsi all’interno dell’Iraq, con l’ambiziosa operazione della creazione di un Kurdistan indipendente, tramite l’oligarchia collaborazionista di Barzani e soci. Ai sionisti è andata male. Ma con l’aiuto degli States operanti nella Siria del Nord potranno ritentare di nuovo se aspirano alla creazione del “Grande Israele” che comprende – oltre la Siria, il Libano, le aree occidentali dell’Egitto e quelle settentrionali dell’Arabia Saudita – anche parti dell’Iraq.

Gli States hanno già regalato Gerusalemme alla stato ebraico, consentendo (con l’assenso di fatto dell’Unione Europea) ai coloni qualsiasi provocazione e bliz di nazista nefandezza contro la popolazione palestinese ma hanno fatto anche capire alla dirigenza israeliana che ci vuole pazienza, che innanzitutto bisogna ridimensionare l’influenza politica dell’Iran (dallo Yemen al Libano, dalla penisola arabica all’Afghanistan) e in secondo luogo far cadere Assad e ridurre ai minimi termini lo Stato siriano.

Lo “Stato profondo” yankee ha fatto subito fuori il proposito di Donald Trump di dismettere l’operazione militare USA in Siria. A Donald viene lasciata mano libera su operazioni commerciali e dazi (vedi sanzioni contro la Cina e l’Iran non solo su investimenti e beni di consumo ma ora anche sulle armi al fine di recare danni alla Russia e forse anche all’India troppo generosa negli acquisti di materiale bellico da parte del suo potente vicino). Sanzioni ben viste dal Pentagono e dalla CIA.

E’ bene avere chiaro che il “grande Israele” è un’opzione non solo israeliana ma anche yankee. Innanzitutto va detto che ci sono sionisti nel governo e nell’amministrazione Usa più di quanti lobbisti ce ne siano negli uffici della UE. In secondo luogo uno Stato sionista ancora più forte darebbe agli States un maggior potere di controllo sul Medio Oriente, una più efficace capacità di risposta contro Turchia, Russia, Iran… e un ridimensionamento dell’Arabia Saudita (è in cantiere presso i servizi segreti degli States la balcanizzazione della penisola)…

Perché vengano esaudite la ambizioni dei due Stati “canaglia” non solo è necessaria un’azione di più ampio respiro che veda coinvolti da un punto di vista militare altre canaglie come Francia ed Inghilterra ma occorre riuscire a trovare dimora stabile in loco. E gli yankee ci sono riusciti. Dieci basi (di cui due di grande rilevanza militare) nella Siria del Nord occupata attualmente dai Curdi (Rojava) aiutati astutamente nella lotta contro lo Stato Islamico e ora utilizzati per difendere le “conquiste territoriali” da Siriani e Russi. (NOTA 1)
Confronti a fuoco con l’esercito regolare siriano sono facilitati dagli alti comandi militari statunitensi per sabotare i timidi tentativi curdi di negoziare con il governo siriano e di cambiare alleato (con i siriani, con gli iraniani e con i Russi e non con yankee e sionisti). Ultimamente 11 soldati dell’esercito siriano sono stati uccisi a un posto di blocco nel centro di Qamishly. Secondo Rezzan Hiddo, politico curdo, incidenti non casuali ma determinati appositamente dagli Americani (NOTA 2).

I rapporti delle YPG con mercenari statunitensi è ormai di lunga data. Fin dal 2014 è attestato un accordo con una società che si autodefinisce leader riconosciuto nel mercato internazionale dei servizi militari” (NOTA 3)
«Noi, le unità di protezione del popolo, YPG, dichiariamo di cooperare con la Castle international LLC dell’Arizona…» (NOTA 4), un autentico lasciapassare perché venga invaso il territorio e perché vengano permesse ai servizi segreti americani ulteriori operazioni che rendano le YPG e le SFD (Curdi ma anche ex militanti Stato Islamico) sempre più prigionieri della tenaglia strategica del Pentagono e della Cia.

Naturalmente i giochi non sono finiti. Le alleanze provvisorie (soprattutto nel Medio Oriente) possono essere ridiscusse. I Curdi possono ancora ridefinire le alleanze. Mi auguro che ciò possa avvenire. Non esiste in politica il “mai, è troppo tardi”. Certo è però che gli yankee si sono piazzati stabilmente. Chi li potrà cacciare dal Rojava? Chi potrà impedire ora il riconoscimento internazionale di uno Stato “indipendente “curdo da parte degli States e di Israele ? Uno Stato coloniale che costituisca un enclave da cui ripartire per nuove operazioni terroriste jihadiste al servizio dell’Occidente e degli emirati arabi amici delle “democrazie” degli Stati canaglia.

Ipotizzare che il “regime del male”, responsabile fin dalla nascita come Stato, di genocidi in tutto il pianeta fosse un alleato “democratico” o per lo meno affidabile (quanto affidabile lo si è visto con il massacro di Afrin) è stato un errore strategico che può condurre gli stessi Curdi a un disastro politico e militare devastante… e allo stesso tempo contribuire a una perpetua destabilizzazione del Medio Oriente. Perché gli yankee se non hanno il controllo assoluto del territorio, optano per il caos: colonizzazione o caos. Anche nello stesso Occidente. Lo si è visto in Italia. Quando la situazione sembrava sfuggire di mano il caos. Stragi a Milano, Brescia, Bologna…
Certamente la CIA è stata utile nello scontro con lo Stato Islamico dotando le YPG di armamenti anche pesanti. Ma il vantaggio tattico che ne è conseguito è ben poca cosa rispetto alla mancata alleanza strategica con l’asse della Resistenza (Hezbollah, Siria, Iraq, Iran, volontari palestinesi…).

