10 misure urgenti per uscire dall’emergenza

I dieci punti che leggerete e che formano il Decreto della Liberazione mirano – con la serietà ma anche quel minimo di ironia necessaria – a togliere credito a qualsiasi dogmatismo o presunta verità oggettiva imposta. Come si legge sul sito del neonato movimento Mo.Li.Te.: “non siamo un’entità politica costituita, siamo letteralmente un “movimento” di idee e di corpi che ha bisogno di uscire dalla detenzione forzata dei pensieri e dei desideri”


 

DECRETO DELLA LIBERAZIONE – 25 aprile 2020

10 MISURE URGENTI PER USCIRE DALL’EMERGENZA

Movimento di Liberazione dalla Tecnocrazia (MO.LI.TE.)

 

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“Se lo scientismo è qualcosa, esso è la fede cieca e dogmatica nella scienza. Ma questa fede cieca nella scienza è estranea allo scienziato autentico.”

Karl Popper

 “Non servono tranquillanti o terapie. Non servono eccitanti o ideologie. Ci vuole un’altra vita”

Franco Battiato

 

 

Rilancio di una politica dei beni comuni e della partecipazione collettiva. Rinuncia al paternalismo e all’infantilizzazione comunicativa e politica. Riconoscimento del modello culturale tecnocratico come strumento di controllo sociale ed economico da superare dopo la fine della società neoliberista.

I dieci punti che leggerete e che formano il Decreto della Liberazione mirano a togliere credito a qualsiasi dogmatismo o presunta verità oggettiva imposta dall’alto, favoriscono la pluralità delle idee in ogni accezione possibile, riconoscono a cittadine e cittadini la facoltà di scegliere per il bene loro, dei loro cari e della più ampia comunità, e mettono a loro disposizione beni e risorse di fatto pubblici.

La scelta del 25 aprile è simbolica perché richiama i valori antifascisti della Resistenza, che sono tra i valori a cui si rifà il Movimento per la Liberazione dalla Tecnocrazia.

Informazioni


 

SOMMARIO

1 – PROMUOVERE L’AUTOPRODUZIONE AGRICOLA CONTADINA LOCALE

2 – CENTRALITA’ DELLE RISERVE NATURALI E REVISIONE DELLE AREE DESTINATE A INDUSTRIA, ALLEVAMENTO INTENSIVO E ALTA VELOCITA’

3 – MICROGENERAZIONE DIFFUSA LOCALE DI ENERGIA ELETTRICA E TERMICA

4 – MEDICINA SISTEMICA INTEGRATA, MEDICINA DEL TERRITORIO E SANITA’ UNIVERSALE

5 – SOLIDARIETA’ DI PROSSIMITA’

6 – PRODUZIONI CULTURALI E ARTISTICHE

7 – MESSA IN SICUREZZA ELETTROMAGNETICA E ALIENAZIONE TECNOLOGICA

8 – RIPENSARE L’APPROCCIO ALL’INFANZIA

9 – INCENTIVARE UNA COMUNICAZIONE ETICA CORRETTA E NON PROPAGANDISTICA NE’ TERRORISTICA

10 – EDUCAZIONE EMOTIVA, ALLE DIFFERENZE, ALLA LIBERTA’

 

 

 

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1 – PROMUOVERE L’AUTOPRODUZIONE AGRICOLA CONTADINA LOCALE

Per ridurre quanto più possibile lo spostamento delle merci e dei trasportatori, che comporta evidenti pericoli di diffusione del virus oltre che emissioni inquinanti, si permette la messa in attività di tutte le terre finora incolte, attraverso sovvenzioni urgenti che favoriranno le produzioni naturali e senza fertilizzanti chimici, a vantaggio della ri-sanificazione ambientale e il rafforzamento dei sistemi immunitari. Il Decreto promuove ufficialmente l’autoproduzione contadina locale e rinuncia a qualsiasi pulsione volta a ostacolarla. Ridefinisce inoltre la categoria degli autoproduttori elevandoli da hobbisti a custodi del territorio; assicura la libera circolazione delle persone che curano i terreni con tecniche naturali; avvia meccanismi di controllo indipendenti da interessi economici e conflitti d’interesse sull’uso, la vendita e la commercializzazione di pesticidi e fitofarmaci; sancisce la riapertura dei mercatini locali e dei Gas quali luoghi essenziali per il rafforzamento delle difese immunitarie attraverso la socialità e il cibo sano; consiglia di evitare i supermercati quali luoghi ad alto rischio di contagio e per la presenza elevata di cibi processati. Saranno infine oggetto di inchiesta anche tutti gli allevamenti, per garantire un trattamento adeguato degli animali e l’abbandono graduale di ogni forma di allevamento intensivo, uno sfruttamento inaccettabile, oltre che parte in causa anch’esso dell’inquinamento atmosferico.

