Diritti umani: le malefatte di Siemens in America Latina

di David Lifodi

In America Latina la multinazionale tedesca Siemens è sinonimo di violazione dei diritti umani. In Brasile, Honduras e Messico le responsabilità dell’impresa, coinvolta in minacce e omicidi ai danni di leader indigeni, campesinos e attivisti ecologisti, sono note e avvengono impunemente senza alcun rispetto delle convenzioni internazionali. La denuncia arriva non solo dal continente latinoamericano, ma anche dalle stesse organizzazioni sociali tedesche.

Purtroppo, le malefatte di Siemens non sono una novità: nonostante le ripetute smentite e i tentativi di occultare il proprio coinvolgimento, la multinazionale tedesca ha appoggiato la dittatura militare brasiliana negli anni ’70. Secondo quanto appurato dalla Commissione per la Verità, che alla fine del 2014 ha reso pubblico il suo lavoro dedicato a smascherare coloro che erano coinvolti con il regime che tenne in scacco il Brasile dal 1964 al 1985, Siemens avrebbe finanziato il centro clandestino di tortura Operação Bandeirantes, attivo dal 1969 alla metà degli anni ’70. Evidentemente, Siemens si era trovata particolarmente bene in Brasile, convinta di avere garantita la più assoluta impunità, tanto che la joint venture con la connazionale Voith Hydro ha condotto alla vendita di turbine a Norte Energia, l’impresa a cui sono stati appaltati il lavori per la costruzione del complesso idroelettrico di Belo Monte, attualmente in via di realizzazione sul Rio Xingu (stato del Pará) nonostante le ripetute proteste dei movimenti sociali e grazie al deplorevole appoggio del governo petista. La costruzione della diga di Belo Monte non solo rischia di inondare quasi un’intera città, Altamira, ma ha già stravolto la geografia sociale e urbana del territorio, senza contare le continue violazioni dei diritti sindacali e delle condizioni minime di sicurezza sul lavoro. La vendita delle turbine a Norte Energia, che non si è mai fatta alcuno scrupolo nell’ingaggiare sicari a contratto e  guardie di sicurezza private per reprimere qualsiasi forma di protesta contro la costruzione della centrale idroelettrica, rende Siemens complice nella violazione dei diritti umani e ambientali. Il chief executive officer di Siemens, Joe Kaeser, ha sempre negato ogni addebito, nonostante le flagranti violazioni in cui era coinvolta la sua impresa, a partire dalla mancata consultazione delle comunità indigene e contadine prima di partire con il processo di costruzione, in Brasile come nel caso della diga di Agua Zarca in Honduras. Nel 2013 Siemens ha superato, da sola, il prodotto interno lordo di paesi quali Ecuador, Uruguay, Guatemala e Costarica: è evidente come la multinazionale tedesca sia interessata più ai propri ricavi che alla tutela delle popolazioni che subiranno l’impatto delle sue opere. Nonostante tutto, Kaeser ha tentato di ripulire la faccia della sua creatura, iscrivendo Siemens nel registro del Patto Globale, un’iniziativa Onu dedicata a legare responsabilità imprenditoriale e diritti umani tramite l’adozione di un codice etico talvolta disatteso anche con la complicità dei governi nazionali. Ad esempio, Siemens si è gettata a capofitto nella costruzione dei parchi eolici nell’istmo di Tehuantepec, in Messico. In questa circostanza Siemens ha presentato i suoi progetti come mecanismos de desarrollo limpio, guardandosi però bene, anche in tale occasione, dal realizzare una consultazione previa delle popolazioni. Inoltre, il governo messicano non ha mai messo in dubbio l’operato di Siemens, presente nel paese fin dal 1847, quando fu fondata da Werner von Siemens, e che poi è andata a braccetto con i peggiori presidenti della storia, a partire dall’epoca di Porfirio Diaz. L’unico aspetto positivo, approvato di recente, ha riguardato la possibilità, concessa da Siemens ai suoi azionisti critici, di poter esporre dubbi e perplessità, che hanno riguardato i casi di desplazamiento (sfollamento) di intere comunità,  l’inquinamento di ampie zone naturali (spesso riserve protette) e la dubbia utilità dei progetti di energía limpia, ma le risposte dell’impresa sono state vuote e prive di qualsiasi contenuto, così come nel caso della corruzione di alcuni esponenti politici brasiliani per la costruzione della metropolitana di San Paolo. In quest’ultima circostanza, l’ineffabile Kaeser si è limitato a dire che il processo attualmente in corso valuterà le eventuali responsabilità di Siemens, che è sotto osservazione a livello internazionale anche per il caso della diga Agua Zarca sul Río Gualcarque, in Honduras. Le ong Amazon Watch e International Rivers segnalano che a fare le spese  della sete di profitto di Siemens è stata la popolazione Lenca, sottoposta ad una vera e propria persecuzione, a partire dalla criminalizzazione dei dirigenti del Consejo Cívico deOrganizaciones Populares e Indígenas de Honduras (Copinh) . Anche in questa occasione, Joe Kaeser ha cercato di smarcarsi, sostenendo che Siemens non fa parte del progetto Agua Zarca, ma che possiede solo una quota minoritaria di azioni, il 35%, di Voith Hydro: lo stesso trucchetto Siemens lo ha utilizzato per il complesso idroelettrico di Belo Monte, comunicando di avere in essere solo un contratto per la fornitura di turbine per Norte Energia, senza però specificare che questo accordo viola le convenzioni internazionali legate al rispetto dei diritti umani.

Le violazioni dei diritti umani per la costruzione delle centrali idroelettriche, peraltro, non coinvolgono esclusivamente Siemens. Daniel Tapia Montejo, collaboratore de La Jornada e dell’Oficina Ecuménica por la Paz y la Justicia, sottolinea come si renda sempre più urgente un manifesto o una carta di princìpi che vincoli a livello internazionale le multinazionali in materia di responsabilità imprenditoriale e diritti umani, una sorta di codice etico a cui sia obbligatorio attenersi.

David Lifodi
Sono nato a Siena e la mia vera occupazione è presso l'Università di Siena. Nel mio lavoro "ufficioso" collaboro con il sito internet www.peacelink.it, con il blog La Bottega del Barbieri e ogni tanto pubblico articoli su altri siti e riviste riguardo a diritti umani, sindacalismo, politica e storia dell’America latina, questione indigena e agraria, ecologia.

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