Dell’uso di libri falsi in un labirinto di specchi in un alto castello

di Fabrizio “Astrofilosofo” Melodia

«The man in the high castle» – ovvero «L’uomo nell’alto castello» ma nelle prime eduzioni italiane lo trovate come «La svastica sul sole» – non è “solo” uno dei romanzi più noti e geniali di Philip K. Dick ma da qualche tempo è anche una serie televisiva americana prodotta dagli Amazon Studio, una branca della più nota azienda di vendite on line del mondo. Uscita nel dicembre 2015, è arrivata alla terza stagione con una buona accoglienza di pubblico e critica, soprattutto per la sapiente resa di una vicenda complicata quanto profonda.

E’ di questi giorni la notizia che la serie è stata rinnovata per una quarta stagione, per la gioia dei fans e non solo degli appassionati dickiani.

Il buon Phil sarebbe stato contento di questa trasposizione? Andiamo a vedere in sintesi la trama dipanatasi in queste stagioni.

Siamo in America, nel 1962. Gli USA semplicemente non esistono più in quanto la Germania nazista e il Giappone (con l’Italia sullo sfondo) sono usciti vittoriosi dalla Seconda Guerra Mondiale, arrivando a spartirsi i territori americani. Il Giappone si è preso la costa occidentale, fondando gli Stati Giapponesi del Pacifico; mentre il Terzo Reich impera a est. In mezzo gli Stati cuscinetto delle Montagne Rocciose, una specie di zona neutrale.

Ecco entrare in scena Juliana Crain, giovane donna residente a San Francisco con il fidanzato Frank, la quale riceve dalla sorellastra la bobina di un film intitolata «La cavalletta più non si alzerà» che mostra le Forze Alleate sconfiggere l’Asse.

La sorellastra viene poi uccisa dalla polizia giapponese e Juliana, nel tentativo di scoprire la verità, si reca a Canon City, nello Stato delle Montagne Rocciose, in base agli indizi trovati frugando tra gli effetti personali della sorellastra.

La scena si sposta su Joe Blake, una spia nazista infiltrata nello Stato delle Montagne Rocciose con il preciso scopo di portare informazioni riguardo alla Resistenza. Blake entra in contatto con i “partigiani” e gli viene affidato l’incarico di portare un convoglio a Canon City. Arrivato a destinazione, scopre in una vano segreto una copia del film «La cavalletta più non si alzerà».

Altro cambio di scena: il ministro dell’economia Nobosuke Tagomi, assai saggio e lungimirante, è molto preoccupato per le sorti del mondo non appena l’anziano Adolf Hitler avrà tirato le cuoia. Incontratosi con l’ufficiale nazista Wegener, non fa mistero della sua ipotesi: il successore di Hitler scatenerà una guerra atomica contro il Giappone per ottenere il predominio sui territori americani.

Ideata da quel geniaccio di Frank Spotnitz, pluripremiato co-autore per la tv «X-Files» e inventore di «I Medici», la serie mostra di mantenere alcuni capisaldi della narrativa di Philip Dick, anche se con notevoli differenze e non solo nei nomi. Come ben sanno gli appassionati, non è un film ma un libro quello in cui si ipotizza che le forze dell’Asse abbiano perso la guerra ed è Hawthorne Abendsen l’autore di tale romanzo di fantapolitica in quel mondo ucronico.

Un vero gioco di specchi che, secondo alcuni critici, sarebbe stato ispirato a Dick dal romanzo «Qui non è possibile» di Sinclair Lewis, dove s’immaginava che un demagogo filonazista avrebbe vinto le elezioni presidenziali del 1936. E per stare in tema di rimandi si potrebbe ipotizzare che questo romanzo di Sinclair e il romanzo di Dick abbiano potentemente influenzato l’ultimo libro di Philip Roth, «Il complotto contro l’America» dove lo scrittore ipotizza cosa sarebbe accaduto se le elezioni presidenziali del 1940 fossero state vinte dall’aviatore Charles Lindbergh, noto simpatizzante per il nazismo.

Nella serie tv più che di pseudo biblia (libri dentro ai libri però in realtà mai scritti) si parla di film dentro il film, un espediente che funziona per rendere al meglio la narrativa dickiana in chiave visiva, come l’alternanza su diversi punti di vista rende bene la coralità del romanzo.

Un tentativo che ritengo ben riuscito, grazie anche a un notevole sforzo produttivo, per un romanzo che avrebbe dovuto avere dei seguiti, di cui Dick scrisse solo i primi due capitoli iniziali (tradotti anche in italiano per una delle tante edizioni Fanucci).

Si perde però completamente la presenza di «I Ching, Libro dei mutamenti» che è fonte d’ispirazione e vero deus ex machina del romanzo, permettendo a Abendsen di comprendere la realtà del suo stesso libro.

Un rimando di giochi di specchi dentro gli specchi, in un mondo senza la pretesa di essere quello vero, essendo tutti sullo stesso piano e dove le persone faticano ad agire secondo un’etica.

Con un espediente di rovesciamento, Dick denunciava la realtà storica dei propri tempi, paragonando (o meglio suggerendo fra le righe) il Terzo Reich e l’Impero del Sol Levante ai suoi Stati Uniti d’America e al blocco sovietico: dove il Terzo Reich è dittatoriale controllo, il Giappone condizionava in modo più sottile i popoli conquistati, cancellando lentamente la cultura autoctona e le espressioni artistiche.

Come si dipanerà la serie tv? Ci darà quei seguiti che Philip Dick non ebbe tempo di scrivere per intero? Ma chi può sapere se in realtà codesta serie tv è solo un altro libro dentro un libro?

« – Non è un romanzo giallo – disse Paul – Si tratta invece di una strana forma di narrativa, che probabilmente rientra nel genere della fantascienza.

– Oh, no – dissentì Betty. – Non c’è scienza e non è ambientato nel futuro. La fantascienza si occupa del futuro. In particolare di un futuro in cui la scienza è più progredita di oggi. Il libro non soddisfa queste premesse»: così scriveva (con autoironia?) Philip Dick.

Guardate la serie, leggete(o rileggete)  il libro e … ricordate che ogni prodotto dell’immaginazione umana è un libro dentro un altro libro il quale probabilmente non è ancora stato scritto.

 

L'astrofilosofo
Fabrizio Melodia,
Laureato in filosofia a Cà Foscari con una tesi di laurea su Star Trek, si dice che abbia perso qualche rotella nel teletrasporto ma non si ricorda in quale. Scrive poesie, racconti, articoli e chi più ne ha più ne metta. Ha il cervello bacato del Dottor Who e la saggezza filosofica di Spock. E' il solo, unico, brevettato, Astrofilosofo di quartiere periferico extragalattico, per gli amici... Fabry.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *