Delitti razzisti e media distratti

ricevo da Salvatore Palidda (db)

Mi pare che questo gravissimo fatto sia stato ignorato nelle pagine nazionali dei giornali e nelle tv.

Il 4 dicembre un romeno ventenne è stato assassinato a colpi di pistola davanti alla baracca dove abitava con i suoi familiari nei pressi della linea ferroviaria a Barcellona Pozzo di Gotto (sulla costa a 50 km da Messina).

Già due giorni dopo magistrato e carabinieri hanno detto che si è tratto di un vero e proprio RAID RAZZISTA di più persone e che sono stati almeno due a sparare fra le baracche e a uccidere Petre.
L’anno scorso un incendio doloso era stato appiccato contro un gruppo di nomadi rom.

Nella baracca al momento della sparatoria, oltre a Petre, c’erano anche la compagna, il figlio di nove mesi e altre tre donne e un uomo. I cinque adulti ed il bambino sono stati sistemati dal Comune di Barcellona Pozzo di Gotto in un albergo perchè hanno detto di aver paura di tornare in baracca.

L’esame autoptico da parte della scientifica mostra che sono state usate di più armi e in particolare anche di un fucile da caccia, forse a canne mozze.

Il raid pare sia stato compiuto al fine di far “sbaraccare” il gruppo di nomadi romeni rifugiatosi al riparo del rilevato ferroviario nel lembo di terra immersa nel degrado.

Gli inquirenti stessi affermano che il raid avrebbe potuto provocare una strage poiché gli assassini hanno sparato sventagliate di colpi cercando di colpire tutti.

La stessa piccola baraccopoli è stata ed è ancora occupata non solo da rom stranieri ma anche da italiani che non hanno mai avuto ospitalità e gli aiuti promessi da tanti.

Adesso tutti gli abitanti della baraccopoli sono terrorizzati e stanno scappando : «Siamo gente pacifica e chiediamo giustizia».

Il 10/12/2010 s’è saputo anche che le armi utilizzate nel raid contro la baracca dei rumeni potrebbero essere state utilizzate in altri atti criminosi compiuti nel Barcellonese. ….

UNA BREVE NOTA

Questa denuncia di Salvatore Palidda sul silenzio dei media è purtroppo solo una delle tante che si potrebbero raccogliere… se si cercasse. Da parte mia tento, da anni, attraverso la rubrica “Sparite-sparate” sulla rivista “Come solidarietà” (qui in blog ne trovate alcuni esempi) di evidenziare alcune storie cancellate (sparite) o montate (sparate) e i meccanismi che sottostanno a questa continua falsificazione della realtà che è benzina per alimentare i roghi razzisti.  Il mio è un piccolissimo contributo, servirebbe una ben più grande rete. Alle 19 su codesto blog “posto” un bel pezzo di Stefania Ragusa, ripreso da un recente libro, che contiene notizie e indicazioni preziose. In altre occasioni ho dato la parola – o la darò – a Giuseppe Faso, Annamaria Rivera, ai “Giornalisti contro il razzismo” che denunciano il micidiale mix fra cattivo giornalismo, razzismi, ignoranza, strumentalizzazione politica (spesso anche di quella che si definisce “sinistra”). Rimando anche a “Non vi credo” di Maria G. Di Rienzo che trovate qui in data 7 dicembre. Mi è spesso capitato di lavorare nelle scuole su questi temi; credo che molto si possa e si debba fare. Studenti e studentesse in questi giorni di occupazioni e autogestioni mettono il razzismo al centro dei loro laboratori: è un gran bel segnale che dimostra come stia crescendo la lotta contro la skuola degli zombies targata Gelimini-Tremonti … e Adro (non dimentichiamocene: quella porcata è stata fermata dal basso  non dall’alto).  “I care“, mi riguarda, come era scritto sulla porta della povera (ma libera) scuola di Barbiana da cui uscì “Lettera a una professoressa“, un libro che resta di stringente attualità anche 40 anni dopo: magari sostitutendo, in certi punti, “migranti” alle parole “operai” e “contadini” che la scuola razzista di allora discriminava e offendeva come adesso accade verso chi viene additato come italiano non troppo “doc”…. perchè magari sbaglia un verbo…. anche se parla e pensa molto meglio della maggior parte dei politici e dei giornalisti; “ci vuol poco” direte voi… e avete ragione. (db)

Redazione
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