Dario, contadino ribelle

di Sergio Mambrini (*)

Nell’autunno del 1988 era partita la prima lezione della Scuola d’Agricoltura Naturale. La sala conferenze della Casa del Mantegna ospitava gratuitamente gli eventi patrocinati dalla Provincia di Mantova. L’iniziativa era stata messa in piedi da Giorgio e Vasco, quando l’anno precedente pedalavano insieme sull’argine del Po. Il merito di Vasco era stato d’aver convinto Giorgio a darsi da fare.

La sala era affollata. Era compito di Dario aprire i lavori.

Tutto il nutrimento di cui ha bisogno il corpo, in pratica le proteine, le vitamine, i glucidi, i lipidi, i sali minerali e così via, provengono dalla terra. Le sostanze scartate dall’organismo, poi ritornano nel terreno. L’uomo deve entrare in questo ciclo vitale rispettandolo, perché quando ne esce va incontro alla malattia.

L’acqua scende dal cielo per l’intervento del sole, che l’ha fatta evaporare, ma poi sgorga dal suolo, attraverso le sorgenti, per essere bevuta da noi. Ormai tutti sanno che lo strato superficiale del suolo terrestre, così come l’acqua, sono la base per lo sviluppo d’ogni forma vivente sul nostro pianeta.

L’agricoltura ha dei problemi perché i suoi cicli naturali sono stati troncati in qualche punto. A questo stadio è mio compito intervenire per ripristinare le sequenze ecologiche con metodi naturali, genuini, non adulterati né manipolati.

Le cellule vegetali ricevono tutte le loro sostanze nutritive dal cielo e dalla terra. Se nel campo si aggiungono dei concimi chimici, le piante sono alimentate in modo artificiale. Per questo s’indeboliscono e si ammalano. Allora bisogna somministrare loro delle medicine specifiche chiamate fitofarmaci.

E’ uno squilibrio che viene trasmesso alle persone che si nutrono con questi vegetali, o con i latticini, le uova e le carni degli animali alimentati con i mangimi ottenuti con lo stesso sistema, somministrando gli stessi miscugli chimici.

Le persone si trovano alla fine della catena alimentare, perciò accumulano nei tessuti organici tutte queste sostanze, assorbite prima dagli altri organismi……allora, adìo batél!

L’organismo umano si sviluppa a partire da una sola cellula fecondata. Nell’alimentazione trova le materie prime, sia per costruire tutte le altre cellule che lo compongono, sia l’energia necessaria a compiere questo lavoro.

Oltre al cibo, ha bisogno d’acqua e, di continuo, dell’aria. Questi tre elementi, vale a dire aria, acqua e cibo, devono essere di buona qualità, solo così l’embrione si svilupperà formando, prima di tutto un bambino sano e poi, mantenendo questi principi nel proprio stile di vita, una persona florida ed in buona salute. Da questi elementi semplici ma essenziali derivano i miliardi di cellule che costituiscono il corpo umano, attraverso la crescita e la moltiplicazione delle singole unità biologiche.

Mi sembra evidente che le cellule cresceranno male ed in modo sbagliato, se nell’aria o nell’acqua e negli alimenti sono contenuti degli inquinanti sintetici o delle altre sostanze tossiche, anche se una persona potrà presentare esteriormente un aspetto sano e normale. Di certo sarà molto vulnerabile nel corso della vita, quando affronterà dei disturbi alla propria salute.

L’organismo umano è un manufatto omogeneo. Le cellule vicine tra loro si trasmettono la malattia. Una sola parte non sana, seppur piccola, può far ammalare l’intero essere vivente.

Dario era stato contento d’uscire dall’isolamento culturale in cui lo avevano costretto sia i fattori economici del suo duro lavoro in campagna, sia l’ottusità del giudizio popolare scaturito dall’insolita novità delle sue proposte.

Nella nostra epoca di mancanza di valori e di capacità progettuale, lui aveva provato a tracciare nuovi sentieri attraverso un’autocritica tenace, modificando profondamente il proprio stile di vita e la sua azione reale nel contesto materiale agricolo, ma anche sociale. Così facendo aveva fatto molto discutere.

Aveva colto in modo rivoluzionario il senso d’una delle idee più intelligenti del dopoguerra. Si era impegnato sia intellettualmente sia con il lavoro fisico. Aveva lottato contro tutte le avversità, che sempre s’incontrano nel cammino di una rivoluzione che trasforma il pensiero e la realtà della vita.

Non intendo dare alcun connotato violento alla parola rivoluzione.

Non parlo d’insensata contestazione o lotta armata. Questi sono atteggiamenti aggressivi e rabbiosi, spesso e volentieri privi di vie d’uscita.

Lui era il vero ribelle, quello che non butta mai le bombe, non ammazza, non sacrifica la vita di altri esseri viventi.

Era il ribelle autentico, colui che piega e modifica la propria condizione, sviluppa un pensiero nuovo, cammina dritto, tira su la testa e con gli occhi osserva e impara. Rischia la sconfitta pur di trovare conferme o segni giusti per una nuova strada, più umana, più sua, che gli indichi un percorso, anche solitario, verso un orizzonte dignitoso, ricco di sequenze valide.

Ancor oggi, ai miei occhi, rimane un ribelle credibile e genuino che, aiutato dal dubbio e dalla critica, ha saputo reagire all’ingiustizia con ciò che possedeva: ha rinforzato il suo carattere, ha resistito, si è imposto il coraggio, non ha rinunciato alla fatica, ha scavato, esplorato e accarezzato. Soprattutto ha rotto quella tradizione che punisce e umilia, conservando il rispetto per chi, prima di lui, ha saputo farsi leggenda.

Credetemi, la rivolta di Dario era stata generata dalla ricerca e sostenuta dalla parola spesa nel confronto assiduo. Forse non difettava di una vena polemica eppure contrastava gli avversari e gli increduli solo a parole senza mai diventare litigioso. Praticava il suo faticoso lavoro, accompagnandolo con uno studio sperimentale tenace, spesso nel silenzio, sempre nell’indifferenza di tanti.

Purtroppo per lui, cogliere una verità oscura agli altri, come di solito accade, lo aveva messo in condizioni operative difficili, gli aveva creato molte ostilità. Per denigrarlo non si collegavano al suo agire insolito. Miravano, invece, a colpire la persona, Dario nella sua umanità, nei suoi punti deboli, nei suoi difetti.

Era stato facile, ma sarà sempre così. Stupidamente.

(*) Sergio Mambrini è autore di «Fango nero» (recensito in blog). Nel 2014 uscirà un suo libro di «proposte, consigli e ricette per una cucina più naturale». Questo è il suo quarto eco-racconto in blog e rimanda ai personaggi di «Fango nero» (db)

 

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