Diario illustrato di un viaggio negato

Sicilia: treni impossibili raccontati e disegnati da Angelo Maddalena (*)

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«Si sente odor di deportati, solo al piede manca la catena»: così scriveva Walter Vacca, un poeta di Parma emigrato in Belgio per lavorare nelle miniere di carbone, e lo scriveva mentre si trovava sul treno o dentro la miniera…

Oggi anch’io mi sentivo così, sull’autobus sostitutivo del treno, che da Caltanissetta Xirbi doveva portarmi a Palermo, insieme ad altre centinaia di “deportati”… quotidiani. Ma io sono sceso, sentivo troppo odore di deportazione, soprattutto quando ho sentito dire a un ragazzo che aveva fatto lo stesso viaggio qualche giorno prima: «ci abbiamo messo cinque ore!». E lì non ce l’ho fatta più, anche perché io andavo a Palermo per piacere, e sì che dovevo fare gli acquerelli per il mio libro illustrato sulla Sicilia, però si possono fare anche dopo, quando le strade di asfalto (autostrada) e strade ferrate torneranno praticabili…

Perché da oggi, o meglio, da mercoledì scorso (il mercoledì dell’allerta meteo e dei danni gravi in varie parti d’Italia per alluvioni e esondazioni) l’unica strada che sembrava liberata e potenziata, cioè la tratta ferroviaria Caltanissetta Palermo – che da aprile di quest’anno è l’unica strada per andare da Caltanissetta a Palermo in meno di tre ore (a fronte di 100 Km di distanza!) – da mercoledì scorso era bloccata per il deragliamento di un treno all’altezza di Roccapalumba! Ad aprile scorso si era “bloccata” l’autostrada Palermo Catania all’altezza di Scillato per la lesione e il cedimento di due piloni dell’autostrada. Ebbene sì, solo al piede manca la catena! Neanche il tempo di rallegrarsi per la “nuova vita” della ferrovia del centro Sicilia (treni più frequenti e più veloci, cioè più “diretti” tra Palermo e Catania) che…stamattina, arrivati alle 8 e 30 a Caltanissetta Centrale per prendere il treno delle 8 e 45 per Palermo, ecco che arriva la prima botta (senza che fosse stato comunicato via internet qualche giorno prima o la sera prima, in barba a chi aveva fatto il biglietto il giorno prima di partire, per esempio Antonio): «il treno è soppresso, tutti i treni per Palermo sono soppressi, ci saranno autobus sostitutivi che partono da Caltanissetta Xirbi» (è la stazione di cambio per andare da Caltanissetta Centrale a Catania o a Palermo, perché i treni veloci e diretti non passano da Caltanissetta Centrale).

«Il primo autobus sostitutivo parte alle 11 da Xirbi per Palermo», al che si pensa all’autobus della SAIS, che fino a qualche mese fa ce n’era uno ogni ora, ma da quando l’autostrada ha ceduto e i treni hanno riconquistato spazio e tempo… gli autobus sono stati soppressi, almeno quelli di mattina fino alle due del pomeriggio!. “Che culo” direbbe qualcuno; “Che botta” diciamo noi (ma non è una botta di culo): noi siamo io e Antonio, due coetanei di cui uno docente di traduttologia all’Università di Palermo dopo dodici anni a Parigi, e uno (che sarei io) con pennelli e acquerelli pronti a srotolarsi e ad aprirsi per colorare i soggetti palermitani. Quindi… dopo una passeggiata per prendere il caffè al bar più vicino (il bar della stazione di Caltanissetta ha chiuso più di un anno fa, in linea con la neonata tratta veloce Catania Palermo che appunto passa da Xirbi e non dalla Centrale).

Al ritorno dal caffè troviamo anche Melany nell’atrio della stazione, allora io comincio ad acquerellare e vediamo le immagini!

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Dopo due ore di attesa acquerellata si sale sul treno che ci porterà a Xirbi, ma prima di partire appuntiamo e disegniamo i soggetti chiave della stazione: il poliziotto Fortunato, nel senso che si chiama così di cognome, come un mio ex compagno di scuola al Geometri di Caltanissetta, anche lui si chiama Fortunato e fa il poliziotto, al che il poliziotto “Fortunato” (qui presente nell’acquerello in blu!) mi dice «ma allora è mio cugino», eccoli qui, una famiglia di poliziotti!

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Dopo il poliziotto arriva il cane FS (uno bianco seguito da uno rossiccio) come ce lo presentano i due “uomini della ferrovia” (tecnici della stazione) accarezzandoli e trattandoli da cani della ferrovia cioè che stanno sempre qui.

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E infatti io li vedo alla stazione di Caltanissetta da diversi mesi o forse anni, uno bianco e uno rossiccio.

