Democrazia partecipata: atei e laici per l’Italia

di Roberto Vuilleumier

La legge elettorale detta anche “proporzionale puro” rimane a mio modo di vedere il sistema più equo e adatto al nostro Paese. Meglio certo, sia chiaro, se dotato di uno sbarramento. Le leggi elettorali che spingono al bipolarismo o bipartitismo “all’americana” a mio modo di vedere non solo danneggiano il Paese ma anche le idee, costringono i più a uniformarsi e nell’insieme a rendere conforme la società. L’impropria associazione fra legge elettorale e il concetto astratto di “prima repubblica” distrae dal fatto tangibile: il problema del Paese non risiedeva nella governabilità o meno… ma nella capacità di governare. Ciò è talmente vero che la così detta “prima repubblica”, anche visto il basso livello dei politici attuali, viene spesso – e a mio avviso con ragione – guardata con rimpianto.

Chi rischia di più in questa partita elettorale? Senza alcun dubbio le seconde e terze file della vecchia Dc e con loro i Clericals e i Vaticanisti dell’ultima ora.

Se infatti non viene trovato un accordo sulla legge elettorale in breve tempo, tornerà la democrazia nel nostro Paese e con essa anche la possibilità, pensate un po’, di poter votare formazioni laiche (veramente laiche) e addirittura i singoli candidati.

Il rischio per la “Dc” – comunque mascherata – e per il Vaticano è enorme: dopo oltre 20 anni di sotterfugi e accordi incrociati a 360 gradi si troverebbero costretti a venire allo scoperto, palesando i loro accordi, rischiando come avveniva nel pentapartito di vedere approvate leggi laiche a favore delle libertà civili… Un disastro che come diretta conseguenza condurrebbe all’uscita del Paese dal medioevo: in una parola “La fine” (anche del Concordato).

Da oggi in avanti tutti i “nuovi” attori democristiani – vedrete – cercheranno di far accelerare gli accordi per una nuova legge elettorale che non consenta di superare il “bipartitismo bipolarizzato”; alle preferenze poi penseranno loro.

Laddove però questa rincorsa – come io auspico – dovesse fallire, ritengo utile, se non necessario, avviare profonde riflessioni dato che con il proporzionale si aprirebbe nuovamente il libro della democrazia “partecipata”

In questo libro, se si aprisse, ci sarebbe spazio per scrivere sulla laicità dello Stato, attraverso la presentazione di una lista di scopo, in difesa, in un Paese finanziariamente “commissariato”, delle risorse pubbliche economiche, morali e delle libertà civili.

A Imola in pochi ci abbiamo provato e ci siamo quasi riusciti. Perché non provarci, in tanti nel Paese?

 

Redazione
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