Mark Adin: Danse Macabre

Hanno rubato il Mike. Non quello che c’era in tivù – vivisezionato dal Grande Intellettuale di Sinistra che gli fa Eco il cognome – bensì il Michele che riposa in terra, che appartiene soltanto ai suoi cari. Il padre, il nonno, il marito. Bisogna essere  un po’ iene per trafugare una salma. Bisogna essere andati oltre, più in là, lungo un percorso che non finisce mai perché destinato a portare sempre più avanti, non c’è fine al disastro, non c’è fine all’oltraggio.

Mi sembra vederli, i ladri di spoglie, scappare con il feretro a spalla come in una farsa goliardica, come i conigli neri di Pinocchio, che forse lo chiamano per nome, ridendo forte per farsi coraggio, indirizzandogli frasi blasfeme. “E’ morto Bischero, ta-pùm ta-pùm, all’ospeda-a-le, ta-pùm ta-pùm, senza le ba-a-le, ta-pùm ta-pùm, senza i coiòn.”.

Il cimitero di Dagnente dista solo qualche chilometro da quello di Meina dal quale, anni fa, furono sottratti i resti di Enrico Cuccia, personaggio temuto e controverso, dalla proverbiale riservatezza e dal fare schivo. Quest’ultima attitudine, il “fare schivo”…, lo aveva incastrato nella ingobbita silouette che ne aveva fatto una potente maschera  del teatro, spietato e a volte sciagurato, della finanza. L’omino dai capelli pettinati all’indietro e impomatati, le braccia dietro la schiena, compiva piccoli tragitti da casa alla sede di Mediobanca, e ritorno. Passetti. Parche e silenziose apparizioni. Temutissimo da vivo, così inerme da morto. Si rubarono pure lui.  Lo rapirono, togliendolo agli affetti per mettere a segno un ricatto. Identica barbarie.

Ora, io non so se un nesso ci sia, ma alcuni anni prima un matto di Oleggio, località che dista una manciata di chilometri da Meina e Dagnente, sempre in zona si trova, si spinse in trasferta fino al camposanto di Como pur di oltraggiare la salma di Gigi Meroni, il grande calciatore del Toro, morto sotto a una macchina nell’attraversare la strada, infortunio banale. Da vivo era il dio anarchico degli stadi, da morto un bersaglio della umana pietà. Un corpo ritornato alla terra. Ma il folle non si dava pace. Friggeva, “doveva” violarlo. Gli prese il fegato e se lo portò via.

Pazzo. Forse anche aruspice.

“That corpse you planted last year in your garden / has it begun to sprout? Will it bloom this year? / Or has the sudden frost disturbed its bed? / O keep the dog far hence, that’s friend to men, / or with his nails he’ll dig it up again!” ( da “La terra desolata” di Thomas S. Eliot)

Traduco a spanne: “quel cadavere che piantasti l’altr’anno in giardino / ha cominciato a germogliare? fiorirà quest’anno? /O il gelo improvviso ha disturbato il suo sonno? / Oh tieni il cane lontano, lui che è amico dell’uomo / o con le sue unghie lo disseppellirà!”.

Cani, soltanto cani. Null’ altro che cani.

Il mito è ciclico, il mito non muore, il mito ritorna, inesorabile, eterno. Non ci dà scampo. Mito-logicamente puntuale.

Shakespeare, uomo avvertito, non per nulla fece incidere sulla sua lapide: “Sia maledetto colui che muove le mie ossa.” Lui se l’aspettava, che potesse accadere.

Ad ogni buon conto, io che non sono Shakespeare, io mi faccio bruciare.

Lasciatemi svolazzare nell’aria, inafferrabile, al sicuro dai cani e da qualche turpe mio conterraneo che va frugando cimiteri.

Mark Adin

Redazione
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2 commenti

  • Come Marco Ligini…a Prima Porta…un’alba livida ed è volato a galoppare sulle verdi praterie di Manitu….

  • Bello e inquietante il ragionare di Arkadin.
    Se avessi tempo… rifletterei ad alta voce (o devo dire a mouse schiacciato?) con voi su:
    1. Nella società degli zombies – che siamo – com’è mutata la paura della morte? E il suo culto?
    2. Morte e religione (o superstizione?) Ma anche “regole” … Valide per tutte/i? Quando mai. Se un Agnelli muore e i parenti invitano i giornalisti ecc a non venire ai funerali, “un fatto privato”, ovviamente ci si adegua. Ma se la stessa richiesta arriva da amici e familiari di un anarchico allora telecamere e taccuini si presentano in massa, “in nome della libertà di stampa”.
    3. Forse chi ha il privilegio dell’età e/o della memoria ricorderà che il vecchio simbolo dei neofascisti (parlo dell’allora Msi) era una fiamma che fuoriusciva da una… bara, quella del Duce ovviamente, Mascellone come lo chiamò Gadda. Anche quella salma fu “rapita”. Una strana storia, credo mai del tutto chiarita.
    4. Pochissimi sanno che esiste una potente associazione semi-segreta negli Usa che si è fondata anche sul trafugare le salme di “capi” pellirossa. Me ne parlò, anni fa, in una – davvero bella e lunga – intervista, Lance Henson (e magari se la recupero… la “posto” in codesto blog).
    5. Infine chiedo ad Arkadin che è di quelle parti. Sul ricordo prima e poi sul monumento a fra Dolcino da secoli (sottolineo: da secoli) si combatte una lotta di popolo che è arrivata persino ad arresti e attentati. Invece niente si fa o si dice per la statua imponente – 23 metri su un piedistallo di 11 – che ricorda san Carlo Borromeo, uno dei crudeli persecutori di eretici e streghe. Spicca imperturbata lì ad Arona, vicino a Novara, non lontana da dove venne ucciso fra Dolcino e a due passi da dov’era “mister allegria”.
    5 bis – Domando da ignorante a chi sa: la Chiesa cattolica ha pubblicamente dichiarato il suo pentimento per i crimini religiosi e allora non sarebbe giusto (oltre che logico) far sparire qualche santo e qualche monumento?
    ciao a tutte/i da db (anche oggi con gli orologi, sguinzagliati da Kronos, che mi corrono dietro e cercano di mordermi i polpacci)

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