«Economie mafiose e democrazie»

recensione di Angelo Gaccione al libro di Nicola Gratteri e Antonio Nicaso (*)

 

Il magistrato e lo storico


Dopo aver letto un libro come questo di Gratteri e Nicaso, viene spontaneo domandarsi se la storia dell’ascesa e della ramificazione delle mafie abbiano insegnato qualcosa alle istituzioni democratiche e agli Stati nazionali, o se, al contrario, non siano gli Stati, o ragguardevoli pezzi di essi, ad essersi fatti mafia. E allora il grido dei giovani del movimento delle Agende rosse, di Libera, delle tante associazioni che le mafie le hanno in orrore e a cui in tante occasioni pubbliche ho unito anche il mio: Fuori la mafia dallo Stato, non sia l’unica verità di cui prendere atto. Ossigeno illegale e il suo lungo occhiello riportato su tre file in alto in copertina: Come le mafie approfitteranno dell’emergenza Covid-19 per radicarsi nel territorio italiano, ci dice dell’ennesima emergenza, in continuità con le tante emergenze storiche del nostro Paese che il libro ripercorre ed analizza: terremoti, alluvioni, dissesti ambientali, colera, rifiuti, in cui le organizzazioni mafiose hanno potuto sguazzare come vermi nell’acqua marcia e mosche sulla merda, consapevoli che quella merda era, come è sempre stato, una torta preziosa fatta di una montagna di soldi. Partecipare con gli appalti, i subappalti, le ditte, le forniture, i materiali, le estorsioni, ecc. com’è avvenuto, a questi lauti banchetti, sfruttando le giuste “entrature” e le complicità, quelle emergenze si sono rivelate un ossigeno prezioso per potere ingrassare e prosperare. Per trasformarsi da cosche rurali o circoscritte a capitalismo mafioso, ad imprenditoria mafiosa, a finanza mafiosa internazionale. 

 

Nicola Gratteri

Gratteri e Nicaso con il loro libro ci mettono in guardia preventivamente, ora che l’emergenza pandemica metterà in moto una valanga di miliardi qui da noi, dove le mafie sono già abbondantemente e territorialmente ben radicate e diffuse. Ma se consideriamo che la pandemia ha investito tutto il mondo, è facile immaginare come le mafie globali (il libro ne dà una panoramica ampia ed inquietante) stanno già fregandosi le mani di gioia al pensiero delle cifre che ogni nazione metterà a disposizione per risanare le economie. Forme indegne di corruzione per mascherine, guanti, ossigeno, presidii ospedalieri, farmaci, ecc., hanno già più volte in questi mesi guadagnato il disonore delle cronache. Aziende in difficoltà o “decotte”, così come alberghi, ristoranti, locali di ogni tipo, mutui, sono la via maestra non solo per ripulire la massa immensa di liquidità che le mafie hanno a disposizione facendo prestiti ad usura, ma per impossessarsene direttamente a prezzi “stracciati”. Agli scettici ed agli ignavi il libro ricorda che negli Stati Uniti durante la grave crisi degli anni Ottanta dovuta all’insolvenza dei mutui, sono stati i capitali liquidi delle organizzazioni criminali ad evitare il tracollo delle banche. Se volete rinfrescarvi la memoria, la pagina 50 fa al caso vostro: “La lista delle banche accusate negli anni di aver riciclato denaro comprende istituzioni importanti come la Deutsche Bank tedesca, la HSBC inglese, la Citibank e la Bank of America”. E ancora: il Dipartimento del Tesoro americano ha messo sotto accusa la Banca Wachovia colpevole “di aver riciclato 378 miliardi di dollari provenienti dal traffico di droga”. 

 

