Donata Frigerio: Afriche, Nigeria, religioni

Il meglio del blog-bottega /83…. andando a ritroso nel tempo (*)

KenSaro-Wiwa

Non sono un’esperta di Nigeria, ne ho solo letto qualcosa, ho qualche amico nigeriano. Conosco un pochino la regione dei Grandi Laghi, ho visitato altre Afriche (**) gustandone l’apparente mistero, per le mie chiavi di lettura europee, così diverse dalle loro. Il contatto con le Afriche mi ha suscitato una sana diffidenza: dubito della maggioranza delle analisi dei media europei, quando tentano di leggere e spiegare la realtà politica, economica, sociale, dei paesi africani. Volendo, ci si può informare in modo abbastanza approfondito anche in Internet. In rete sono disponibili testate specializzate, che si occupano da anni di Afriche, testate africane, vi sono molti africani della diaspora di diversi paesi in Italia… ciò nonostante i commenti italiani sono troppo spesso approssimativi e sbrigativi. Si liquidano le disgrazie come inevitabili problemi ambientali o si imputa tutto alla corruzione politica, alle lotte tribali, ai problemi religiosi.

Non riesco a fare eccezioni per la Nigeria, anche se non ho competenze per darne una lettura originale e approfondita.

La Nigeria è una Repubblica federale di 36 Stati, 150 milioni di abitanti. Circa la metà della popolazione, che abita soprattutto il sud della nazione, è cristiana, mentre l’altra metà, che abita il nord, è musulmana. L’economia dello Stato è in crescita, grazie ai giacimenti petroliferi, ma la ricchezza non ricade sui nigeriani. E’ un Paese potenzialmente ricco, in cui il 70% della popolazione vive sotto la soglia di povertà. E’ stata la più grande produttrice ed esportatrice di olio di palma, nel 1960, ma dal 1980 ha cominciato ad importarne. In quel periodo sono crollate anche la produzione di arachidi e di zucchero di canna. Perché?

La balcanizzazione della Federazione Nigeriana sembra essere un tentativo di fornire maggior rappresentanza politica e potere economico ad ogni singola etnia; ha portato da 3 macroregioni post indipendenza ad un totale di 36 Stati odierni. Attualmente, nel Delta del Niger, vi sono  pressioni affinché siano creati 3 nuovi Stati per risolvere i conflitti etnici che infiammano la regione. Peccato che sembra questi conflitti siano dovuti soprattutto alla gestione delle ricchezze date dai giacimenti petroliferi , nelle mani di pochi, in contrasto con la povertà della popolazione che abita la zona, per di più danneggiata pesantemente dall’inquinamento provocato dalle strutture estrattive. Il Mend, Movimento per l’emancipazione del delta del Niger, che in passato ha sequestrato diversi tecnici delle compagnie petrolifere, chiede che la popolazione possa avere qualche vantaggio economico dalle estrazioni petrolifere e che si interrompa la devastazione ecologica del delta del fiume.

A Jos, la capitale dello Stato di Plateau, ciclicamente avvengono scontri che hanno una forte connotazione etnica e religiosa. Alla vigilia di Natale c’è stato l’ultimo massacro, con circa 90 morti cristiani. L’attacco è stato rivendicato dal gruppo islamico Boko Haram e da un “ Gruppo del popolo devoto al profeta per la propagazione della guerra santa”. Il conflitto “religioso” ha avuto inizio prima dell’indipendenza del Paese, avvenuta nel 1960, e forse è dovuto, più che ad incompatibilità religiosa, alla povertà. Sia la comunità musulmana che quella cristiana vivono in perenne indigenza, senza prospettive di sviluppo ed opportunità economiche per le giovani generazioni. Tutto ciò diventa  terreno fertile per la strumentalizzazione di politicanti senza scrupoli, che vogliono mantenere un clima di instabilità su cui regnare, approfittando delle differenze e diffidenze tra le due comunità.