Inoltre, basandosi sul Principio di Precauzione (Rio 1991) tuttora in vigore, sospende l’utilizzo di sementi ibride e geneticamente modificate, sconsiglia la monocultura e incentiva la biodiversità.

 

2 – CENTRALITA’ DELLE RISERVE NATURALI E REVISIONE DELLE AREE DESTINATE A INDUSTRIA, ALLEVAMENTO INTENSIVO E ALTA VELOCITA’

La prima forma decisionale sarà quella basata su una commissione multidisciplinare di riqualifica del territorio, che si occuperà di rivedere gli insediamenti e la viabilità, aspetti questi negli ultimi decenni lasciati totalmente in mano allo sviluppo selvaggio del cemento e del traffico di automobili private.

Il sistema di mobilità, insieme ai complessi industriali e agli allevamenti intensivi, sono le cause principali dell’inquinamento globale e il loro insediamento sui territori va ripensato, gradualmente ma radicalmente, in ottica favorevole alla mobilità dolce e sostenibile, verso cui saranno indirizzate in gran parte le risorse finalizzate alle infrastrutture.

Il decreto spinge impegna quindi le istituzioni a favorire e tutelare lo stato attuale degli habitat naturali, promuovendo il ripristino e il rinnovamento dei sistemi forestali danneggiati e degradati e rispettando le nicchie ecologiche occupate dalla fauna e flora selvatiche. L’approccio favorirebbe inoltre la concezione dell’essere umano come elemento interno dei processi ecologici.

Si dichiara ufficialmente l’adesione ai principi dell’ecologia sistemica profonda, della visione olistica proposta dall’ecologia della mente  e del biocentrismo, rinunciando a qualsiasi idea antropocentrica di manipolazione degli ecosistemi naturali per trarne un vantaggio che non sia quello della sussistenza e del fabbisogno in armonia con i cicli naturali. È noto infatti che tale concezione di dominio e controllo determina danni ambientali, tra cui mutazioni genetiche e salti di specie, che sfociano con frequenza nella diffusione di epidemie e pandemie.

 

3 – MICROGENERAZIONE DIFFUSA LOCALE DI ENERGIA ELETTRICA E TERMICA

Il Decreto promuove e finanzia la produzione in loco di energia elettrica da fonti rinnovabili diffuse in piccola scala e non impattanti, lo scambio sul posto di energia elettrica, l’immissione in reti più grandi di energia pulita così prodotta, l’edilizia sostenibile, il risparmio energetico e la gestione razionale dell’energia termica.

Se hai un secchio bucato e vuoi riempirlo d’acqua, cosa fai? Aumenti il flusso del rubinetto, cambi il rubinetto o magari cerchi di tappare il buco che disperde acqua? Così, se hai un sistema energetico nazionale “bucato” dove risulta insufficiente l’erogazione di energia rispetto ai consumi, cosa fai? Costruisci altre centrali termoelettriche, le sostituisci con nuove di altro tipo e vai alla ricerca di ulteriori fonti fossili attraverso piani di trivellazioni, oppure tappi i buchi degli sprechi energetici? Il decreto sancisce l’indirizzamento definitivo delle scelte dell’edilizia italiana verso la sostenibilità energetica e ambientale, essendo il consumo dei nostri edifici una delle principali cause di inquinamento ambientale nel nostro Paese insieme alla mobilità insostenibile, ad agricoltura e allevamenti intensivi e alla cattiva gestione dei rifiuti. Saranno punti di riferimento i progetti pionieristici Casaclima e Passivhaus: nati in Alto Adige negli anni Novanta, hanno fatto passi avanti e oggi si affiancano ai Casaclima Network che sono presenti in tutta Italia per favorire un’edilizia a bassissimo impatto ambientale e capace di ridurre i consumi elettrici e di riscaldamento. Si apre una commissione d’inchiesta popolare sulla politica petrolifera e si sospendono le attività impattanti sul territorio e decise senza il consenso popolare, quali Tap e trivellazioni.

