Egoismo: piaga o essenza umana?

Fra Stirner e «L’attimo fuggente» la 158esima puntata di «Ci manca(va) un Venerdì» ci consegna un Fabrizio Melodia – detto l’astrofilosofo – forse più preoccupato del solito

«L’egoista serio, tutto d’un pezzo, è rarissimo. Anche perché il vero egoista è difficilmente riconoscibile, nasconde accuratamente il suo vero essere recitando la parte del generoso, di quello col cuore in mano»: così in un’intervista l’attore Nino Castelnuovo, belloccio e talentuoso sempre preso dai cliché di bravo ragazzo a tutti i costi ma in realtà affascinato dai ruoli da tenebroso.

In effetti affermazioni come quella di Castelnuovo lasciano alquanto spiazzati eppure fanno parte del lato oscuro di ciascuno di noi, che serpeggia per tutta la storia dell’umanità come una sottile linea nera la quale per lunghi tratti può colorarsi di rosso vermiglio, come il sangue.

L’egoismo è una piaga umana o ne costituisce l’essenza ultima, il fondamento su cui gli esseri umani costruiscono imperi e splendori che puntualmente crollano con la loro fine?

Il filosofo tedesco Immanuel Kant affermò con decisione: «La mia libertà finisce dove inizia la libertà dell’altro». E’ il principio cardine di ogni pacifica e civile convivenza nel diritto naturale. Kant riassumeva come possano esistere tre diverse tipologie di egoismo. Il primo è di tipo logico, ovvero quell’uso della ragione che evita di sottoporre le proprie idee al confronto con le altre, evitando quindi dialogo e contraddittorio perché ha ragione per principio. Il secondo è un egoismo di tipo estetico, quando il concetto stesso di bello viene reso universale a forza sul proprio personale concetto estetico, che deve necessariamente andar bene per tutti, ed è colpa della stupidità altrui se non viene riconosciuto come tale. Per ultimo – ma non per importanza – abbiamo un egoismo di tipo sociale per il quale il proprio interesse diventa l’unico fine perseguibile.

Kant riportava tale malattia umana all’erronea attribuzione all’imperativo ipotetico della giusta virtù, quando appunto le persone credono che le proprie convinzioni siano le sole corrette invece che ragionare, in modo filosofico, su quali norme siano davvero universali e non condizionate da altro.

Molto spesso l’etica kantiana è stata definita da più parti – iniziando dai suoi colleghi come Fichte, Schelling e Hegel – come molto sciocca e astratta: usata nella realtà mette in luce tutte le proprie debolezze. Prendiamo ad esempio il buon professor Keating, protagonista del film «L’attimo fuggente». Egli insegna ai ragazzi, in modo perfettamente kantiano, a pensare con la propria testa e a uscire dal conformismo e dall’egoismo ai quali la società e lo stesso corpo insegnanti li stanno educando. L’esito è in buona parte disastroso: un ragazzo osteggiato dalla famiglia si suicida per protesta (non può seguire il suo sogno di fare l’attore) e quasi tutti gli appartenenti alla Setta dei Poeti Estinti sono espulsi mentre Keating viene rimosso dal posto di lavoro senza pietà. Solo un alunno, l’imbranato Knox Overstreet, riesce a essere kantiano fino all’ultimo, tanto da riuscire a dichiarare in modo poetico il suo amore alla biondina di turno.

La società conferma, con questa vicenda, come sia vincente il comportamento egoistico, dove a primeggiare devono essere le personalità pratiche: dunque coltivare anima, filosofia e poesia sono solo perdite di tempo, per giunta nocive alla propria persona.

Il filosofo Max Stirner costituì una specie di pietra miliare di svolta nella storia dell’etica, più di quanto non fosse stato il filosofo inglese Thomas Hobbes, quando affemerva con sicurezza che «l’uomo è lupo per l’uomo» .

Nel testo «L’unico e le sue proprietà» Stirner afferma: «Io non sono il nulla del vacuo, ma il nulla creatore, il nulla dal quale io stesso creo ogni cosa. Lungi dunque da me ogni causa, che non sia propriamente e interamente la mia! Voi pensate che la mia causa debba essere per lo meno la buona causa? Ma che buono, ma che cattivo! Io sono per me stesso la mia causa, e io non sono né buono né cattivo. Tutto ciò per me non ha senso alcuno. Il divino è cosa di Dio, l’umano dell” “uomo”. La mia causa non è divina né umana, non è la verità, non è la bontà, né la giustizia, né la libertà, ma unicamente ciò che è mio: e non è una causa universale, bensì unica, come unico sono io. Nessuna cosa mi sta a cuore più di me stesso» .

Parole assai potenti e che sembrano essere state fatte proprie dal Nino Castelnuovo sopra citato.

