DylaNobel
poesie, riflessioni e letture di Bortocal, Giorgio Chelidonio, Paolo Buffoni, Gualtiero Via
Ecco in ordine d’arrivo – qui in “bottega” – gli interventi sul Nobel a Bob Dylan
1 – i versi, scritti oggi, di Gualtiero Via
Se passi in radio
Se tu lo chiami eroe ti prende a calci
però lo è lo stesso: è nella storia.
Perché ha cambiato vite, quanto Omero.
Perché ha parlato ai cuori, e parla ancora,
ed è dentro nell’arte, la sua arte.
Non è in nessuna moda, vive oltre.
E il modo in cui nel mondo e nel presente
sta conficcato, è fermo, è palpitante,
è autentico mistero, e pieno, e vero.
Ha avuto alti e bassi –ma a decine –
(un po’, in Chronicle, ce li ha raccontati)
ha fatto dei concerti imbarazzanti.
Poteva ritirarsi, e viver bene
con tutti i suoi diritti. Fare il nonno.
Invece gira il mondo, e canta, e scrive.
Ed il messaggio è quello: esisti, vivi!
Qualcosa che sia tuo lascialo fatto.
E non cercare scuse, non scappare:
i conti, alla fin fine, torneranno.
Cioè, forse, già domani. Forse, adesso.
– Zio Bob, cosa ti aggiunge questo scritto?
Ma certamente, nulla. Solo, guarda,
lo scrivo mentre tu sei la notizia
e penso che mia figlia, sette anni,
se passi in radio, lei ti riconosce.
Anch’io, come oggi tanti, sono in festa.
E dall’Italia mando a te un saluto
con questa, che non è forse, canzone,
ma te la mando un po’ con commozione.
2 – «Quale Dylan?» di Giorgio Chelidonio
Un interrogativo “storico” mi frulla in testa da stamattina: premio Nobel a quale Dylan? Certamente non, per motivi anagrafici, a Dylan Thomas (1) ma questa è una vecchia battuta contenuta in un testo di Simon & Garfunkel (2). Per parte mia conservo religiosamente i vinili LP fino a «John Wesley Hardin» (1967) e «Nashville skyline» (1968). Se non li conoscete sono ascoltabili su:
– https://www.youtube.com/playlist?list=PL94gOvpr5yt3rn1MvefzGzuB3w2TU5xoL
– https://www.youtube.com/playlist?list=PLsUDtkJKMist72Wpr9XntL6FclJRLBpdz
Poi l’ho mollato anche se è stato forse la concausa principale del mio interrompere il mio “triennio magico” (1965-1968) di batterista: mi piaceva troppo il primo il Dylan di «Like a rolling stone», ma anche quello di “Chimes of freedom“, di “Sad eyed lady of the lowlands” o di “Desolation row“.
Ma allora il mercato anglofono delle band tardo-beat richiedeva ancora Beatles, Bee Gees e simili.
Non posso però non ricordare che, nell’ignoranza pressoché totale dei testi inglesi che allora permeava l’orizzonte beat nostrano, devo il meraviglioso testo di “Chimes of Freedom” a una certa Vivien Marcucci, una ragazza Usa che allora viveva a Verona: vi suggerisco di leggerlo perché è una lunga poesia, ricca di immagini e di emozioni, come il “starry eyed and laughing…” che allora mi affascinò.
Il testo e la sua traduzione li trovate a: http://www.antiwarsongs.org/canzone.php?id=3299&lang=it
mentre si può ascoltarlo (in versione 1964 !) su :
– https://www.youtube.com/watch?v=f-6gMH9AmLM
Lo trovate anche cantato dai mitici Birds : https://www.youtube.com/watch?v=v7Uxguas1zc
….cioè nella versione in stile “west-coast sound” (3), proprio quella che nel 1967 ho avuto l’impudenza di cantare e suonare con la mia ultima band!
Indimenticabile è anche: “I pity the poor immigrant” (tema: la solitudine degli immigrati) il cui testo trovate a:
– https://www.antiwarsongs.org/canzone.php?lang=it&id=5949
e potete ascoltarlo su : https://www.youtube.com/watch?v=mGziShOkCQo
La comprensione del Premio Nobel a Bob Dylan può cominciare da questi link, ma deve allargarsi molto.
LINKS
- https://www.google.it/webhp?sourceid=chrome-instant&ion=1&espv=2&ie=UTF-8#q=dylan+thomas+wikipedia
- https://www.youtube.com/watch?v=QOvs3rCFI2A
- http://www.ondarock.it/rockedintorni/crosbystillsnashyoung.htm
3 – Pabuda
Pabuda legge: Bob Dylan ragazzo | Giov. Pola alla chitarra by Pabuda et Les Enfants..
4 – Mauro Bortoletto cioè “Bortocal”
https://corpus15.wordpress.com/2016/10/13/da-dariofo-a-bobdylan-laneddoto-si-491/