 

4 – MEDICINA SISTEMICA INTEGRATA, MEDICINA DEL TERRITORIO E SANITA’ UNIVERSALE

Attenzione: rimando importante al punto 9 sulla comunicazione: “Verrà disincentivata qualsiasi argomentazione proveniente dal settore tecnico-scientifico che si arrogherà il diritto di parlare in quanto detentore di verità oggettiva, in quanto esattamente questo è il meccanismo attraverso cui si alimenta il potere tecnocratico.

Il Decreto ritiene necessario un approccio complementare e multidisciplinare alla pratica medica, che tenga conto di tutti i risultati positivi ottenibili. Oltre alle sperimentazioni in corso nel campo della medicina convenzionale, occorre incentivare le forme di cura preventiva, di rafforzamento dei sistemi immunitari, di terapie che non hanno effetti collaterali. Si rende necessaria quindi una commissione medica e scientifica allargata a tutti i punti di vista efficaci, senza chiusure ideologiche né atteggiamenti fideistici. Nel caso del Covid19, si prendono come riferimento le pratiche positive di contenimento come quelle della Corea del Sud e del Veneto, le terapie efficaci sperimentate nella medicina cinese e in ospedali italiani al centro dell’emergenza come il Papa Giovanni XXIII di Bergamo, gli approcci integrati che favoriscono il rafforzamento dei sistemi immunitari, di cui anche in Italia esistono esempi virtuosi che saranno considerati centri principali di sperimentazione: Sipnei – Società di PsicoNeuroEndocrinoImmunologia di Roma, Centro di Medicina Integrata dell’Ospedale di Pitigliano (Grosseto).

 

5 – SOLIDARIETA’ DI PROSSIMITA’

Per ridurre le conseguenze economiche e sociali legate alla crisi derivata dalla pandemia, il decreto si impegna a promuovere e incoraggiare tutte quelle buone pratiche di solidarietà di prossimità che favoriscano e riattivino legami sociali. Si incoraggiano le cittadine e i cittadini a essere vicendevole risorsa e costruire insieme risposte comuni a i bisogni di ognuno/a, con il fine ultimo di creare benessere sociale: la cura e il mutualismo oltre il paternalismo e l’assistenzialismo. Tra queste buone pratiche si annoverano: le esperienze di co-housing, la solidarietà comunale, lo scambio di tempo e lo scambio di oggetti, gli orti comunali, le botteghe di prossimità, il credito fiduciario, le cucine di autoproduzioni di quartiere, autoprodurre a turno per sé e per gli altri. Sarà inoltre necessario attuare una politica che faciliti e ottimizzi gli spostamenti con la condivisione dei mezzi privati e gradualmente il ripensamento di un servizio pubblico capillare ed ecologico sul territorio, accanto a un sistema di mobilità ciclabile da incrementare per favorire l’utilizzo delle biciclette, sia private che pubbliche.

Saranno attivati in un tutto il territorio fasi di autoformazione psicologica e sociale con l’aiuto di chi ha già esperienze e conoscenza delle dinamiche mutualistiche di rottura dell’atomismo e dell’isolamento sociale: sociologi/he e antropologi/he che hanno studiato il fenomeno, attivisti/e delle Social Street, dei condomini solidali, di comuni, comunità ed ecovillaggi, reti esistenti quale la RIVE (Rete Italiana Villaggi Ecologici).

Alla luce di una società sostenibile e solidale, di aprirà un tavolo di discussione con il mondo lavorativo riguardante il tema lavoro-vita, a partire da quanto emerso in queste settimane riguardo lo smart working: esso può essere preso in considerazione laddove non elimini gli spazi di lavoro in collettività e in condivisione (relazioni in presenza), ma possa ridurre la necessità di raggiungere un ufficio per mansioni che si possono svolgere anche da casa, in modo da ridurre gli spostamenti e dunque le emissioni. Stessa cosa per quanto riguarda le riunioni di lavoro che possono essere svolte a distanza, quando invece moltissime riunioni, specie delle grandi aziende, comportano lo spostamento di molte persone soprattutto in aereo, un mezzo molto inquinante. Questo tavolo di discussione, tuttavia, dovrà essere aggiornato e integrato con le risultanze delle due commissioni su tecnologia ed elettromagnetismo, di cui si parla al punto 7.

 

6 – PRODUZIONI CULTURALI E ARTISTICHE

Considerata la vitale importanza dell’approccio psicologico con cui viene affrontata l’emergenza, si ritiene indispensabile suscitare nelle persone un lavoro di crescita interiore, attraverso stimoli artistici e culturali.

