Dal nostro insulso inviato

di Maria G. Di Rienzo

«Cos’è, ne hanno ammazzata un’altra? Ah, il marito dell’ultima ha confessato? Facciamo un articoletto, in basso, dopo la terribile storia dei 600 ettolitri di vino buttati nelle fogne e dopo l’imperdibile inchiesta sugli italiani che non pensano di cambiare automobile nei prossimi tre anni. L’attenzione sulle donne che muoiono comincia a calare, insomma alla fine moriamo tutti, no? E poi abbiamo già fatto lo speciale sul come si chiama, il femminicidio, non è che si possono stancare i lettori con questa solfa… Chi lo scrive? Dai l’incarico a qualcuno che deve farsi le ossa: dato che la notizia non è importante, non è importante neppure se ci sono svarioni» Se fossi stata una mosca, forse avrei sentito qualcosa di simile nelle redazioni dei grandi, liber… no, indipendent… no, professional… no, dei grandi e basta quotidiani italiani, quando hanno deciso come riportare le ultime notizie sull’omicidio di Beatrice Ballerini (43 anni, uccisa dall’ex marito). Circondate a destra e sinistra da servizi sul “lato b” di Tizia e la scollatura di Caia e il nuovo amore di Sempronia, importantissimi pezzi di giornalismo d’indagine corredati da immagini eloquenti (le salviettine per il periodo post-lettura non sono fornite dal giornale), le trenta tremule righe del “nostro inviato” sono lo specchio fedele dell’incompetenza e dell’ignoranza sue e di chi gli ha conferito l’incarico. Ecco qua:

Fatto n. 1 – I due ex coniugi litigavano spesso.

Spiegazione giornalistica – Era colpa della donna: «I rapporti erano diventati sempre più tesi… soprattutto per la decisione di Beatrice di trasferire la scuola dei figli».

Svarione – E’ difficile trasferire una scuola, a meno che non si sia ministri dell’Istruzione. Sono i bambini a essere stati trasferiti.

Fatto n. 2 – Durante il litigio, l’uomo ha aggredito fisicamente l’ex moglie.

Spiegazione giornalistica – Succede: «I due hanno discusso, poi è scoppiata la violenza».

Svarione – La violenza non è un fulmine a ciel sereno, un pacco bomba che scoppia a caso, una fatalità: è una scelta.

Fatto n. 3 – L’assassino non aveva precedenti penali.

Spiegazione giornalistica – «Non aveva mai avuto atteggiamenti violenti in passato contro la moglie… secondo i carabinieri».

Svarione – Durante la conferenza stampa i carabinieri hanno potuto solo dire che non c’era nulla sulla sua fedina penale e che non risultavano a suo carico denunce o segnalazioni per violenza: non potevano sapere e quindi dire se, quanto, come quell’uomo fosse violento in casa. Il 90% degli episodi di violenza domestica, in Italia, non viene denunciato.

Prima considerazione generale: la lingua italiana, per quanto flessibile e in evoluzione come ogni altro idioma “vivo”, non prevede frasi del genere: «Si è dimostrato sempre cortese e disponibile e collaborativo che inizialmente hanno percorso anche altre strade». Il soggetto, gli investigatori, stava nella frase precedente, il tizio «cortese e disponibile» era menzionato prima ancora. Per cui la frase seguente avrebbe dovuto essere così: «Inizialmente (essi – opzionale) hanno percorso anche altre strade, perché (l’ex marito, l’omicida, il signor… – a scelta) si è dimostrato sempre» eccetera. Tenete presente che i penosissimi casi simili erano circa una dozzina su tre articoli brevi. In precedenza mi sono sentita di chiedere più accuratezza ai/alle giornalisti/e; adesso mi sento di chiedere che chi li ha sul libro paga li rimandi a scuola.

Seconda considerazione generale: tutti e tre i pezzi non hanno mancato di suggerirci compassione per l’assassino: dalla sua tesi sull’accaduto «E’ stato un incidente» accettata senza fiatare, alla ripetuta menzione delle sue lacrime. E ovviamente la pietà umana comprende anche lui, che dovrà vivere il resto dei suoi giorni con la consapevolezza di aver ucciso la madre dei suoi figli, ma non dovrebbe la nostra compassione andare in primo luogo a chi ha perso la vita? Ai bambini che hanno perso la mamma? Ai genitori che hanno perso una figlia?

Terza considerazione generale: il fatto che l’assassino abbia confessato non chiude il caso, se non per la magistratura. Nessuno degli scribacchini (ormai definirli giornalisti mi pesa) ha pensato di chiedersi perché. Perché Beatrice è morta? Come ha potuto il suo ex marito pensare di risolvere un dissidio a botte e poi descrivere l’escalation della violenza come “incidente”? Cos’ha trasformato le sue due mani in armi? Perché in Italia le donne continuano a perdere la vita a causa di uomini che, a uno stadio o l’altro della loro relazione, hanno detto di amarle? Come vediamo, rappresentiamo, trattiamo le donne in questo Paese? Che messaggi mandiamo tramite tutto ciò?

Ma forse è troppo chiedere un impegno del genere ai quotidiani che sotto la dicitura «Dal nostro inviato» fanno seguire un nome di donna. E’ la vostra inviata, gente. Dell’invisibilità delle donne che non sono immagini da copertina la violenza si nutre e cresce. Delle natiche, delle scollature, delle mutande di questa o quella che continuate a sbatterci in faccia, spacciando pornografia soft per “notizie”, la violenza si nutre e cresce. Dei vostri articoli conniventi, sgrammaticati e insulsi, la violenza si nutre e cresce. So che la mia è una voce nel deserto, ma continuerò a ricordarvi che non potete “chiamarvene fuori”, nessuno può. Lo ricordo io perché Beatrice e circa altre centoventi, quest’anno, non sono più in grado di farlo.

SOLITA NOTA

Gli articoli di Maria G. Di Rienzo sono ripresi, come le sue traduzioni, dal bellissimo blog lunanuvola.wordpress.com/.  Il suo ultimo libro – non smetto di consigliarlo – è “Voci dalla rete: come le donne stanno cambiando il mondo: una mia recensione è qui alla data 2 luglio 2011. (db)

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