Droghe: ne va della nostra testa

Riflessioni dopo il Drug Checking Day

di Enrico Fletzer

Si è tenuto il 31 marzo il Drug Checking Day, la giornata mondiale (promossa da trenta organizzazioni, prevalentemente europee e americane) per la prevenzione e l’illuminazione sulle sostanze psicotrope illegali in circolazione.

La pratica – anche a seguito della grande diffusione delle cosiddette NPS, nuove sostanze psicoattive – è stata ormai ufficializzata in grandi città come Vienna dal Checkit! (una associazione presieduta e monitorata dal dottor Rainer Schmidt che è anche responsabile analisi dell’Ospedale della capitale austriaca e che prevede l’analisi con laboratori a cromotografia assiale computerizzata).

In altri casi  – come nell’esperienza ancora semiclandestina della rete di riduzione del danno Itaard – il Drug Checking Day si rivolge ai “luoghi della notte” legandosi anche alle zone di decompressione drop-in e dovrebbe sicuramente esser potenziata invece che ostacolata. In quella organizzata in Italia, anche dal Lab 57 di Bologna, si utilizzano generalmente reagenti reperibili su Internet e che permettono di verificare ad esempio se ci siano sostanze tagliate o pericolose.  Il fenomeno dell’analisi delle sostanze è praticato in forme diverse in molti Paesi, tollerato in altre culture mentre è assolutamente vietato in alcuni Stati perché considerata come una pratica di favoreggiamento all’uso di sostanze illegali. Questa aporia è sostanzialmente dovuta al blocco mentale promosso dal cristianesimo che associa fin dalla notte dei tempi la conoscenza con il diavolo e la parola droga con tutto quello che è aborrito e su cui non bisogna mai farsi domande.

Da aggiungere che il taglio di sostanze “illegalizzate” dovrebbe essere un motivo per non prendere sostanze adulterate piuttosto che un invito al consumo. La campagna si basa sul principio del Just Say Know (meglio sapere) contrapposto al reaganiano Just Say No (devi solo dire no alla droga).

Fin dalla notte dei tempi gli uomini e le donne hanno provato ogni genere di piante per soddisfare i loro bisogni fisici e mentali. Incontrando piante – e addirittura animali – che sarebbero poi stati considerati utili o interessanti, la nostra specie ha continuato a mangiare dall’Albero della Conoscenza nonostante i successivi divieti che intorno all’assioma droga=male hanno costruito il dispositivo di controllo che nei giorni scorsi ha portato la Gendarmerie francese a Bardonecchia per controllare l’urina di un immigrato nigeriano. In questo caso il controllo oltre che vessatorio ha un aspetto di tipico razzismo infuso nel fenomeno proibizionista.

Molte di queste sostanze sono più innocue del balon de rouge che bevono i Gendarmi ma quasi tutte sono sostanze conosciute che mimano gli effetti di sostanze illegalizzate come anfetamine, cannabis, oppiacei ecc. Spesso prodotte in Cina, ora specializzata in pericolosissimi e potentissimi oppioidi di sintesi, quasi mille volte più potenti della morfina o in sostanze non ancora catalogate.

Anche grazie alla “santa coalizione” sotto copertura ONU alcune di queste sostanze possono essere molto pericolose tanto che alcune istituzioni europee sono deputate ad osservare il crescente mercato delle cosiddette nuove droghe o nuove sostanze psicoattive, come l’Osservatorio di Lisbona. Ma anche sostanze tradizionali come la cocaina sono – secondo dati forniti dal quotidiano El Pais – in molti casi mixate con sostanze altamente problematiche. Insomma, l’analisi diffusa farebbe prevalere consumi più consoni, riducendo i casi di morte per avvelenamento o overdose. E raddrizzando parte dei danni prodotti dalla proibizione. Lo stesso vale per l’Mdma (ecstasy) una delle sostanze che ha scatenato l’attenzione degli operatori della notte.

Per alcuni chi vuole toccare o manipolare sostanze che l’Onu continua a definire non vietate ma “sottoposte a controllo” dovrebbe avere permessi speciali e tanta carta bollata. Per altri l’analisi di microcampioni equivarrebbe alla cessione o alla vendita. Insomma la droga é sempre droga e l’ignoranza consigliata.

Di tutt’altro avviso le organizzazioni illuministiche protagoniste del Drug Checking Day che vogliono contribuire al benessere dell’umanità e non considerano la pratica dell’analisi delle sostanze come un incoraggiamento all’uso o abuso ma un’attività per tutelare la salute mettendo in guardia da sostanze molto pericolose il che implica un rapporto diverso fra venditori e consumatori di sostanze illegali.

 

Redazione
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