Siamo sempre più miopi perché guardiamo poco l’orizzonte, da un punto di vista sia letterale che metaforico. Quindi, soprattutto nella situazione attuale di repressione e isolamento, è necessario sostenere progetti culturali e artistici capaci di aprire gli orizzonti mentali. Occorre partire da quel vuoto, da quella mancanza di integrità e di autostima che rischia di sfociare in aggressività e intolleranza verso gli altri. Ripensare il concetto di noia, intesa come sorgente della creatività personale, ozio creativo, superando l’idea di noia intesa come perdita di se stessi. Bisogna insomma vincere l’insoddisfazione che genera pregiudizio: perché porta a temere il prossimo, a colpevolizzarlo, a compensare questa mancanza con la sicurezza, cioè con delle regole già stabilite di cui sentirsi fedeli difensori. Per vivere in pace, per essere veramente liberi, bisogna ritrovare se stessi. Riempirsi della comprensione di sé, esprimere i propri disagi e i propri desideri. Questo tempo è un’occasione per farlo: le istituzioni si impegnano dunque a promuovere la liberazione interiore, sostenendo progetti nell’ambito dell’educazione artistica e musicale, dell’arte-terapia e del teatro.

Si consiglia l’istituzione di laboratori di teatro dell’oppresso: una metodologia educativa capace di rappresentare le oppressioni quotidiane, portare i conflitti allo scoperto, annullare la violenza con il dialogo, contro il “poliziotto interiore”. Un lavoro sia individuale che sociale, che renda ciascuno protagonista della propria vita e ricerchi soluzioni collettive.

 

7 – MESSA IN SICUREZZA ELETTROMAGNETICA E ALIENAZIONE TECNOLOGICA

“L’innesto violento tra tecnologia e comunità vivente è così rapido da impedire qualsiasi narrativa coerente della vita collettiva”, scriveva il sociologo Enzo Scandurra qualche anno fa. Data la scarsità attuale di dati reali sulla pericolosità dell’inquinamento elettromagnetico, causata dalle continue pressioni politiche ed economiche e degli interessi che hanno condizionato la ricerca scientifica, si stabilisce con la massima urgenza la creazione di due commissioni multidisciplinari.

La prima formata da esperti dei settori scientifico, tecnologico, antropologico, sociologico e urbanistico, con approcci differenti e quanto più possibile di orientamenti diversi, per arrivare a stabilire con la massima precisione possibile quali siano i comportamenti migliori da adottare, a livello istituzionale, per riequilibrare il rapporto tra fabbisogno di tecnologia, salute umana e impatto ambientale.

La seconda formata da esperti dei settori filosofico, antropologico, sociologico, pedagogico e psicologico, con approcci differenti e quanto più possibile di orientamenti diversi, per arrivare a stabilire quali siano i metodi migliori per affrontare le conseguenze della dipendenza psicologica e dell’alienazione sociale a cui la nostra società è stata sottoposta, e le strategie da seguire per ritrovare il benessere individuale e sociale.

Entrambe le commissioni saranno presiedute da facilitatori/trici con esperienza di conduzione di gruppi attraverso le metodologie partecipative orientate alla nonviolenza, e dovranno trovare in un momento successivo una sintesi condivisa e partecipata. Il luogo dove si insedieranno sarà il complesso delle scuole Diaz e Pertini di Genova, considerato luogo simbolico dove far ripartire un dialogo per una società più libera e felice dopo il fallimento dell’economia liberista.

 

8 – RIPENSARE L’APPROCCIO ALL’INFANZIA

Il decreto incentiva e supporta il parto in casa gratuito per tutte coloro che lo desiderino e laddove sussistano le condizioni: il parto in casa, a maggior ragione in tempo di Covid, è la scelta più sicura, sana, ecologica ed economica per lo Stato (come dimostra il modello olandese). Un parto soddisfacente e rispettoso è anche presupposto per una maternità gioiosa, serena e consapevole. Il decreto promuove l’allattamento al seno, l’uso di fasce e marsupi per mantenere il contatto col bambino, uno svezzamento lento e graduale con frutta, verdure e cereali biologici; disincentiva invece l’uso di omogeneizzati industriali, pappe pronte e carne di allevamento.