La Cattedrale di Gerace


Questo per dirvi la potenza di fuoco… pardon, di denaro, che le mafie possono mettere in pista ovunque nel mondo; il loro potere di penetrazione, gli intrecci ad alto livello, le complicità e le coperture. Il comandamento delle mafie e delle organizzazioni criminali è fare soldi, e di soldi ne hanno fatti tanti (e continuano a farne) nei modi e nei settori più diversi. Si rimane però allibiti nel leggere al capitolo XII, quello dedicato all’Europa, che “L’ultimo rapporto di Europol ammette l’incapacità europea nell’aggressione dei patrimoni mafiosi” e che viene confiscato solo “l’1,1 per cento di beni e imprese riconducibili alla criminalità organizzata”.
Avete capito che razza di capacità di sicurezza sono in grado di mettere in essere ben 27 nazioni dell’Unione? E mentre le mafie si globalizzano e muovono risorse pari a bilanci statali, l’Europa non è in grado (o non vuole) di dotarsi di una legislazione unica, di approntare misure uguali per tutti, provvedimenti drastici e seri su estradizione, segreto bancario, paradisi fiscali, riciclaggio; né ha finora voluto equiparare una serie di reati economici gravi, al reato di mafia. Così, se vi eravate fatta l’idea che la ’ndrangheta sia un fenomeno calabrese e con ramificazioni nelle sole regioni del Nord opulento, siete completamente fuori strada. Il libro si incarica di farvi sapere che “la Germania è il paese dove c’è il maggior numero di locali di ’ndrangheta, dove la mafia italiana più ricca e potente ha investito molte delle proprie risorse”. Ma l’elenco non risparmia quasi nessuno Stato europeo: dai Paesi Bassi a quelli scandinavi; da Malta all’Austria, dai paesi dell’Est europeo all’ex blocco sovietico… fino alla nostra linda e segreta San Marino. Molti di questi paesi funzionano da paradisi fiscali, da vere enclave del malaffare, ed il denaro delle mafie e i loro traffici alimentano le loro economie. Ci siamo limitati all’Europa, ma il libro vi racconta di America Latina, di Canada, di Oriente e di altri emisferi.

Il giudice Falcone suggeriva di seguire le tracce del denaro per scoprire chi c’è dietro. Perché quanto il denaro ha assunto le dimensioni di una montagna, non lo si può interrare come i 5 zecchini di Pinocchio nel Campo dei Miracoli. Più prosaicamente ha bisogno di muoversi, di circolare, di essere investito, di entrare nell’economia legale, perché il denaro crea potere e il potere, a sua volta, crea denaro. Trattandosi di denaro criminale, sporco, insanguinato – per alcuni non c’è tipo di denaro che non grondi sangue – (Balzac ha scritto che dietro ogni grande fortuna c’è il delitto), la sua prima necessità è di essere ripulito. Le banche sono le più efficienti lavanderie, le migliori centrifughe. Ma può questa massa enorme di denaro muoversi da sola da un capo all’altro del mondo senza una fitta rete di complicità e di protezione e finire nell’economia “legale” degli Stati? Ad alimentare il Pil? Domanda volutamente retorica e risposta secca: no. Senza la commistione con apparati governativi, uomini politici, abili raffinati e insospettati professionisti (“i colletti bianchi” su cui il libro insiste), banche compiacenti, settori delle istituzioni a vari livelli: da ambasciatori a militari, da finanzieri a giuristi, da ingegneri a telematici; giù giù fino ad imprenditori disonesti, politicanti corrotti e farabutti, a semplici prestanomi, a teste di legno, a fantocci dalle fogge differenti, muovere quella montagna di denaro ed investirla non sarebbe possibile.

 

Una veduta di Caulonia


Come fare in questo intricato labirinto a seguire il denaro secondo il consiglio di Falcone? Come aprire delle brecce ed arrivare a privare le mafie degli ingenti patrimoni che le tengono in vita, con tali intrecci e così potenti interessi?
“Stati e mafie sono diventate la stessa cosa”, mi sono sentito dire più di una volta, precipitando nello sconforto. Per non capitolare del tutto devo pensare allo sforzo immane di uomini come Nicola Gratteri, a questa meravigliosa figura di magistrato di Gerace che con le sue inchieste ha restituito non solo alla mia terra calabrese, ma alla Nazione intera, dignità ed onore. Devo pensare ai tanti oscuri operatori e funzionari, che sono la faccia migliore del nostro Paese, al loro imperterrito non tirarsi indietro in questa ìmpari lotta, nonostante il boicottaggio aperto, il tradimento, la viltà. Devo pensare ad Antonio Nicaso, storico e studioso delle organizzazioni criminali, calabrese anche lui, di Caulonia, coautore di questo necessario e documentato libro. Devo pensare a tanti uomini e donne, alle loro fatiche e alle loro intelligenze, ai giovani e meno giovani come me che ritrovo in piazza, per tornare a dirmi che la rivolta morale di quanti non si rassegnano è necessaria. Che è necessaria una rivolta di popolo ancora più ampia e diffusa sull’intero territorio nazionale come lo fu la Resistenza al nazi-fascismo. È necessaria sul Vecchio Continente come in altri luoghi del mondo: prima che delle già fragili democrazie resti in piedi un pallido simulacro, e le economie criminali non le avranno inquinate del tutto.  

 

La copertina del libro


Nicola Gratteri – Antonio Nicaso
“Ossigeno illegale”
Mondadori Ed. 2020
pagg. 150 – € 17,00

 

(*) ripreso da libertariam.blogspot.com

 

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