Domani forse mai

Recensione a una (bella) antologia di Francesco Troccoli

«Gli anni passano travestiti da giorni». Oppure: «un dio con il volto di tutte le donne». E ancora: «chi ha dimenticato aperta la Porta dei sogni?». Non è solo bravo a scrivere storie Francesco Troccoli ma anche a lasciar lì per strada frasi-gancio che catturano e si fanno ricordare.

La casa editrice Wildboar distribuisce, per conto di Rill (Riflessi di luce lunare) questa antologia di nove «racconti fantastici» – 112 pagine per 9 euri, gustosa copertina di Valeria De Caterini – che è la seconda della serie, dopo quella di un anno fa dedicata a Emiliano Angelini e già recensita su codesto blog.

Buoni tutti e 9 i racconti con un paio tendenti all’ottimo. «Tempus fugit» si muove, con sapienza, dalle parti di Kronos e dei suoi cugini, di amori in trappola, del tempo accelerato («due giorni dopo era già il 4 luglio dell’anno successivo»). «Strudel alla viennese» fa vorticare ucronie per narrarci di un altro Wernher Von Braun, possibile-impossibile. Vortici temporali anche in «Per amore», di eccellente scrittura ma un poco deja vu nella trama. Sulla nave Bakunin nel 1916 ci saranno sorprese a gogò in un’atmosfera sospesa: è «Il misterioso diario del giovane Piotr». Fanta-noir è «La fine vera dell’umanità» con i mondi messi a rovescia prima sulla Terra e poi sulla Luna. «Patate, birra, olive snocciolate, latte scremato, verdura fresca, pane integrale, preservativi, telefonare a John» è la misteriosa frase che assilla i protagonisti di «Nude mani» in un mondo telepatico. Abbastanza strano e vecchio per essere bello e moderno è «Esposa de Satan» all’ombra di Torquemada (uno dei peggiori inquisitori, casomai non lo sapeste). Molto bello – forse il migliore – è «Il caso estremo Ana Caldeira» che torna sull’antico e sempre vivo sogno di intrufolarsi nelle vite degli altri, mutando il finale delle storie. Infine «Un caso dimenticato della Romagna Toscana» racconta di sanguinosi casini fra comunisti e catto-fascisti nel dopoguerra in una dimensione magica: però speriamo non lo legga Pansa se no lo prende per un documento storico e lo mette nel prossimo best-seller (c’è chi scrive e chi invece passa direttamente ai “best”).

Il volume è aperto (con la breve prefazione «Raccontami un’altra storia») e chiuso da Alberto Panicucci, anima di Rill. L’intervista finale a Troccoli è piuttosto interessante ma devo darvi conto di un fattaccio. Mentre leggevo la domanda di Panicucci «Non a caso il titolo del volume è formato da tre avverbi di tempo», si è svegliato Severo De Pignolis, uno dei due tipi che dormono sotto le mie ascelle (l’altro è un simpatico ornitorinco). Severo mi ha chiesto di sfidare Panicucci a dimostrargli che «domani forse mai» sono tre avverbi di tempo. E mo’ come me la cavo?

 

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