Vogliamo sottolineare l’importanza della motricità nello sviluppo del neonato per cui incoraggiamo un approccio rispettoso dei tempi della bambina e del bambino. Invitiamo i genitori a lasciare per terra, supini, i loro bimbi e bimbe e limitarsi a osservare i loro movimenti: non servono aiuti, stimoli o insegnamenti, i bimbi sanno cosa fare e come fare, seguono la natura. Crescendo si consiglia di lasciare loro la libertà di sperimentare, muoversi, sbagliare, cadere e sporcarsi.

Il decreto incoraggia la formazione di comunità educanti (gruppi, ecovillaggi ma anche cortili condominiali e spazi comunitari) dove i bambini eterogenei per età, sesso e provenienza possano giocare senza la presenza e l’intervento costante degli adulti. Invitiamo i genitori a limitare le attività strutturate pomeridiane e incitiamo le amministrazioni, anche attraverso chiusure e limitazioni al traffico, a riservare aree urbane ai bambini. Saranno prese in considerazione, come linee guida pedagogiche positive, quelle dell’educazione diffusa, in sperimentazione in Lombardia e già arrivate al confronto istituzionale negli ultimi anni.

Si consiglia ai genitori di evitare l’uso di cellulari e tablet nella prima infanzia e di limitarli successivamente, cercando di comprare loro il primo cellulare il più tardi possibile.

Infine il decreto sancisce la necessità prioritaria per la scuola di insegnare a pensare in modo creativo, aperto al confronto, critico e costruttivo, per questo ci impegniamo a formare docenti e maestre/i in grado di far crescere “buoni pensatori e pensatrici”, che possano essere agenti di un cambiamento sociale e politico, prendendo spunto dalle indicazioni del progetto “Visible Thinking” dell’Università di Harvard (USA).

 

9 – INCENTIVARE UNA COMUNICAZIONE ETICA CORRETTA E NON PROPAGANDISTICA NE’ TERRORISTICA

Tutti hanno diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero con la parola, lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione. La stampa non può essere soggetta ad autorizzazioni o censure. Si può procedere a sequestro soltanto per atto motivato dell’autorità giudiziaria nel caso di delitti, per i quali la legge sulla stampa espressamente lo autorizzi, o nel caso di violazione delle norme che la legge stessa prescriva per l’indicazione dei responsabili.” Questo passo dell’Articolo 21 della Costituzione Italiana è un punto di partenza per la comunicazione e la diffusione pubblica di informazioni, spesso messo in discussione nel passato e nel presente.

Il Decreto della Liberazione darà massima diffusione a tutti i canali di informazione che abbandoneranno i toni allarmistici, ossessivi, il terrorismo psicologico e adotteranno una linea editoriale libera da pressioni provenienti dal mondo economico. Ogni punto di vista è accettabile e desiderabile, ogni opinione, posizione e interpretazione rispetto ai fatti è incentivata, così come è incentivato ogni mezzo nonviolento di recupero di informazioni sui territori, seguendo le indicazioni del giornalismo sociale e partecipativo. La distorsione della realtà attraverso la comunicazione di dichiarazioni non vere, di fatti mai accaduti, così come la costruzione di notizie false, verrà disincentivata e portata allo scoperto, a partire dalle distorsioni provenienti dagli organismi di potere. Non verrà tuttavia posta alcuna censura preventiva, sulla base dell’idea che ci sono fatti, eventi e situazioni la cui realtà e veridicità è difficile da appurare, ed è quindi necessario procedere domandando. Questo vale anche e soprattutto per le verità mediche e scientifiche: verrà disincentivato qualsiasi settore tecnico-scientifico che si arrogherà il diritto di parlare in quanto detentore di verità oggettiva, poiché è esattamente questo il meccanismo attraverso cui si alimenta il potere tecnocratico.

 

10 – EDUCAZIONE EMOTIVA ALLE DIFFERENZE E ALLA LIBERTA’

Si considerano prioritari il benessere emotivo e l’apertura culturale, non l’accumulo di conoscenze. Il decreto mette in discussione le logiche del dominio e della concorrenza tipiche del sistema patriarcale e incentiva un politica seria di educazione e rispetto delle differenze, partendo dal lessico utilizzato nei libri di scuola, dalle metodologie didattiche e dai programmi. L’idea patriarcale del distacco della mente dal corpo e l’epistemologia logocentrica e androcentrica sono il fondamento teorico della civiltà distruttiva che abbiamo ereditato e che ha condotto alla crisi attuale. Intelligenza emotiva e empatia devono essere requisiti essenziali, quindi, di ogni forma di acquisizione di competenza, affinché essa non diventi iperspecialistica, arrogante e incapace di confronto con le competenze diverse.

