Dick è vivo, noi siamo stati invasi

una recensione a «Io sono vivo, voi siete morti. Un viaggio nella mente di Philip K. Dick» di Emmanuel Carrère

più una nota su Bertinotti e i “baccelloni” (*)

P. K. Dick è vivo, tutti noi [forse] siamo morti. Si potrebbe anche rovesciare così il titolo del libro di Emmanuel Carrère – «Io sono vivo, voi siete morti. Un viaggio nella mente di Philip K. Dick» che finalmente viene ristampato da Hobby & Work [338 pagine, 17 euri] dopo che l’edizione precedente [e/o] da tempo era esaurita.

Perciò il 20 febbraio 2007 – o 2035 – Dick sarà vivo. Anche se ufficialmente morì, dopo tre giorni di coma, il 20 febbraio del 1982. Molti suoi fans sussurrano, con un misto di ironia e serietà, che a uccidere Dick fu… Ridley Scott. Si aspettava tanto da «Blade runner» che vederlo così fiacco, prevedibile, povero diede a P. K. [sta per Kendred] Dick il colpo fatale. Qualcuna/o si indignerà: calunnie, il film di Scott è bello, una delle migliori pellicole di science fiction, persino Harrison Ford sembra un attore. Tutto vero. Ma tentiamo di capire le ragioni del “crepacuore”: leggiamo il romanzo da cui fu tratto «Blade runner». In italiano lo trovate in varie versioni, come «Il cacciatore di androidi», con il titolo del film o con la traduzione fedele dell’originale, ovvero «Ma gli androidi sognano pecore elettriche?». Fate il confronto. Capirete che se Scott non è un assassino, poco ci manca.

Dick è oggi autore di culto anche in Italia, dopo essere stato maltrattato per decenni. Dunque la prima ipotesi è che chi ora sta scorrendo questo articolo su di lui, anche se non è appassionato di fantascienza, forse avrà letto qualche suo romanzo o racconto; da quel momento, con molte probabilità, è stato invaso da una sensazione insolita: la necessità di trovare tutti i titoli… la mitica opera omnia. Infatti l’editore Fanucci li ristampa con successo. Se questa è la vostra situazione, se avete letto tutto o quasi, allora il libro di Carrère vi piacerà: aiuta ad annodare i fili tra biografia e opere dickiane ma anche a spalancare i pensieri sull’orlo di altre penultime verità. Seconda ipotesi: se invece non avete mai aperto gli occhi sugli universi che Dick ha creato, riga dopo riga, se la science fiction non è nelle vostre vene e vertebre, forse questa biografia vi apparirà solo una stramberia, ma per onestà dovrei scrivere che non lo so… visto che appartengo a quel relativamente ristretto gruppo di persone per i quali, sin dall’età della ragione, fantascienza e mondo cosiddetto reale vanno a braccetto. E mi sembra giusto confessarlo qui, così che se chi sta leggendo pensa «ma guarda che idiota» possa subito cambiare schermata. La terza ipotesi è che – per età o altre circostanze – solo da poco abbiate scoperto qualcosa di PkDick e vi stiate chiedendo se fra voi sarà amore eterno. La risposta è sì. Al contrario di tanti scrittori e scrittrici che ne azzeccano due o tre, lui non ne ha sbagliato uno: una quarantina di romanzi [trenta di pura fantascienza] e centinaia di racconti che non mollano per un attimo. Alcuni sono scritti benissimo, altri tirati via ma sempre con trame e personaggi all’altezza della sua fama. I pignoli diranno che «in effetti L’ora dei grandi vermi, scritto a 4 mani con Ray Nelson, è bruttino»; forse sì ma cambia poco. Persino i manoscritti non pubblicati, i testi delle conferenze, gli appunti per progetti non realizzati hanno il sapore delle sue opere migliori [per verificarlo recuperate la grande raccolta di inediti curata da Lawrence Smith: in italiano per Feltrinelli nel ‘97 sotto il titolo «Mutazioni»].

Questa straordinaria capacità di inventare e scrivere su cosa si è esercitata? Quali erano le ossessioni di PkDick? L’idea che, in qualche modo, il nazismo potesse aver vinto la guerra. L’autismo di massa. Un frullato di religioni vecchie e nuove. Ubik, ovvero la totalità che invade ogni oggetto. Le sempre più incerte definizioni di esseri umani e di creature artificiali, la loro crescente commistione. Droghe che costruiscono o distruggono universi. E molto altro. Sempre inseguendo «La penultima verità», come si intitola un romanzo, perché l’ultima non abita da nessuna parte. Ci sono poi alcuni “schemi” abituali della fantascienza: ma i viaggi del tempo, le guerre atomiche o i super-poteri sono, nelle trame dickiane, rovesciati e reinventati 100 volte. Se sullo sfondo c’è una dittatura, per Dick può essere l’estrema conseguenza della presidenza Nixon ma anche un’imprevista alleanza fra il peggio del Vaticano e il socialismo nella sua versione formicaio. Gli umani possono essere divisi in classi o… in 7 diverse forme di pazzia. Quel giocatore bravo e annoiato sta risolvendo un quiz oppure, senza saperlo, intercetta i missili?

