Donne che odiano gli uomini? Una leggenda o…

una minoranza? Fabrizio Melodia nella sua rubrica – «Ci manca(va) un Venerdì», quota 151 – indaga, dubita e riflette

«C’è un femminismo estremista che non amo. Soprattutto per due suoi aspetti. Il primo: l’ostilità verso l’uomo. Mi sembra che nel mondo ci sia già troppo ostilità bianchi e neri, destra e sinistra, cristiani e non cristiani, cattolici e protestanti che non c’è bisogno di creare un altro ghetto. Il secondo: il fatto che sia un progresso per la donna moderna mettersi nella stessa condizione dell’uomo moderno – il manager che fa affari, il finanziere, il politico – senza vedere il lato assurdo e anche inutile di queste attività»: così una dubbiosa Marguerite Yourcenar rifletteva sul movimento di liberazione della donna.

Del femminismo si potrebbe dire che – come tutti gli “ismi” – ha i suoi limiti, in testa il rischio di trasformarsi in setta. E di certo una frangia di donne ha visto il femminismo solamente come una bandiera dietro la quale muovere guerra contro i maschi. L’ ex tennista statunitense Billie Jean King sottolineava tale concetto:«Quello che volevo era che tutte le donne potessero godere dei loro diritti. Ma ci sono cose, dentro al femminismo, che mi ricordano l’intolleranza delle religioni».

C’è oggi tra le femministe anche chi vuole aprire uno spazio alla vendetta? Questa visione “tornerebbe comoda” ad alcuni (molti?) uomini violenti perchè in questa logica guerriera i femminicidi sarebbero solo un tragico bollettino del conflitto che vede le donne soccombere (ma chi è in buona fede non può ignorare le statistiche che da sempre mostrano come questo conflitto non si svolga “ad armi pari”). Altri uomini invece preferiscono credere che le donne uccise o stuprate siano solo una delle tante bufale mediatiche con la quale riempire giornali e tv.

Intorno al groviglio di questioni che nasce intorno ai generi, alle gerarchie, alla presunta naturalità – ma figuriamoci –  dei ruoli (maschile e femminile) non posso certo dare una risposta univoca. Nessuna e nessuno lo può, credo. Tento allora qui di riassumere – sperando di non far “un fascio con tante erbe diverse” – un po’ delle riflessioni che sento in giro (ma certo anche dentro di me; non me ne tiro fuori).

D i s o r d i n a t a m e n t e provo.

Sulle contraddizioni interne al movimento delle donne ricordo una frase dell’attrice Emma Watson: «Il femminismo è dare alle donne libertà di scelta, non è una bacchetta con cui colpire le altre donne».

Le femministe “cattive” colpiscono prima di tutto le altre donne facendo una “guerra totale” ai maschi? O un atteggiamento aggressivo è d’obbligo (autodifesa) in questa fase storica?

È davvero così scandaloso (o ridicolo) che un maschio si definisca femminista? O ambisca a farlo? Penso a quel che ha scritto Chimamanda Ngozi Adichie (*). Ma quanti sono i maschi che si battono per la parità politica, economica, sociale e culturale delle donne?

Davvero è impossibile che un maschio possa essere molestato (o persino stuprato) da una donna o da un “branco”?

Poche o tante sono le donne che ritengono i maschi alla stregua degli animali da riproduzione?

In che modalità un uomo può prender la parola in uno spazio di donne per ragionare insieme? Ricordo durante un evento in difesa delle donne di essermi sentito dire che in quanto maschio non avevo diritto di parola.

Concludo questo mio “CMUV” assai dubbioso con due donne.

Michela Marzano: «Non è un caso che l’obiettivo principale del femminismo e di molte intellettuali consista, ancora oggi, nel decostruire queste immagini stereotipate della femminilità e della mascolinità, per permettere una buona volta alle donne di avere accesso non solo a un’uguaglianza formale, ma anche e soprattutto all’uguaglianza sostanziale: gli uomini e le donne devono godere degli stessi diritti; pur essendo diversi, gli uomini e le donne hanno lo stesso valore e la stessa dignità».

Rita Levi Montalcini: «Sono femminista nel senso di voler ridare alle donne la dignità umana, e la capacità di utilizzare il cervello. Ma non nel senso del motto “l’utero è mio e lo gestisco io”: quella è una stupida frase, che non ha senso. Io credo che l’utero sia sì della donna, ma che il suo frutto sia anche dell’uomo che sta con lei».

(*) cfr Dovremmo essere tutti femministi – Chimamanda Ngozi Adichie

L'astrofilosofo
Fabrizio Melodia,
Laureato in filosofia a Cà Foscari con una tesi di laurea su Star Trek, si dice che abbia perso qualche rotella nel teletrasporto ma non si ricorda in quale. Scrive poesie, racconti, articoli e chi più ne ha più ne metta. Ha il cervello bacato del Dottor Who e la saggezza filosofica di Spock. E' il solo, unico, brevettato, Astrofilosofo di quartiere periferico extragalattico, per gli amici... Fabry.

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