L’azione politica delle istituzioni locali e nazionali segue questo approccio pedagogico e culturale: dichiariamo l’abbandono del sistema patriarcale e la rinuncia all’approccio paternalista come strumento educativo e di comunicazione. Promuoviamo il Benessere Emotivo evitando di far leva sulla paura come strumento di controllo sociale. Ogni istituzione pubblica supporta l’autogestione consapevole e responsabile, si fa garante dell’autodeterminazione dei popoli e si impegna ad assicurare le pari opportunità e il rispetto delle diversità, in tutte le sue forme.

Gianluca Ricciato

12 commenti

  • Buon 25 aprile 2021! Di slancio dal 25 aprile 2020.
    Ora e sempre Resistenza

  • Belle parole, ma tutto questo ha qualcosa di vecchio. Vecchio il richiamo retorico ai solito numero dei dieci comandamenti, vecchio questo modo di esprimersi come se le parole fossero scolpite sulla pietra, vecchio questo linguaggio impersonale, astratto, così che a volte le troppe parole sembrano slogan, così maschile per esprimere idee antipatriarcali, così apodittico per condannare il dogmatismo. Poi è un po’ vecchia anche la scelta di mettersi dietro un nome collettivo… invece è bello firmarsi, in modo chiaro, riconoscibile.
    A chi vorreste rivolgervi? Avete fatto un grande esercizio di sintesi e complessità, ma per mettere dentro tutto (e, immagino, le sensibilità di tutte quelle che ci hanno lavorato) usate troppe parole, troppi concetti, troppi discorsi e la gente, la gente normale, quella che magari vorreste difendere e valorizzare, quella che vive per grande parte nell’oralità, temo che non capirebbe granché di tutte queste astrazioni e tanti non andrebbero al di là delle prime righe. Anche questo modo di parlare categorico e implicito insieme ha qualcosa di vecchio, odora di proclami.
    Mi ricorda in miei anni 70, e tutto questo era vecchio già allora…
    E’ un momento così: arrivano ogni giorno documenti, proclami, editti, soluzioni, ricette per curare il mondo, le 10 mosse per cambiare le cose, le analisi impeccabili di chi ha capito tutto e in questo vuole raccontarsi, esercizi di stile di ogni genere. Ma tutto questo ha il respiro corto e non mai cambiato nulla. Nulla, da che io ricordi attivamente, da cinquant’anni a questa parte, men che meno – per ciò che conosco personalmente – la vita di chi li scrive e li proclama, né quella di chi gli sta accanto.
    Grazie per l’attenzione.

    • Gianluca Ricciato

      …e vecchia quanto la voglia di un certo compagno degli anni Settanta maschio di giudicare l’agibilità politica e il livello di femminismo di giovani e donne. Vecchia quanto la mancanza di ironia che può fare scambiare un documento situazionista per comunicato governativo. Grazie per il contributo. E peccato.

  • federica parasporo

    Grazie anche a te per il commento critico.

    VECCHIO …
    Come i partigiani che sono ancora in questo mondo?
    Come i nonni che hanno trasmesso la sapienza di come curare la terra e riconoscere le erbe spontanee?
    Come gli ulivi e le foreste secolari?
    Allora GRAZIE per questo aggettivo.

    Ma sì, il decreto in questione è permeato di ironia, emulando nella forma i tanti decreti che sono usciti in questi giorni ma riempendolo dei contenuti che più ci piacerebbe leggere. Ricevere un giudizio poco ironico e così serio era inaspettato, ma ci spinge a prenderci in maniera più seria.
    Inoltre si sottovaluta in questo commento lo sforzo fatto nel catalizzare, a distanza, le idee e le istanze di molte persone, che invece di pensare frustrate da sole nelle loro camere, hanno realizzato un piccolo documento ironico ma anche depositario di valori che vorremmo realizzare, un decalogo in cui rinoscersi e in cui riporre delle speranze.

    Firmato: una vecchia venuta al mondo negli anni ’80.