Capita che a leggerlo oggi si sia colpiti dalle sue profezie. E anche il bell’argomentare e delirare di Carrère lascia molto spazio a questo, svelando [o inventando, poco importa] che l’autore nel vedere i suoi scenari concretizzarsi cominciasse a credersi un Demiurgo, un creatore di universi. Ma è solo uno dei tanti sentieri dickiani da percorrere, forse neppure il principale. Un altro sguardo possibile è inseguire uno dopo l’altro i desideri che Dick accumulava. Ma persino giocando agli acchiappa-sogni e cattura-incubi lui barava al massimo livello. Per capirsi, rubiamo alle pagine di Carrère la storia dei tre desideri. Se a qualcuno di noi capitasse di imbattersi nella lampada di Aladino ovviamente si spremerebbe per tirar fuori il miglior trio; i più furbi al primo posto chiederebbero… altre lampade di Aladino, così da moltiplicare le possibilità all’infinito. Invece sin dall’infanzia pare che Dick la raccontasse così: il mio primo desiderio è conoscere la verità ma appena viene concesso voglio dimenticare tutto …. E dunque: «Hai ancora diritto al terzo desiderio ma non lo saprai mai».

Si potrebbe continuare a lungo. Nella lunga, densa, empatica biografia di Carrère [davvero un gran libro] c’è molto ma non può esserci … tutto Dick che a malapena entra in quei 40 romanzi più racconti a centinaia.

Rimane da accennare a uno degli interrogativi che più spesso i “realisti” pongono a chi si dichiara dickiano [o appassionato di fantascienza]. Non è che gli infiniti sogni e incubi contenuti in questi universi distolgono dal qui e ora? Non è che ci confondono, ci danno affascinanti alibi per non capire? Può darsi. A un certo punto del suo libro, Carrère cita di sfuggita un vecchio film – una storia che potrebbe aver scritto Dick – cioè «L’invasione degli ultracorpi» [che ebbe poi un paio di rifacimenti]. La trama? In una piccola cittadina Usa c’è chi crede che figli, amici, parenti…non siano più loro. Pazzia? Scopriremo che gli “originali” vengono eliminati e sostituiti con perfette – ma inumane – copie. I duplicati crescono in cantina dentro grandi “baccelloni”. Cosa può accadere a un appassionato di fantascienza, poniamo al sottoscritto? Se d’improvviso qualcuno – mettiamo il politico italiano che preferisco [Bertinotti] – comincia a comportarsi in modo del tutto incomprensibile il mio primo pensiero è che non sia più lui, che sia una copia creata nel “baccellone”. Ogni tanto, per la verità, lo penso anche di mia moglie e di mio figlio. Non ho accesso alla cantina di Bertinotti ma in quella dove abito ho verificato: niente baccelli, sono proprio mia moglie e mio figlio. La spiegazione non è un’invasione aliena. Dovrò cercarne un’altra. Che sia un bene o un male non saprei dire.

POST SCRIPTUM (gennaio 2012): DIVERSI PARERI, CORREZIONI E ALTRO

Come forse sapete, se passate spesso da qui, io conosco (abita sotto la mia ascella) un certo Severo De Pignolis (Sdp) che, come si intuisce dal nome, è un tipo tosto. Ho ricevuto un lungo messaggio da suo cugino, Cazzaro De Pignolis (Cdp), che invece – nonostante il nome di battesimo – mi pare persona seria, dickiano informato e dunque da ascoltare. Sintetizzo il lungo ragionare e precisare di Cdp.

1 – Intanto «Blade Runner», film diverso dal romanzo (come e’ giusto che sia in ogni adattamento), e’ molto fedele all’originale in tante cose che contano, soprattutto lo sfondo politico (le allusioni razziali per esempio). E quel libro di Carrere non e’ grande, perché e’ tutt’altro che la biografia che millanta di essere. Qualcuno potrebbe chiamarlo un buon romanzo, ma non e’ come romanzo che si presenta. Al contrario, interpretare tutto Dick, vita e opere, a partire dai personaggi misticheggianti (spesso profondamente negativi) dei suoi romanzi mi pare procedura indebita, fraudolenta e ideologica. Se tieni in mente «Valis», e’ come se si guardasse a Horselover Fat senza tenere conto di Phil Dick. La biografia affidabile (di sicuro molto meno altisonante, piu’ umile… eh, c’e’ gente ancora convinta che per fare una biografia bisogna mettersi a cercare informazioni sulla vita del biografato) e’ quella di Lawrence Sutin che in italiano si intitola «Divine invasioni» (Fanucci).

