Deaver, Goodwin, Manzini, Zander e autrici varie

recensioni giallo-noir di Valerio Calzolaio (*)

Autrici (e traduzioni) varie

«Signore in giallo»

Einaudi

264 pagine, 12 euro

Una (piccola) parte del genere giallo e femminile negli ultimi 120 anni. Le donne leggono molto più degli uomini, ancor più gialli e neri. Ma sembra siano stati soprattutto uomini a scrivere per loro, anche se sempre meno nel corso dei decenni (prima o poi si dovranno riconoscere diffuse “qualità” alle autrici donne contemporanee). Esce ora «Signore in giallo», raccolta di racconti pubblicati fra il 1893 e il 2002 (sei inediti in italiano) da undici scrittrici che parlano di quattro investigatrici (Christie, Green, Pirkis, White), tre vittime (Highsmith, Vargas, Wilson) e quattro assassine (Cholmondeley, du Maurier, Rendell, Wilkins Freeman). Segnalo l’ironico «Murder at the International Feminist Bookfair».

New York. Una settimana di novembre 2013. Lincoln Rhyme è da tempo un mitico tetraplegico C4 quasi completamente paralizzato. Criminologo bianco di fama mondiale ha lavorato per anni per la Polizia di New York e ha contribuito a creare il Pert (Phisical Evidence Research Team) dell’Fbi. Ora fa da consulente preveggente dalla sua casa laboratorio su Central Park. Sembra che l’Orologiaio sia finalmente morto in prigione e che un emulo del collezionista di ossa cominci a uccidere tatuando sulla pelle veleno (al posto dell’inchiostro). Lo aiutano a dipanare la matassa i soliti: tenente Lon, assistente Thom, recluta Ron, tecnico Mel e, soprattutto, l’indomita e magnifica, alta snella rossa, agente Amelia Sachs, ex modella, ora poliziotta esperta di scene del crimine, autista spericolata, tiratrice provetta, sofferente di artrite e claustrofobia, compagna di vita. Di alta qualità anche il nuovo (undicesimo della serie) romanzo del bravo premio Chandler 2014, il 65enne Jeffery Deaver («L’ombra del collezionista», Rizzoli 2014, pagg. 492 euro 19; originale «The Skin Collector» 2014, traduzione di Rosa Prencipe) in terza varia. Le papille gustative funzionano bene. Rumori di paura.

Langley, Uppsala e Svezia varia, capitali europee e teatri di guerra. Luglio 1980 – aprile 2014. I vertici della Cia decidono di eliminare un proprio agente operativo in Siria venuto a conoscenza di forniture americane di armi a cattivi nemici. Fanno saltare la sua auto a Damasco, al suo posto casualmente muore la donna che lo ha appena reso padre. In segreto porta in affidamento la piccolina in Svezia. Klara Walldéen viene cresciuta da bravi “nonni”, fa studi giuridici, poi collabora a Bruxelles con una autorevole europarlamentare svedese, ha da poco chiuso una storia importante con il forte Mahmoud Shammosh, invincibile ironico parà, omosessuale. Il ragazzo la ricerca quando viene drammaticamente in possesso della pennetta con le prove su vari contractors americani, assassini e torturatori. Klara rischia davvero la vita e il padre corre a salvarla nell’arcipelago a sud di Stoccolma nel Natale 2013. Avvincente e raffinato l’esordio del 39enne avvocato Joachim Zander («Il nuotatore», Bompiani 2014, pagg. 462 euro 19; originale 2013, traduzione di Carmen Giorgetti Cima), in prima sul padre e terza varia. Musiche di Prince Phillip Mitchell; glögg e specialità a km0.

Aosta. Maggio 2014. Il vicequestore Rocco Schiavone era nato a Trastevere nel 1966, entrato in polizia ateo e manesco, facile alla corruzione e all’investigazione, a donne e canne. La moglie Marina è morta da sei anni e lui ancora ci parla. Lo hanno trasferito in montagna per indisciplina. Naso a punta, occhi penetranti, alto e possente, gira sempre e solo con Clarks (già 10 paia), Loden, Volvo, pesante inflessione romanesca, sarcasmo e ottimo intuito investigativo. Lo troviamo a letto con Anna, ancor più bella dell’amica Nora. In ufficio lo avvisano di un incidente, due su un furgone sono capottati e morti sulla statale di notte, non sembra un suo caso, se non fosse per la targa rubata. E per la segreta sparizione della ricca studentessa Chiara Berguet. Storie di crimini vari si intrecciano e, dal passato, qualcuno vuole vendicarsi di lui. Comincia a nevicare, il caso non sempre aiuterà gli amici e le amiche. Ottimo anche il terzo romanzo seriale dell’attore regista sceneggiatore romano 51enne Antonio Manzini («Non è stagione», Sellerio 2013, pagg. 278 euro 13), in terza quasi fissa (anche sulla rapita e su animali), in prima il dialogo del vedovo.

Jason Goodwin

«I cospiratori del Baklava»

traduzione di Cristiana Mennella

Einaudi 2015 (originale 2014)

Istanbul. Fine estate 1842. L’aitante bruno eunuco Yashim, cuoco investigatore e uomo di fiducia alla corte di Topkapi della “valide” (la madre del Sultano), va a Pera dall’amico Stanislaw Palewski, ambasciatore polacco; vi trova tre giovani (quasi) italiani, complottardi per patria e rivoluzione, accanto alla splendida danese Birgit, capelli biondi e occhi azzurri. La stessa ex Polonia non se la passa bene nel consesso internazionale delle nazioni e nobili esuli cercano agganci con l’Impero Ottomano. Altri ambigui personaggi si aggirano per i quartieri della capitale e per le acque del Bosforo, incombono trame tradimenti attentati, accade che Yashim si distrae per amore. E’ arrivata anche Natasha Borisova, graziosa russa 21enne che vuol far intercedere il Sultano per ottenere la grazia al padre decabrista confinato in Siberia da oltre un decennio: nasce una reciproca fatale febbrile attrazione, il sesso non è impedito. Moriranno in molti prima di avere la mente sgombra e capirci qualcosa.

Siamo al discreto quinto giallo (in otto anni) della puntuale documentata serie storica del 51enne britannico Jason Goodwin, in terza persona varia al passato. L’autore ha studiato storia bizantina a Cambridge. La protagonista è la metropoli cosmopolita, rifugio di santi e peccatori da regimi illiberali, mosaico di religioni e culture, in tutto il suo lento pullulare di splendori e mercati. Già allora c’era un “comitato” che sosteneva despoti e imperatori, sorvegliava «gli affari europei come un falco», stroncava «il minimo cambiamento o la minima ribellione». I personaggi sono plausibili, le relazioni un poco scontate. Il titolo richiama le tante spie presenti e lo zuccherosissimo tipico dolcetto di pasta sfoglia (al pistacchio il più famoso). Un principe declama il Purgatorio di Dante. Il romanzo è godibile e interessante, seppur un poco “stanco”.

(*) Le recensioni di Valerio Calzolaio negli ultimi 14 anni sono state pubblicate sul settimanale «Il salvagente», che ha dovuto sospendere l’uscita in edicola dal primo gennaio, si spera temporaneamente. Ma l’autore continua a inviarle nella formula concordata, in attesa di novità…

 

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