  • Il problema non è la caduta, ma l’atterraggio.
    Citazioni da film a parte, un programma ambizioso, come molti programmi di cui si legge, ma bisogna pur lanciarsi per vedere dove si atterra, al di là del decalogo, molti sono i punti condivisibili e sentiti, anzi agognati. Credo che il più grande errore sia stato spaccare in due il sapere scientifico e quello umanistico, che avrebbero dovuto continuare a camminare insieme. Abbiamo perso molte capacità, soprattutto quella di analisi ed abbiamo accettato ogni cambiamento come “buona pratica”. Sradicare e riconvertire il modello che viviamo, oltre l’ironia e la provocazione che amo e ritengo necessarie, non è per niente cosa facile. Ma proprio per niente.
    Più che mo.li.te., mi pare che piaccia tanto mo.ri.re., movimento per la riconversione revanscista, almeno così mi sembra…

    • Gianluca Ricciato

      Il pensiero critico nei confronti della divaricazione tra saperi umanistici e scientifici, ma anche tra personale e politico, tra corpo e mente, natura e cultura, piacere e sapere, credo siano alla base di tutte le persone che hanno scritto questo documento. Grazie di averlo letto!

  • Federica, Gianluca, vi chiedo di scusare il mio intervento fuori posto: non avevo compreso l’ironia e avevo anzi un gran desiderio di prendervi sul serio.
    Per inclinazione e da sempre, nelle questioni politiche e di natura sociale e legate all’erosione del bene comune, sono abituato a considerare l’ironia uno strumento espressivo debole, poco adeguato, talvolta consolatorio e, attraverso il giudizio sempre un poco degradante implicito nell’ironia, anche ingannevole, perché finge una compensazione dove invece esiste disequilibrio di conoscenze e di capacità di intervenire e incidere.
    Chissà che un giorno qualcuno non voglia prendere i vostri dieci punti (magari farli diventare undici o quattro, così si esce dal luogo comune del decalogo) e tradurli in un programma semplice di azione, non di pensiero, serio (non per questo serioso), breve da essere masticabile anche per chi non è abituato a leggere tanto, comprensibile e coinvolgente per molti, se non per tutti, anche per chi è meno confidente col mondo dei concetti e delle parole molto dense o molto astratte.
    Buon impegno e tanta salute!

    • Gianluca Ricciato

      Grazie di questo intervento Massimo.

      Questo finto decreto ha sicuramente tanti limiti, è nato in fretta e da un’insofferenza generale che abbiamo tutti e tutte quelle che lo hanno scritto (siamo una decina) nel vedere trattati temi complessi in modo propagandistico e nel vedere azzerata la controinformazione con la scusa del complottismo (che esiste ma è frutto di ed è funzionale allo scientismo, dal nostro punto di vista). Per non parlare della deriva autoritaria.

      Abbiamo messo insieme tante competenze per scriverlo, ma non è il sapere tecnico (il cui abuso contestiamo), è il desiderio che ci ha spinto evidentemente, e soprattutto il gioco che vorrebbe destrutturare la litania del decreto, dei numeri delle 18, del “fidati dei professionisti dell’informazione” (detto da Mediaset, da quale pulpito), etc.

      Poi non è detto che ci siamo riuscite, siamo chiuse dentro casa, a distanza, sparse per l’Italia, eccetera. In ogni caso, ci interessa parlare dei contenuti, principalmente, e se prima era emergenza su tutti questi punti, ora è allarme rosso. E manca sicuramente tanta roba, e molta potrebbe essere espressa e pensata meglio.

      Da oggi pubblicheremo ognuno dei dieci punti ogni giorno su facebook, appunto per la leggibilità: http://www.facebook.com/molitemovimento

      Chi siamo noi è scritto qui, e più di questo per ora non siamo, al di là dei nomi propri che non tutti/e vogliono esprimere, preferendo l’identità fluida collettiva (alla Wu Ming per dire, ma con le dovute proporzioni): https://molitemovimento.wordpress.com/about/

      Tanta salute anche a te!

  • Domenico Matarozzo

    comunque grazie degli spunti/osservazioni/critiche Massimo, forse perchè hanno toccato un “vecchio” che crede in questi punti da quasi quarant’anni e la situazione non è poi così tanto migliorata come avrei voluto. Mi interrogo spesso sul linguaggio migliore da usare per farsi capire nei diversi contesti/fasi storiche. Speriamo di intercettare anche qualche giovane e vedere altre osservazioni.

  • Grazie a te Gianluca, grazie Domenico.