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Poi si va sul treno. Arriviamo a Xirbi e siamo più di quanto un autobus sostitutivo può contenere. Molti rimangono giù. Arriverà un altro autobus? Sì ma…un po’ di agitazione si sviluppa fra i viaggiatori. Io mi siedo accanto a una ragazza che avevo visto già alla stazione prima di partire ma un uomo le impone di cambiare posto e sedersi al suo posto, e lui si siede accanto a me. Gli chiedo il motivo e lui mi dice che è il padre (che sfiga) e già il viaggio parte male a tutti i livelli. Nel frattempo, nell’attesa che arrivi l’altro autobus, sento dire a un ragazzo africano «qualche giorno fa ci ha messo cinque ore per arrivare a Palermo». Mi faccio quattro conti e scendo giù, determinato a bloccare i binari (improbabile, visto che passa un treno ogni ora o forse ogni due), prendere un treno per tornare a Caltanissetta Centrale (ma saprò che parte fra due ore) oppure… trovare un passaggio per Caltanissetta. La terza cosa mi riesce sebbene avventurosamente. C’erano due macchine che stavano partendo dalla stazione, una delle due è quella buona: la guida un ragazzo di Caltanissetta che mi carica e via andare. A Caltanissetta, sconfitto e derelitto dal dolore di un popolo deportato e ancor vessato, mi siedo in un bar in Corso Sicilia, ospite in un tavolo di due uomini di mezza età inoltrata (gli altri tre tavolini sono occupati). Uno dei due mi chiede qualcosa tanto per parlare, poi mi dice che ha mangiato pusiddi; scopro che significa piselli mentre a Pietraperzia diciamo faseddi. L’altro tipo seduto accanto a me dice che a Mazzarino per dire fagioli dicono “pisella”. A Catania per dire fagioli si dice “triaca”. Il tipo di prima, quello dei “pusiddi”, dice che a Paternò fanno i fagioli a colazione, «e bicchiri di vinu ccu la gazzusa». I carcagnola pure sono buoni, dice quello dei “pusiddi”, cioè «i testicoli tagliati a fettine». «Testicoli di chi?» chiedo; «di toro», risponde l’altro. «Testicoli a fettine e ova sbattute e mpanate e mangi a livello internazionale».

Poi vago sedendomi di bar in bar mendicando un sentiero di redenzione e consolazione, in preda al dolore e alla rabbia atavica del siciliano medio. Mi siedo in un bar dove mi metto a dipingere trovando stimolo nelle parole che scrivo sul quaderno dopo che il barista mi porta il thé con biscottini orridi messi a cerchio intorno a un pasticcino di qualità: «viscotta di mmerda associati a pasticcini di qualità». Mentre dipingo passa un tale un po’ “alla cumu veni si cunta”; ce ne sono tanti a Caltanissetta: un po’ barboni un po’ pittoreschi un po’ così. Questo ha un cartellino in pectore con scritto RAFFICA RAP N.1. Gli chiedo come si chiama, visto che lui mi chiede che sto facendo. E mi chiede 50 centesimi, dopo avermi detto che si chiama Raffaele… Raffica, appunto! RAP N.1! E vai col thé! Poi telefono a Gabriele, mi dice che se voglio un passaggio devo raggiungerlo davanti la Banca dove lavora, lo raggiungo in anticipo e faccio un acquerello accennato della piazza dove lo sto aspettando, che è la piazza centrale di Caltanissetta, fra la Chiesa di Sant’Agata al Collegio e il Comune, per intenderci.

 

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Intanto è successo un fatto inenarrabile! Ho fatto il biglietto e non ho usato il treno! O l’ho usato al 10%! Sul biglietto ci ho disegnato il volto di Antonio e scritto su: «Il viaggio della speranza, finito nel “fango”… che ha ucciso l’ultimo treno».

 

     Pietraperzia, 19 ottobre 2015

  (*) Angelo Maddalena è spesso in “bottega”. Infaticabile artista di strada, è autore – fra l’altro – di «Amico treno non ti pago» (Eris edizioni). Da novembre sarà in libreria anche «A piedi è un altro mondo» (Euno edizioni). Invece gli appunti qui sopra fanno parte di un prossimo libro-diario illustrato (o carnet de voyage, se preferite andare sul “classico”) che racconta un viaggio in Sicilia sulle orme di Goethe, 300 anni dopo. E’ possibile, se non probabile, che mentre voi leggete queste poche righe Angelo abbia già progettato un altro paio di libri. Di certo a novembre porterà alcune sue narrazioni al Nord: qui in “bottega” ne daremo notizia ma se intanto volete contattarlo e/o invitarlo scrivetegli qui: <angelo.maddalena@gmail.com>. ATTENZIONE: questo non è uno spot, è doverosa informazione su un vero artista, senza sponsor palesi, occulti o travestitidakeneso. (db)

 

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