“Derive” di Pascal Manoukian

 (letto da Francesco Masala)

“DERIVE”: editore: 66th and 2nd, traduzione di Francesca Bononi

ci sono libri che raccontano storie di povera gente, i migranti, si chiamano adesso, vite di scarto, che riescono a elevare i protagonisti ad altezze insperate, miracolo della letteratura.

un padre e una figlia somali, un venditore di rose bengalese, un operaio moldavo hanno rischiato la vita e ipotecato la vita futura, solo per poter spostarsi, cosa che a noi capita senza troppe conseguenze (anche se qualcuno, giustamente, vorrebbe i centri di espulsione anche per noi),

nel romanzo conosciamo Virgil, Chanchal, Assan, Julien, Marie ed Elise, fra gli altri, e con la forza della fiducia e della solidarietà riescono a resistere.

un libro bellissimo, non sai cosa ti perderesti se non lo leggessi, e dopo averlo letto capirai.

davvero imperdibile, in questi tempi bui.

https://stanlec.blogspot.com/2018/07/derive-pascal-manoukian.html

redaz
una teoria che mi pare interessante, quella della confederazione delle anime. Mi racconti questa teoria, disse Pereira. Ebbene, disse il dottor Cardoso, credere di essere 'uno' che fa parte a sé, staccato dalla incommensurabile pluralità dei propri io, rappresenta un'illusione, peraltro ingenua, di un'unica anima di tradizione cristiana, il dottor Ribot e il dottor Janet vedono la personalità come una confederazione di varie anime, perché noi abbiamo varie anime dentro di noi, nevvero, una confederazione che si pone sotto il controllo di un io egemone.

3 commenti

  • grazie daniele

  • Andrea Mingozzi

    Ho comprato questo romanzo dopo averne letto la recensione in Bottega di Francesco Masala. Inoltre della casa editrice dal nome improbabile, avevo letto altri due bei testi in passato e se non sbaglio si sta dedicando alla valorizzazione di autori africani.
    L’ho tenuto a “bagno maria” sul comodino per ben più di un anno, finchè non ho trovato la giusta ispirazione e l’ho letto praticamente tutto d’un fiato in due giorni appena. Non aggiungo altro rispetto alla recensione, se non che è godibilissimo nonostante la crudezza (e il realismo) di alcuni episodi narrati.

    Infine segnalo che 66th and the 2nd ha in catalogo una propria collana di biografie di sportivi potrebbero piacere anche ai non amanti del genere. Da appassionato di pallacanestro, ho letto quella di Michael Jordan.

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