El Salvador tra puma e scarabei

Lungo il Rio Sapo, nella stessa provincia dove avvenne il massacro di El Mozote, continuano le lotte in difesa dell’acqua e per la salvaguardia delle specie animali. Mentre il Governo di Bukele non si schiera di certo a favore dell’ambiente.

di Maria Teresa Messidoro (*)

La provincia di Morazán, ad oriente di El Salvador, è stata uno dei più importanti scenari del conflitto salvadoregno durato dodici anni, uno dei luoghi in cui la guerriglia era maggiormente radicata, con una presenza praticamente stabile, ma soprattutto viene ricordata per El Mozote, dove, nel 1981, si perpetrò uno dei massacri più infami nella storia di tutta America Latina, quando furono assassinate dall’esercito un migliaio di persone, quasi la metà delle quali minorenni.

Dopo gli Accordi di Pace del 1992, molti ritornarono nei propri luoghi di origine; così, gli storici dirigenti guerriglieri decisero di non abbandonare la lotta, impegnandosi ora soprattutto nel campo ambientalista.

Come succede nei comuni di Arambala e Joateca, nella parte settentrionale di Morazán, lungo il Rio Sapo.

Purtroppo la pandemia ha frenato il lavoro di alcune organizzazioni ecologiste nella zona del fiume, lungo una ventina di kilometri, affluente del Rio Torola, che, con il Rio Calambre, si riversa nel Rio Lempa, il principale bacino idrologico dell’area metropolitana di San Salvador.

Il rio Sapo è considerato una delle poche fonti idriche con una limpidezza accettabile.

L’area in cui lavora Fundación Naturaleza, in collaborazione con l’impresa ecologista Territorios Vivos El Salvador, è di circa 6 mila ettari di boschi , prevalentemente pini, attraversata da ruscelli, affluenti del Rio Sapo. Con la campagna “Salvemos al Rio Sapo”, si cerca di proteggere la zona dalla caccia e dalla deforestazione illegale, difendendo prima di tutto la risorsa acqua, da sempre utilizzata dalle comunità qui insediatesi. Inoltre l’area confina con l’Honduras, per cui gli ambientalisti sostengono che ci si trovi di fronte ad un’area naturale binazionale.

Nel corso di due anni, il Giudice Ambientale di San Miguel ha ordinato la revocatoria di due centrali idroelettriche, la prima proprio sul Rio Sapo. L’impresa coinvolta, la Eneco, ha sempre affermato che i suoi progetti non provocheranno nessun danno ambientale, soprattutto perché “non c’è vita da difendere nel fiume”…

Ma fortunatamente, finora, le organizzazioni ambientaliste e le vivaci strutture comunitarie locali, sono riuscite ad evitare la costruzione di questa centrale. Già nella prima consultazione pubblica, avvenuta nel 2002, la popolazione del comune di Arambala si era espressa a grande maggioranza contro il progetto, ottenendo poi nel 2006 che l’amministrazione della stessa cittadina emettesse una ordinanza municipale a protezione della zona del Rio Sapo.

Il secondo progetto, invece, presentato dall’impresa Centrales Hidroeléctricas San Martín, si riferiva alla costruzione di un’altra centrale, questa volta lungo il Rio Calambre, uno degli affluenti principali del Rio Sapo.

Anche in questo caso, la popolazione non si è arresa, ottenendo l’appoggio dei sindaci degli otto comuni coinvolti, che si sono schierati con le organizzazioni civili locali e nazionali. (1)

In secondo luogo, l’area del Rio Sapo è importante per la catalogazione delle specie della fauna locale, tenendo presente che in El Salvador, secondo una lista attualizzata al 2020, ci sono 174 specie animali minacciate e 115 in pericolo di estinzione.

Di queste, 22 specie di mammiferi sono state osservate proprio lungo il rio Sapo, come ad esempio un particolare scoiattolo, shuli nella lingua potón, l’antica lingua della popolazione lenca della zona.

Sono invece 231 i tipi di uccelli catalogati proprio tra queste montagne, tra cui, per la prima volta nel paese centroamericano, il Tapacaminos tucuchi, una specie molto rara, e il Trogón de Montaña, detto anche Trigono messicano, uccello vagabondo e coloratissimo.

https://www.birdwatchingdaily.com/photography/readers-gallery/world/mountain-trogon-2/trogon-de-montana-editado-revista/

Non solo: una recente pubblicazione di maggio quest’anno ha pubblicato un servizio fotografico completo sul puma, di cui si avevano notizie soltanto indirette risalenti al periodo intercorso tra il 1984 e il 2006..

Alcuni mesi fa, fece scalpore il ritrovamento di un puma assassinato nella zona: perché il puma viene definito un “ingegnere della natura”, in quanto i resti delle prede cacciate dal puma diventano habitat naturale, ad esempio, per almeno 215 specie di scarabei.

Inoltre, recenti studi scientifici hanno dimostrato che il puma si è evoluto al punto da ammazzare più carne di quella che effettivamente riesce poi a mangiare per alimentarsi; in questo modo, numerose specie di insetti, uccelli e mammiferi beneficiano dei “pranzi” gratuiti, gentilmente offerti dal puma cacciatore.

Il puma è un predatore, alla cima della catena alimentare: se si perdono i predatori, l’intero ecosistema incomincia a vacillare, perché rimangono indisturbati delle specie che mangiano erbe e piante, creando un disequilibrio nella zona. (2)

 

Intanto, a livello politico, il Governo di El Salvador non ha ratificato entro il 26 settembre, come era previsto, l’Acuerdo Regional sobre el Acceso a la Información, la Participación Pública y el Acceso a la Justicia en asuntos Ambientales en América Latina y el Caribe, conosciuto come Acuerdo de Escazú. Le organizzazioni, i movimenti, le reti territoriali e comunitarie, impegnate nella difesa dell’ambiente hanno valutato negativamente la presa di posizione ufficiale del Governo salvadoregno, espressa dal Presidente Bukele in un intervento pubblico, in cui ha dichiarato che questo accordo non si adatta alla realtà attuale del paese ed avrebbe impedito il suo sviluppo economico.

Cioè la protezione degli interessi delle imprese urbanistiche, la flessibilità nella concessione dei permessi ambientali, l’indebolimento della presenza istituzionale in materia ambientale ed il ridimensionamento della partecipazione popolare alle decisioni riguardanti il territorio. (3)

Il Governo di El Salvador ha infine dichiarato di non avere intenzione di aumentare il bilancio 2021 per l’Observatorio de Amenazas y Recursos Naturales, nemmeno rafforzare le unità territoriali di Prevención y Reducción de Riesgos.

Note

  1. La storia è lunga ed interessante, la si può leggere interamente in un servizio completo ed approfondito della rivista Gato encerrado, come parte di un progetto dal titolo Defender sin miedo, del giornale indipendente Agenda Propia, coordinato con una ventina di giornalisti interessati alle storie di uomini e donne difensori ambientali al tempo della pandemia.

https://gatoencerrado.news/2020/10/22/la-pandemia-dejo-sin-cuidadores-al-rio-sapo/

https://www.agendapropia.co/

  1. https://elcomercio.pe/tecnologia/ecologia/ingenieros-de-la-naturaleza-pumas-disenan-su-entorno-y-proporcionan-habitat-a-otras-especies-conservacion-noticia/
  2. https://gatoencerrado.news/2020/09/05/acuerdo-de-escazu-las-directrices-ambientales-que-el-salvador-aun-no-firma/

 

(*) vicepresidente Associazione Lisangà culture in movimento, www.lisanga.org

 

 

 

 

Teresa Messidoro

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