«La libertà, unica, dell’individuo è teoricamente infinita e senza confini, io individuo e solo io posso sottoporla a dei limiti. Di fronte al singolo tutto si connota come proprietà di esso. È una proprietà estendibile tanto quant’è il potere in possesso dell’unico. Tutto ciò che sta intorno all’unico, quindi anche gli altri unici, non sono che mezzi per l’esercizio del suo potere per il soddisfacimento della sua volontà. Per sfruttare la mia libertà posso usare, correttamente, ogni mezzo, addirittura l’ipocrisia e l’inganno» riassumono i commentatori di Stirner (suggerisco di confrontare almeno il sapiente testo di Alfredo M. Bonanno «Teoria dell’individuo. Stirner e il pensiero selvaggio» per le Edizioni Anarchismo). 

Quindi anche gli atti di maggior altruismo sono dettati infine dall’egoismo, che si mostra con la faccia “buona” del narcisismo? Alla fine è solo l’opportunismo e la capacità dell’umano di esercitare la propria infinita libertà a ritenere tutto solo come proprio uso e consumo? L’egoista non è altro che il consumatore perfetto di altri egoisti che devono nutrire la sua libertà assoluta a cui solo l’unico può porre dei limiti?

Stirner alla fine dei conti è stato il teorico di una società futura che oggi noi tutti tocchiamo con mano, dove l’individualismo di massa si nutre di unici che sfruttano altri unici con l’ipocrisia, l’inganno e la violenza?

Nino Castelnuovo ribadisce: «Ho scoperto che è molto più interessante vivere da egoista che da altruista: più facile, più comodo, più redditizio». Tipico di un avido tardocapitalista neoliberista, perfetto epigono delle teorie di Stirner?

Il dubbio è se il professor Keating (del film citato) abbia dimostrato che comunque bisogna agire in modo etico perché quello è giusto fare in modo universale e non condizionato da altri oppure se anche Keating abbia ceduto al suo egoismo di fondo, arrivando a usare i suoi stessi alunni per affermare il proprio “Io” preponderante?

E’ il caso di concludere ma senza chiudere.

Mi affido a uno dei poeti-filosofi che Keating fa amare ai propri alunni: «Canto il corpo elettrico, le schiere di quelli che amo mi abbracciano e io li abbraccio, non mi lasceranno sinché non andrà con loro, non risponderà loro, e li purificherà, li caricherà in pieno con il carico dell’anima. E’ mai stato chiesto se quelli che corrompono i propri corpi nascondono se stessi? E se quanti contaminano i viventi sono malvagi come quelli che contaminano i morti? E se il corpo non agisce pienamente come fa l’anima? E se il corpo non fosse l’anima, l’anima cosa sarebbe?». E se lo diceva Walt Whitman probabilmente c’è da fidarsi. 

L'astrofilosofo
Fabrizio Melodia,
Laureato in filosofia a Cà Foscari con una tesi di laurea su Star Trek, si dice che abbia perso qualche rotella nel teletrasporto ma non si ricorda in quale. Scrive poesie, racconti, articoli e chi più ne ha più ne metta. Ha il cervello bacato del Dottor Who e la saggezza filosofica di Spock. E' il solo, unico, brevettato, Astrofilosofo di quartiere periferico extragalattico, per gli amici... Fabry.

2 commenti

  • Come farmacologia insegna
    tutto dipende dala dose.
    Sarina

  • sergio falcone

    L’individualismo non è egoismo, ma la giusta valorizzazione dell’io.
    Nel nostro paese, non esiste la cultura dell’individuo, la sua giusta valorizzazione. Per esistere, devi far parte di. Cioè, devi appartenere. Devi essere strutturato in un qualcosa di costituito e, pertanto, di immediatamente riconoscibile. Pena il non esistere affatto.
    Tutte le organizzazioni umane hanno caratteristiche e dinamiche interpersonali pressoché identiche. Tutte le organizzazioni umane sono gerarchiche ed autoritarie. E mafiose.
    Gli unici individui che riescono ad avere ruolo e visibilità sono i leaders, i capi. Tutti gli altri, cioè la stragrande maggioranza del genere umano, possono, al massimo, aspirare a far da gregari.

    Ribellarsi a tutto questo è giusto e sacrosanto.

    E, proseguendo. Ce l’ho come dirimpettaia. Non la signorinella pallida della famosa canzone, la dolce dirimpettaia del quinto piano.

    https://youtu.be/Bn-yTtV8GHA

    Ma la Biancamaria Frabotta, la poetessa oramai affermata, conosciuta e riconosciuta.
    Potrei provare a proporre la mia opera, a chiederle un giudizio. E, così facendo, ad allungare la lista dei suoi questuanti.
    Sono reduce da non ricordo più quali infelici esperienze negli ambienti. E sarei giustamente stanco.
    Non farò niente di tutto quello che di scontato ci si aspetta.
    No, non vado. Si inizia col clientelismo mafioso, si finisce con Auschwitz. Dignità e amor proprio.
    Nessuno considera mai abbastanza il fatto che si muore e che si può vivere in un altro modo.

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