Daniela Pia: fascisti in arrivo?

Il meglio del blog-bottega /179…. andando a ritroso nel tempo (*)

Quanti sono i parallelismi che oggi (nel particolare momento di crisi e ingiustizia sociale che stiamo vivendo) possono riportarci con la memoria alla situazione economica degli anni 19-20-21 del secolo scorso? Si possono rintracciare, oggi, segnali di quel malcontento che allora parlava alla pancia della gente e che partorì il fascismo? Forse più di quanto non si pensi; credo infatti che sia assolutamente necessario essere vigili e denunciare con forza i segnali che vanno in quella direzione e dei quali ho potuto constatare i germogli sempre più sfacciati. Sestu, il mio paese, è una cittadina vicina a Cagliari che in questi giorni ha assistito incredula al proliferare di manifesti inquietanti dai quali si imponeva, sinistro, un fascio littorio grande, nero, che all’interno ne covava uno più piccolo, rosso: a sinistra la parola fascismo e a destra la parola libertà si prendevano a pugni in una coabitazione improbabile. Si tratta di propaganda politica diffusa, pare, capillarmente nella Penisola e che invita furbescamente ad aderire, al Movimento Fascismo e Libertà -trattino- Partito Socialista Nazionale: vicino alla parola fascismo non compare quindi la parola partito e questo ha consentito che questi manifesti siano stati affissi con tanto di regolare autorizzazione. Ma la Storia ha davvero la memoria così corta, verrebbe da chiedersi; possibile che l’orrore che derivò dalla parola fascismo e nazionalsocialismo – che abbreviato fa nazismo – non contino già più? Il manifesto esordisce «professando la fede nel Fascismo come unica forma di Socialismo attuabile» e parla di «repubblica presidenziale, parlamento di rappresentanza corporativa, socializzazione e Rivoluzione radicale». Parole, e poi? Saranno casi isolati, pochi fanatici, pensavano in tanti, salvo poi scoprire che già nel 1999 Giuseppe Martorana (segretario del movimento Fascismo e libertà) aveva dato inizio alla riesumazioni di simboli identitari fascisti, resuscitando «Il Popolo d’Italia». Un cammino lento ma inesorabile che poi ha portato, il 29 i marzo 2011, quindi quasi un anno fa, cinque senatori del PdL – Cristiano de Eccher, Fabrizio Di Stefano, Francesco Bevilacqua, Achille Totaro e Giorgio Bornacin – a presentare una proposta di legge volta all’abolizione della dodicesima norma transitoria della Costituzione (che vieta la ricostituzione del Partito fascista). Cosa c’ è dietro? E se sappiamo bene come dal 1915 al 1922 i Fasci di combattimento – movimento, non partito – abbiano potuto prosperare grazie ai finanziamenti  che giungevano dal governo francese e dall’Inghilterra oltre ad attingere copiosamente a quelli delle industrie belliche italiane –Ansaldo, Parodi, Agnelli – oggi chi finanzia questi nostalgici?  Sarà una domanda lecita? Eppure  tutto tace. Si può però restituire la parola a qualcuno che aveva visto lontano, un uomo che aveva il polso della situazione italiana già dal lontano 1973, Sandro Pertini. Sentite cosa dice: «Crede che non sia motivo di amarezza per me che ho lottato cinquantacinque anni in nome della libertà vedere questi rigurgiti di neofascismo? Crede che non sia motivo di amarezza sapere che tanti uomini politici, anche nel mio partito, non pensano che al loro tornaconto? Crede che non sia motivo di amarezza assistere a certi arrivismi, a certi personalismi, agli scandali che restano impuniti, alla corruzione che dilaga? Io non mi sono battuto per questo. Io non mi sono battuto per incontrare in Parlamento i rappresentanti dell’antico fascismo. (…) Dove sono i risultati delle leggi che abbiamo varato in Parlamento? Dove sono le risposte al malcontento? Perché è inutile che mi si venga a dire: bisogna-sciogliere-il-Movimento-sociale. Non serve a nulla: sciolto il Movimento sociale, sorge un altro movimento fascista. Non è tagliando le foglie della gramigna che ci si libera della gramigna. La gramigna va estirpata alle radici, dopo essersi chiesti perché nasce e su quale terreno. Nasce per il malcontento, sul terreno del malcontento. Questo malcontento che noi, classe dirigente, nutriamo. E mi ci metto anch’io, sebbene io non abbia responsabilità dirette. E dico: abbiamo fatto un cattivo uso del potere. (intervista di Oriana Fallaci  a Sandro Pertini sulla rivista «L’europeo», dicembre 1973).
Cosa diceva il principe di Salina «tutto cambia per restare sempre uguale». E’ davvero così dunque?

(*) Anche quest’anno la “bottega” ha recuperato alcuni vecchi post che a rileggerli, anni dopo, sono sembrati interessanti. Il motivo? Un po’ perché quasi 16mila articoli (avete letto bene: 16 mila) sono taaaaaaaaaaanti e si rischia di perdere la memoria dei più vecchi. E un po’ perché nel pieno dell’estate qualche collaborazione si liquefà: viva&viva il diritto alle vacanze che dovrebbe essere per tutte/i. Vecchi post dunque; recuperati con l’unico criterio di partire dalla coda ma valutando quali possono essere più attuali o spiazzanti. Il “meglio” è sempre soggettivo ma l’idea è soprattutto di ritrovare semi, ponti, pensieri perduti… in qualche caso accompagnati dalla bella scrittura, dall’inchiesta ben fatta, dalla riflessione intelligente: con le firme più varie, stili assai differenti e quel misto di serietà e ironia, di rabbia e speranza che – lo speriamo – caratterizza questa blottega, cioè blog-bottega. [db]

LA VIGNETTA – scelta dalla “bottega” – è di Giuliano Spagnul.

Daniela Pia
Sarda sono, fatta di pagine e di penna. Insegno e imparo. Cammino all' alba, in campagna, in compagnia di cani randagi. Ho superato le cinquanta primavere. Veglio e ora, come diceva Pavese :"In sostanza chiedo un letargo, un anestetico, la certezza di essere ben nascosto. Non chiedo la pace nel mondo, chiedo la mia".

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