«Diritti dei popoli e disuguaglianze globali»

Altreconomia ha pubblicato un volume per celebrare i 40 anni del Tribunale permanente dei popoli che mette in rilievo, tra le altre cose, le responsabilità dell’Unione europea nella promozione delle politiche neoliberali, in particolar modo in Colombia e Messico.

di David Lifodi

Il Tribunale permanente dei popoli compie 40 anni e Altreconomia ha deciso di celebrarli con la pubblicazione del volume Diritti dei popoli e disuguaglianze globali, dedicato a rileggere le 47 sessioni e sentenze del Tpp con una particolare attenzione dedicata al ruolo delle transnazionali europee in America latina e ai danni provocati dal libero commercio soprattutto in Colombia (dal 2006 al 2008) e in Messico (dal 2011 al 2014).

Tuttavia i curatori, Simona Fraudatario e Gianni Tognoni, insieme ai testi storici di Lelio Basso, Julio Cortázar ed Eduardo Galeano e i saggi di Franco Ippolito e Roberto Schiattarella, hanno focalizzato, più in generale, la loro attenzione ai tanti sud del mondo, a partire dagli stati del del sud-est asiatico, dove le condizioni di lavoro nell’industria tessile e nell’abbigliamento sportivo sono molto simili alla schiavitù dal punto di vista della discriminazione salariale e assai simili a alle maquiladoras in America latina.

Nel volume è riportato un testo di Eduardo Galeano del 1988 che già allora ricordava come

le sorti dei paesi asiatici, africani e latinoamericani fossero decise da «Don Dinero» ricordando le responsabilità della Banca mondiale e del Fondo monetario internazionale nella promozione delle politiche neoliberali.

A proposito dei paesi latinoamericani e caraibici, anche la “nostra” Unione europea, secondo il Tribunale permanente dei popoli, non ci fa una bella figura. Violazioni sistematiche dei diritti umani commessi ai danni di lavoratori, popolazioni indigene e ambiente da parte di imprese con sede legale nella Ue rappresentano purtroppo la normalità.

Inoltre, al nesso tra crisi umanitaria e dinamiche neoliberali contribuiscono anche la Banca europea per gli investimenti e l’atteggiamento complice della stessa Unione europea verso le transnazionali, ritenute le protagoniste principali di un’espansione economica utile soltanto a favorire una maggiore competitività internazionale a scapito delle popolazioni locali.

In relazione al Messico e alla Colombia, il Tribunale permanente dei popoli ha sottolineato come la completa libertà di movimento dei capitali, degli investimenti e delle politiche di riduzione della spesa sociale abbiamo provocato l’ulteriore crescita della povertà, della sospensione dei diritti e delle disuguaglianze sociali.

Quanto alla Colombia, le transnazionali hanno goduto di privilegi sempre maggiori a partire dall’epoca della presidenza Uribe, apertamente contrario ad una soluzione pacifica negoziata del conflitto tra lo Stato e le forze guerrigliere e, anzi, sostenitore dell’utilizzo dei gruppi paramilitari come braccio armato delle imprese contro la popolazione civile.

A questo proposito, la sentenza finale del Tpp, riunitosi a Bogotá dal 21 al 23 luglio 2008, ricordava «i numerosi indigeni sacrificati durante le lotte del Cauca per la liberazione della Madre Terra; le innumerevoli vittime delle zone indigene protette e comunità contadine sacrificate dal paramilitarismo al servizio delle imprese petrolifere e minerarie…» e gli sfollamenti provocati dagli stessi paras e finanziati con i soldi della Chiquita Brands. L’elenco prosegue con il furto di acqua ed energia alle comunità da parte di imprese spagnole quali Endesa, Aguas de Barcelona e Unión Fenosa.

Non troppo diversa è la situazione del Messico, definito «il primo Stato a sperimentare le politiche economiche globali imposte dal capitale finanziario dalla fine degli anni Ottanta del secolo scorso».

Anche in questo caso, a partire dall’entrata in vigore del Nafta il 1° gennaio 1994, le politiche di libero scambio hanno trasformato l’attività estrattiva da politica ad energetica, provocando danni enormi all’ecosistema a causa dell’utilizzo di tecniche devastanti.

Di conseguenza, si è verificato un attacco sistematico ai diritti dei popoli all’insegna di omicidi, sparizioni, torture, omicidi ed espropriazione delle terre tramite il legame tra narcotraffico e apparati dello Stati in gran parte corrotti, manifestatosi tramite il cosiddetto desvío de poder.

Grazie all’instancabile lavoro di denuncia dei movimenti sociali per fare luce sui crimini di stato, sulle violazioni dei diritti umani e sugli attacchi sistematici ai diritti dei popoli, il Tpp è riuscito a dar voce, visibilità e riconoscimento di giustizia a tutte quelle popolazioni private violentemente dei loro diritti fondamentali dai poteri dominanti.

David Lifodi
Sono nato a Siena e la mia vera occupazione è presso l'Università di Siena. Nel mio lavoro "ufficioso" collaboro con il sito internet www.peacelink.it, con il blog La Bottega del Barbieri e ogni tanto pubblico articoli su altri siti e riviste riguardo a diritti umani, sindacalismo, politica e storia dell’America latina, questione indigena e agraria, ecologia.

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