El Salvador: quando apriranno gli archivi militari?

Alle promesse del presidente Nayib Bukele non sono seguiti i fatti, grazie anche all’ostruzionismo del ministero della Difesa.

di David Lifodi

                                                               Foto:Peacelink

A fine luglio l’Instituto de Acceso a la Información Pública di El Salvador è tornato a sollecitare il Ministero della Difesa affinché proceda con l’apertura degli archivi militari.

L’intervento dello Iaip è volto, inoltre, a chiedere verità e giustizia per la morte del rettore Félix Ulloa, in occasione dell’attentato avvenuto nell’ottobre del 1980 contro il campus della Ues (Universidad de El Salvador), già sconvolto dalle squadracce del terrorismo di Stato che, il 30 luglio 1975, avevano messo a ferro e a fuoco l’ateneo reprimendo con violenza una manifestazione studentesca conclusasi con il massacro di molti giovani manifestanti.

Da tempo il presidente Nayib Bukele ha promesso che gli archivi militari saranno aperti, ma, come ha fatto notare Arpas – Asociación de Radiodifusión Participativa de El Salvador, i suoi comportamenti restano molto contraddittori. Da un lato, il presidente ha ricevuto i familiari delle vittime del massacro di El Mozote, perpetrato dai militari il 10 dicembre 1981 (con 978 persone assassinate, tra cui 553 bambini), quando il battaglione dell’esercito Atlacatl, al servizio del dittatore José Napoleón Duarte, sterminò gli abitanti di questo piccolo villaggio perché, secondo loro, offrivano appoggio e sostegno ai guerriglieri del Frente Farabundo Martí para la Liberación Nacional (Fmln), ma dall’altro ha chiuso un occhio quando il ministro Francis Merino Monroy ha reso omaggio a Juan Orlando Zepeda, tra i mandanti dell’omicidio dei sei gesuiti dell’Universidad Centroamericana di El Salvador (Uca), uccisi dai militari dell’esercito salvadoregno il 16 novembre 1989.

Sull’apertura degli archivi militari anche i precedenti governi efemelistas erano stati molto cauti, forse per evitare che si riaprissero antiche ferite, ma anche per evitare una eventuale sollevazione da parte dei militari, fino ad un temuto e non così improbabile colpo di stato. Questa ipotesi non sembra essere così remota, visti i continui paragoni, assai provocatori, della destra e dei militari, che più volte hanno accusato il Fmln di “castro-chavismo” negli anni in cui la ex guerriglia è stata alla presidenza del paese nel tentativo di alzare la tensione e il livello dello scontro.

Già nel novembre 2019 Bukele aveva spergiurato che gli archivi militari sarebbero stati aperti dalla A alla Z. Allora si commentò che si sarebbe trattato del primo presidente davvero intenzionato a far luce sui crimini commessi dai militari, convinti di poter contare sulla totale impunità almeno fin quando sono stati alla guida del paese gli areneros (1989-2009). Bukele si era detto sicuro che l’apertura degli archivi militari avrebbe sanato molte ferite, ma per il momento la situazione non si è sbloccata, nonostante le sollecitazioni in tal senso dei familiari del massacro di El Mozote.

Il 30 settembre 2016 la magistratura aveva già ordinato la riapertura del caso El Mozote aprendo un processo contro 18 militari di alto grado responsabili del massacro e sui quali, nell’aprile 2019, si erano sommate le accuse di tortura e sparizione forzata. Se Bukele è davvero intenzionato a far aprire gli archivi militari, non potrà esimersi dal consegnare ai giudici tutti i documenti sul massacro di El Mozote. In particolare, il giudice Jorge Guzmán ha chiesto al presidente “copia certificata del “Plan de la Campaña Militar 1980-1992, en defensa de la libertad y la democracia” e del documento del “Plan de la Operación Rescate”, avvenuta nel dipartimento di Morazán nel dicembre 1981.

Di recente, Bukele è tornato a garantire che si adopererà per l’apertura degli archivi militari, ma i fatti dello scorso mese di febbraio, quando il presidente, circondato da agenti di polizia e militari fece irruzione all’interno del Parlamento, fanno pensare il contrario, come dimostra anche la recente presa di posizione del ministro della della Difesa René Francis Merino Monroy. Per lui “l’apertura degli archivi militari metterebbe a rischio la sicurezza nazionale”.

Di fronte alla resistenza del ministro, il 21 settembre la magistratura, tramite il giudice Jorge Guzmán, ha ordinato le prime ispezioni per far luce, in primo luogo, sul massacro di El Mozote. Solo un mese prima, su twitter, il presidente Bukele condivideva un video sulla cosiddetta “nueva Fuerza Armada” aperta, giovane e moderna, in pieno contrasto con l’attuale profilo delle forze armate di El Salvador, i cui vertici continuano a fare ostruzionismo per scongiurare l’apertura degli archivi militari.

Viene allora da pensare che l’apertura degli archivi militari dalla A alla Z rappresenti soltanto l’ennesimo atto di propaganda del presidente Bukele.

 

David Lifodi
Sono nato a Siena e la mia vera occupazione è presso l'Università di Siena. Nel mio lavoro "ufficioso" collaboro con il sito internet www.peacelink.it, con il blog La Bottega del Barbieri e ogni tanto pubblico articoli su altri siti e riviste riguardo a diritti umani, sindacalismo, politica e storia dell’America latina, questione indigena e agraria, ecologia.

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