    Una piccola goccia d’acqua se la volete prendere in esame: riflettiamo se sia opportuno parlare di controinformazione. Chi lavora con onestà intellettuale, senza pregiudizi e lacci ideologici, impegnata a chiamare le cose con il loro nome e orientata al bene comune produce informazione, il gioco di rimessa, l’azione contraria, il boicottaggio (della vita) lo fanno altri; la controinformazione proporrei di lasciarla ai vespa, ai gestori di mediaset, ai comunicatori di monsanto: loro sono in periferia delle cose, gli alternativi (alla vita e al bene della gente) sono loro, sono loro i veri antagonisti, contro anche a se stessi. Con onestà intellettuale, con la libertà morale di indagare ed esprimerci (e sbagliare e magari tornare sui nostri passi) sentiamoci al centro, costruiamo Informazione, senza sentimenti periferici, minoritari.
    Massimo

  • angelo maddalena

    la cura e il mutualismo oltre il paternalismo e l’assistenzialismo, mi sembra molto importante questo punto. Il punto però è che credo non si possa facilmente riferirsi ad esperienze già fatte e per certi versi “vecchie”, ovviamente alcune sono da rivalorizzare o continuare a promuovere, quando si parla della Rive (Rete italiani ecovillaggi) avrei molte perplessità perché vedo in molte di queste esperienze (che ho conosciuto e studiato da dentro) delle derive che hannop poco di nuovo e di forte soprattutto a livello teorico e di responsabilità individuale; per la produzione artistica e culturale, così come per i trasporti e la mobilità sostenibile, e quando si parla di autoproduzione agricola, mi vien da pensare che c’è qualcosa di “vecchio” che riscontro nell’assenza di tre riferimenti: 1)il riferimento all’azione diretta: non è più tempo di intenti, da anni ci sono esperienze di trasporti pubblici gratuiti che soggetti spesso isolati e disprezzati hanno promosso e promuovono, oltre che paesi e istituzioni (il Lussemburgo da poco ha reso grauito tutti i tarsporti pubblici!), ovviamente tutto ciò richiede una elaborazione psicoemotiva, oltre che teorica e politica, perché negli ultimi venti anni si sono perse le basi dell’agire politico, il termine autoproduzione, che fino a vent’anni fa aveva una valenza di riappropriazione dell’agire immediato e diretto (rifiuto di pagare bollette, occupare case sfitte, non pagare il biglietto dei mezzi pubblici, cinema teatro ecc.) oggi è stato stravolto nella volontà di alcuni privilegiati spendere o lavorare un pò meno!; per gli artisti: vale quello che dice Biagio Accardi rispondendo a una mail di realtà libertarie emiliane che generosamente istituiscono un fondo di solidarietà (anche o solo?) per gli artisti, e Biagio dice: non mi interessa l’assistenzialismo, mi basterebbe far circuitare un certo tipo di spettacoli in certi circuiti dove fino a qualche anno fa avevano spazio e dignità, e io aggiungerei: se chi parla di autoproduzione e di anarchia non fa nulla o poco o nulla per crearer spazi che sostengano artisti autoprodotti, per non dire di certe realtà che poi vanno a dare migliaia di euro ad artisti che sono già ben pagati da grosse istituzioni ma che vanno di moda e/o sono considerati alternativi o indipendenti (solo nella facciata?), allora c’è qualcosa da ripensare alla radice. Io apprezzo questi 10 punti, sarebbe una buona partenza, ma sarebbe anche importante stare attenti a non partire più “vecchi”…di prima! Ho fiducia e sostengo

    • Gianluca Ricciato

      Grazie del contributo e del sostegno Angelo. Tutte o quasi le persone che hanno partecipato alla scrittura di questo decreto hanno o hanno avuto pratiche politiche ed esperienze personali riguardanti le realtà citate, che siano le reti degli ecovillaggi, i gas, i mercati contadini, Genuino Clandestino e le Reti di Economia Solidale, ma anche laboratori artistici, collettivi femministi e altro. Quindi sappiamo bene tutte le questioni legate a conflitti, esperienze non riuscite, errori, contrasti e blocchi di vario tipo che queste realtà hanno vissuto. Ma se le abbiamo citate è perché comunque le riteniamo valide e punti di partenza per immaginare pratiche future e reti ancora più efficaci ed inclusive, oltre che per promuovere un lavoro di cambiamento sia personale che collettivo più profondo. Ma la ricetta giusta definitiva non ce l’ha nessuno naturalmente, noi stiamo provando a smuoverci noi, innanzitutto, in una situazione ormai surreale, e vedremo cosa succederà… e ricordiamoci sempre che questo “decreto della liberazione” è uno scherzo semiserio, nato per rispondere alla fiction ancora meno seria della detenzione a cui siamo sottoposti/e a colpi di decreti incostituzionali.

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