Ci sono alcuni uomini politici che non vogliono le elezioni e che, per i loro affari personali, preferiscono che la Nigeria sia una nazione ingovernabile”: hanno dichiarato pochi giorni fa, in una conferenza stampa congiunta, i due principali rappresentanti delle comunità cristiane e musulmane nigeriane facendo riferimento agli attentati e alle successive violenze avvenute a Jos ed a Maiduguri, 500 chilometri più a nord. “Alcuni politici conoscono bene le debolezze della nostra gente. Sanno molto bene come manipolare ciò in cui credono e sanno sfruttare la loro ignoranza o povertà. E conoscono molto bene anche in quali parti del paese la gente reagisce con più facilità a determinati stimoli” hanno detto i due. “La Nigeria, sia il governo che la sua gente, ha la volontà politica e sociale di risolvere questo problema” . Intanto le elezioni presidenziali nigeriane, inizialmente previste per il prossimo gennaio, sono state rinviate al 9 aprile del 2011: lo ha annunciato la Commissione Elettorale indipendente, precisando che il voto sarà preceduto il 2 aprile dalle elezioni politiche.

Queste notizie solo per sottolineare che non è tutto così semplice come sembra, non si tratta solo intolleranza … che si tratti invece di interessi economici e di potere di pochi, che manipolano la maggioranza? Che siano implicati interessi stranieri? Ovviamente si, se si tratta del Delta del Niger e delle multinazionali dell’estrazione petrolifera (in fondo anche noi abbiamo una compagnia petrolifera che, con “rispetto, internazionalità e ricerca” lavora in 70 paesi “per portarVI energia”).

Che il mandante delle stragi religiose non sia “il sacro fuoco della fede” ma altro?

Lo scopo di questo scritto è condividere con voi che leggete questo e molti altri dubbi sulla politica e l’economia africana, che nulla ha da invidiare alla nostra, e non è una affermazione di cui compiacersi.

INTORNO AGLI STESSI TEMI AFFRONTATI NEL POST TROVATE IN “BOTTEGA” UNO STUPENDO, TERRIBILE, CHIARIFICANTE RACCONTO: Ken Saro-Wiwa: Garga. La vita, la morte e gli scritti del nigeriano, ribelle nonviolento, Ken Saro-Wiwa devono essere conosciuti per capire le Afriche, oltre che per conoscere un grandissimo scrittore: qui in “bottega” qualcosa c’è per iniziare il cammino.

(*) Come l’anno scorso, ad agosto la “bottega” – che prima dell’11 gennaio 2015 fu blog – recupera alcuni vecchi post che a rileggerli, anni dopo, sono sembrati interessanti. Il motivo? Un po’ perché 10mila articoli (avete letto bene: 10 mila) sono taaaaaaaaaaanti e si rischia di perdere la memoria dei più vecchi. E un po’ perché nel pieno dell’estate qualche collaborazione si liquefà: viva&viva il diritto alle vacanze che dovrebbe essere per tutte/i. Vecchi post dunque… all’incirca di 5 anni fa: recuperati con l’unico criterio di partire dalla coda ma valutando quali possono essere più attuali o spiazzanti. Il “meglio” è sempre soggettivo ma l’idea è soprattutto di ritrovare semi, ponti, pensieri perduti… in qualche caso accompagnati dalla bella scrittura, dall’inchiesta ben fatta, dalla riflessione intelligente: con le firme più varie, stili assai differenti e quel misto di serietà e ironia, di rabbia e speranza che – speriamo – caratterizza questa blottega, cioè blog-bottega. (db)

(**) Perché in “bottega” preferiamo usare «Afriche» invece di «Africa»? Così lo spiegava proprio Donata nel 2010, in un breve post intitolato «Nuova avventura» che si apriva con una citazione di Kapuscinski. Eccolo. «“L’Africa in realtà non esiste perché è un oceano, un pianeta a se stante, un cosmo vario e ricchissimo, un continente troppo grande per poterlo descrivere ed è solo per semplificare e per pura comodità che lo chiamiamo Africa”. La citazione è di un famoso amante del continente, il giornalista polacco Ryszard Kapuscinski. Ecco perchè qui scriveremo, spero in tanti, di Afriche,  attenti a entrare nel continente in punta di piedi, con estremo rispetto, noi (io ed altri) che di Afriche siamo innamorati ma non siamo figli (in verità qualcuno sì)  solo pro-pro-nipotini».

 

Donata Frigerio

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