Con gli Americani in casa curda la pace (una vera pace) è impossibile. E al momento giusto, nelle aree del Rojava che saranno concesse dal Pentagono e dalla CIA, l’esercito turco e i suoi alleati jihadisti potranno penetrare con tutta la violenza di cui sono capaci… e nessuno verrà loro in soccorso.

NOTE
1) I rapporti con le altre etnie, secondo le fonti da cui attinge “Vietato parlare”  – cfr www.vietatoparlare.it – sono tutt’altro che pacifici. Si è avuta una manifestazione di non lieve entità a Qamishly per protestare contro l’amministrazione curda che aveva ordinato la chiusura di scuole cristiane, manifestazione che ha avuto esiti violenti quando le forze di sicurezza hanno iniziato a sparare. Le tensioni con la popolazione cristiana sono di antica data. Sono operanti infatti milizie cristiane a protezione dei loro quartieri contro abusi e prevaricazioni. Vedi in proposito “Vietato parlare” “ Siria- I Curdi ordinano la chiusura di scuole cristiane a Qamishly, proteste, spari” 29/8/2018
2) “Ancora fischia il vento” “ Gli Stati Uniti tentano di far deragliare i colloqui di pace tra Damasco e Curdi” 17/9/2018
3) http://www.vietatoparlare.it/le-forze-curde-ingaggiano-una-societa-usa-per-servizi-segreti-e-militari-in-siria-ed-iraq (25/9/2018)
4) “Vietato parlare

 

Redazione
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3 commenti

  • Non condivido assolutamente questo giudizio. I kurdi, in una situazione delicatissima e caotica si sono difesi utilizzando tutte le alleanze possibili, ma non sono rimasti fermi: lo prova il dialogo avviato con Damasco per il riconoscimernto dell’autonomia. Un conto è la tattica del giorno per giorno, con tutto ciò che implica, un conto è la strategia! E la strategia dei kurdi è ed è sempre stata infine: né con Damasco, né con i ribelli!
    La nostra “sinistra” che studia ed elabora da casa sua dove non c’è la guerra, vorrebbe che i kurdi avessero tutti come nemici: oltre a Isis, Al Quada, l’esercito siriano, gli americani, i turchi, gli iraniani, i russi… e chi più ne ha più ne metta.
    La resistenza kurda è troppo intelligente per scegliere la strada del suicidio.
    Al fine, l’articolo propone l’alleanza con i russi e compari: bravi, l’abbiamo visto ad Efrin che cosa è successo. Dopo l’accordo economico con i turchi, i russi hanno ritirato uomini e mezzi da IEfrin permettendo ai turchi e ai jiadisti di bombardare, di massacrare e di occupare un pezzo di Siria e un cantone del Rojava.
    Ma per piacere…
    Antonio Olivieri, Associazione onlus Verso il Kurdistan

  • Ovviamente sottoscrivo quanto detto da Antonio Olivieri nel commento.
    Pur con tutte le contraddizioni in cui può talvolta inciampare anche un popolo che lotta per la propria liberazione – se non addirittura sopravvivenza, almeno come popolo (direi anche “nazione”; senza stato, ma pur sempre nazione) – l’utopia curda del Confederalismo democratico rimane – qui è ora – una delle poche praticabili (e auspicabili).
    Non confondiamo – per favore – le diatribe ideologiche di questa o quella formazione politica (bravi certi “rivoluzionari” turchi che riabilitano Ataturk!) con una nazione senza stato che ha dimostrato (pur, ripeto, tra qualche contraddizione) di sapersi autodeterminare e indicare un orizzonte di organizzazione sociale in grado di procedereoltre lo stato, il potere, la gerarchia…(e scusate se è poco). Ancora tutta da costruire, ma comunque i curdi ci stanno provando.
    GS

  • Condivido anch’io quanto scritto da Antonio Olivieri.
    Sono molto sorpreso dal pessimo pezzo di Antonello Boassa che ritengo una bruttissima caduta anche rispetto ad altri suoi scritti.
    L’assenza di una corretta contestualizzazione e quindi l’ideologismo impediscono di leggere con obiettività gli eventi ed i fenomeni che si rilevano in una sporca guerra dove i kurdi hanno solo nemici.
    Ma quelli hanno, anche tra di loro, interessi differenti.
    Che dovrebbero fare quindi i kurdi, per non soccombere, se non destreggiarsi con alleanze tattiche che possono cambiare di giorno in giorno, mentre tengono ferma la barra verso un modello di società alternativo a quello dell’imperialismo moderno?
    Dal salotto di casa si può certo valutare un eventuale cambio del fine strategico ma, chiedo a Boassa, come si fa a giudicare i movimenti di guerra, le tattiche di sopravvivenza di coloro che in quella guerra, mentre noi beviamo un caffè o facciamo una passeggiata sul lungomare, spendono il loro sangue e perdono vite umane?
    Sono fermamente convinto che dal salotto di casa possiamo giocare a Risiko ma non azzardarsi in incaute analisi di guerra reale.

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