Emily Dickinson: «Poichè non potevo fermarmi per la Morte»
119esimo appuntamento con “la cicala del sabato” (*)
Poiché non potevo fermarmi per la Morte –
Fu lei gentile a fermarsi per me –
La carrozza portava noi soltanto –
E l’Immortalità.
Ma lentamente – lei non aveva fretta,
Io avevo messo via
Tutto il mio lavorare e il mio riposo
Per la sua Cortesia –
Passammo oltre la scuola – dove i fanciulli
Nell’intervallo vociavano – in cortile –
Passammo oltre i campi di grano abbagliante –
Passammo oltre il sole cadente –
O piuttosto – lui ci sorpassò –
Piovvero le rugiade con un brivido –
Era una ragnatela la mia gonna –
Di tulle – la mia mantellina –
Sostammo a una casa che sembrava –
Come un gonfiore del prato –
Il tetto era appena visibile –
E la sua gronda – nel prato –
Da allora – sono secoli – eppure
Li sento più brevi di quel giorno
In cui compresi d’un tratto che i cavalli
Correvano verso l’Eterno
[traduzione di Giovanni Giudici]
(*) Qui, il sabato, regna “cicala”: libraia militante e molto altro, codesta cicala da oltre 15 anni invia ad amiche/amici per 3 o 4 giorni alla settimana i versi che le piacciono; immaginate che gioia far tardi la sera oppure risvegliarsi al mattino trovando una poesia. Abbiamo raggiunto uno storico accordo: lei sceglie ogni settimana fra le ultime poesie inviate quella da regalare alla “bottega” e io posto. Perciò ci rivediamo qui fra 7 giorni. [db]