2 – In particolare, una sua versione della storia dell’Invasione degli ultracorpi, Dick la scrisse. E’ un racconto che si chiama «La cosa-padre», pubblicato nel 1954, lo stesso preciso anno del romanzo (ho controllato). Morale: non amo molto le divinizzazioni/idealizzazioni degli Uomini Illustri. Dick era un autore di SF, ed era in sintonia con le tendenze della SF. Quasi sempre, di quella migliore.

3 – Quanto all’uscita la prima edizione (o meglio, se non ricordo male, le prime due edizioni) e’ di Theoria, non di e/o. La mia copia conferma.

4 – la (pessimamente tradotta) raccolta di articoli di Dick e’ curata dal medesimo biografo, Lawrence Sutin. Chi sia Smith, non saccio. Non appena passi sul blog, perche’ non correggi quei due nomi? (editore italiano e cognome del biografo) Senza troppe aggiunte, semplicemente far si’ che nei millenni a venire chi legge l’articolo (e probabilmente salta i commenti) possa trovare i nomi giusti: e’ il vantaggio dello scrivere rete, se qualcuno ti segnala un errore fattuale si puo’ correggere sempre. E’ normale farlo.

5 – Cosi’ come cancellare i commenti dei troll. Se sono troll, vanno cancellati. Se non li cancelli, significa che li hai approvati.

Da parte mia aggiungo: grazie Cdp, correggo gli errori (smith era un refuso, l’editore una distrazione) resto in parziale disaccordo su alcuni punti minori (capita) mentre sulla questione dei troll tornerò presto (db)

 

(*) care e cari che passate da qui,

la piccola redazione del blog, come avete visto, si riposa un pochino: dal 23 dicembre al 6 gennaio (date forse un po’ banali) non sono previsti i soliti tre “pezzi” al giorno. Ma ovviamente chi di noi vorrà potrà postare qualcosa che appare urgente. Forse lo farò anche io. Ma intanto, per non lasciare troppo bianco in blog, ho recuperato dal mio babelico archivio una quindicina di miei articoli (del 2006-7-8) che non mi sembrano troppo invecchiati e li posto, uno al giorno senza un particolare ordine di data o di argomento. Questo per esempio è uscito nel gennaio 2007 sul sito dell’allora settimanale «Carta» (adesso estinto: ahinoi). Devo precisare che da allora Bertinotti non è più il mio politico “preferito” , anzi: ignoro se sia stato sostituito da un “baccellone” ma l’impressione è quella.

Dal 7 gennaio in blog si torna allo schema abituale. Restano gli appuntamenti fissi: il lunedì Mark Adin (ore 12); martedì fantascienza (io e Fabrizio Melodia); il mercoledì appaltato a Miglieruolo; il giovedì le finestre latinoamericane di David; venerdì Rom Vunner, in possibile alternanza con Maia Cosmica; sabato «narrativa e dintorni» con un racconto o una poesia, le vigne(-tte) di Energu e altro; domenica la neuro-poesia di Pabuda ma anche Alexik. Tutti i giorni molto altro, a partire dalla (da noi amatissima) Maria G. Di Rienzo e dalle urgenze.

C’è una novità nella quale vorremmo coinvolgere… chi se la sente. L’idea è di partire dall’11 gennaio con una «scor-data» al giorno; speriamo di farcela. Se siete da poco nel blog e non sapete cosa sono le «scor-date» … fate prima a leggerne qualcuna che io a spiegarlo. Oppure guardate un libro meraviglioso come pochi: «I figli dei giorni» di Eduardo Galeano, tradotto da Sperling & Kuperf pochi mesi fa (e recensito in blog). Ovviamente una «scor-data» al giorno – e ben fatta – è davvero un impegno gravoso. Perciò cercheremo di dividerci i post fra la redazione e un po’ di esterne/esterni. Se qualcuna/o si candida ad aiutarci e/o ha proposte, GRAZIE in anticipo e si faccia sentire (su pkdick@fastmail.it… guarda che combinazione: c’è un po’ di Philip Dick anche qui) così ne parliamo.

Mi fermo qui.

Abrazos y rebeldia per un 2013 di intelligenza, dignità e sovversione. (db)

Redazione
La redazione della bottega è composta da Daniele Barbieri e da chi in via del tutto libera, gratuita e volontaria contribuisce con contenuti, informazioni e opinioni.

2 commenti

  • Immortale. Carrère e Barbieri rendono Dick immortale: lo immortalano con un treno carico di riflessioni non banali. Quel che impressiona di pkd è non solo la quantità ma anche la qualità dei suoi scritti. E la capacità di leggere tra le righe della storia e del futuro della stessa…

  • Ottimo pezzo. Non appena mi sarà ripreso dallo stordimento del salto dimensionale operato, provvederò a copiarlo sul mio.
    Nel frattempo mi amplio dichiarando il mio amore sviscerato per Maria G. Di Rienzo, che svolge un prezioso lavoro di informazione vera sulla condizione umana. Un lavoro vitale per ogni essere umano che intenda continuare a civilizzarsi.

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